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L'albero di Natale
Ci troviamo nello stesso paesello di prima, a qualche casupola dalla precedente un po' più in là. Infatti qui vive, senza la buonanima di sua moglie, il nonnino di Giuseppino e quindi anche del suo fratellino minore, se ben ricordate.
Questo semplicissimo nonnino, che va oltre la ottantina, con una pipa in bocca, togliendosela solo per mangiare o bere un sorso.
- Che sorso?
- Ma che domande! Grappa, perbacco! Con questo freddo poi!
Ma ai nipotini dava solo dell'orzo o del buon cacao, con l'aggiunta, chiaramente, di buon latte paesano e quindi genuino, alla faccia della pastorizzazione o altra porcheria che sia!
Ma veniamo al dunque, essendo stato una buona ed esemplare guardia forestale, ogni anno il Comune, nelle prossimità delle feste natalizie, oltre ad un indennizzo peculiare, gli regala anche un pino, non molto alto, ma appunto quanto basta da poter essere collocato in un angoletto del suo piccolo soggiorno.
Quindi anche quest'anno ha il suo bel pino, lo piazza subito in un bel vaso pieno di terra nera, come a lui piace.
Lo guarda poi, e lo riguarda, e lo guarda ancora, fino a quando non vede il suo spiritello.
Lo spiritello:
- Non ti preoccupare nonnino, l'albero, il suo babbo insomma, vive ancora.
Il nonnino rassicurato comincia ad addobbarlo con tutto ciò che ha.
Non mancano i dolcini, c' è anche la calza, anzi le calze, per la Befana, le candeline, in cima una bella punta ed una stella cometa.
In verità, diciamocelo francamente è più spoglio che vestito quest'alberello, ma a lui piace ed è così contento che, a piccoli passettini e appoggiandosi ad un bastone va a chiamare i suoi nipotini. Perché il telefono non ce l'ha mica poverino!
I nipotini messi all'occorrente si precipitano anticipandolo. Entrano e si recano presto prestissimo nel piccolo soggiorno e vedono questo pino tutto agghindato, ma non troppo agli occhi dei bambini.
Lo spiritello:
- Miei cari figlioli, ogni cosa posta su questo alberello è stato fatto con tanto amore e passione, che darà i suoi frutti al momento opportuno.
Questo non lo capisce nemmeno Giuseppino, figuriamoci Nicolino, che era il fratellino minore.
Lo spiritello riprende:
- Il vostro nonnino ha fatto del suo meglio, ha dato tutto ciò che aveva e per attaccare solo quelle poche cose ci ha messo un'eternità. Gesù bambino lo apprezzerà e lo ricompenserà. Aspettate il momento magico e vedrete!
Forse Giuseppino ha afferrato il significato, e quando vede il nonnino arrivare gli va incontro e lo abbraccia, imitato dal piccolo Nicolino.
Lo spiritello del pino li vede tutti e tre commossi, la cosa gli fa molto piacere, e così può finalmente volar via e ritornar nel suo bosco, dall'albero maestro.
Il nonnino staccandosi dagli abbracci così affettuosi dei suoi nipotini, grattandosi un po' la sua canuta barbetta e rimettendosi in bocca la sua pipetta, parla a loro di quel pino, che secondo lui è quello stesso albero di quando lui era bambino.
E parla, parla, fino a quanto i bimbi non si addormentano. A questo punto posando con molta delicatezza la sua bella pipa, capirete un regalo della buonanima di sua moglie, si tracanna un grappino e si addormenta pure lui.
Questo nonnino così minuto e pio, nonostante il vizietto del grappino e della pipetta, nel sogno si vede già a le porte de lo San Pietro, che delle chiavi in mano si precipita a farlo entrare.
Proprio in quel momento sente il suono delle campane in festa, e a dir il vero si sente ancora più stonato di prima.
Una voce dice:
- Alleluia brava gente, il Gesù Bambino è nato, il vostro e nostro Salvatore.
A questo punto finalmente apre gli occhi suoi castani, guarda l'albero, è veramente pieno di ogni ben di Dio, guarda sotto l'albero è veramente pieno di doni, si guarda intorno e oltre ai suoi carissimi Giuseppino e Nicolino, nel frattempo svegliatisi, vede il figlio e la sua mogliettina. Il primo è lui ad aprire uno di quei doni sotto l'albero ben posto, e rimane veramente soddisfatto, non da meno rimangono i nipotini ed il figlio con la mogliettina.
Sembra che un vero miracolo sia avvenuto, perché nessuno sa da onde tutti quei doni graditi siano venuti.
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