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... febbraio 1998
Trascorso un inverno freddo e faticoso: mi ritroverò eccessivamente dimagrita, annientata. Probabile sia un sogno o sia vero, ma forse un "tir" a mia insaputa mi avrà calpestata? Sono immersa dal dolore fisico, muscoli che si ribellano: tremiti strani. Camminata da etilista.
Continuerò ad insegnare al mio domicilio per alcune ore la settimana, ho perso il lavoro a 36 anni, ho dovuto smettere: non potevo garantire la mia presenza continua agli alunni a me affidati.
Ricordo che allora, negli ultimi anni di servizio, mi addormentavo in classe a metà mattina franando sfinita sulla cattedra.
I miei piccoli ragazzini speciali nel loro essere diversi, innocenti, ridacchiavano e mi chiamavano, cercando di riportarmi alla realtà. Sorrido e comunico loro che fare la mamma e la prof è faticoso.
Ridevano ignari, giustamente accentratori, attendendo da me i soliti giochi didattici per imparare a viversi.
Registratore alla mano, cantavamo filastrocche, recitavamo poesie riascoltandoci per correggere vocali e cadenze. Ricordo di aver ornato di festoni per anni la nostra aula diversa.
Tappeti colorati, rossi, gialli e verdi a terra, ci attendevano per la musicoterapia, un pallone colorato, carta crespata e fogli e colori inondavano tavoli ampi.
Era il mio mondo, mi ritrovavo, giocherellavo e mi divertivo con loro insegnando i piccoli trucchi della vita indipendente.
Ambivano, Loro, ad essere normali nella loro diversità fisica e sensoriale.
Faticavo ad ascoltare la musica, urla arrivavano ovattate al mio cervello e vertigini improvvise pervadevano il mio mondo di stabilità fisica...
Chiamo il Fisiatra, mi rivolgo a lui perché sto troppo male. Sfinita, dopo che all'ennesimo semaforo rischio di addormentarmi in piedi nell'attesa che arrivi il verde... ho l'insano desiderio di sedermi per terra. Presento una stanchezza ingiustificata!
Lui, er "Fisia", lo cercherò facendo un surreale racconto di cosa sto diventando e di come mi senta scomoda nel mio contenitore fisico. Devo a questo Medico l'inizio di un "iter", che per dieci anni segnerà intensamente il mio io e lederà in parte anche il mio essere donna, moglie, madre.
Verrò vagliata, giudicata isterica, ritenuta sana nel mio malessere fisico, ma con quello psichico, io smaniosa di attenzioni che forse non ritengo mai ricevute.
Mi porterà a peregrinazioni costose, estenuanti, dove se come donna ti presenti da sola, vieni in automatico catalogata "nevrotica!"
Comprenderò in seguito che comunicare patologie pesanti ai pazienti richiede ai "camici" doti empatiche non comuni.
Fisicamente è alto, robusto, fortemente miope, generalmente estroverso e garante di una sorta di sicurezza. Trascorrerà un'ora e, dopo una accurata e nervosissima ripetizione di domande, gesti, cammina su e giù, tocca, punge, valuta risposte fisiologiche: il suo silenzio!
Un attimo interminabile, mi volge le spalle irrequieto, borbottando che mi invierà dal neurologo.
Sfuggirà i miei occhi con il piglio di vista corta, mi renderà edotta: i dubbi e le sue preoccupazioni...
Eccomi, è quello l'attimo in cui percepisco che un evento "micidiale" si sta forse verificando. L'amico di gioventù mi annuncerà diagnosi strane, a me restano impresse solo tre parole: "ospedale, neurologo, ci penso io!"
Si rivolgerà telefonicamente a mio fratello, rendendolo partecipe delle sue elucubrazioni mentali per me incomprensibili: "Tua sorella potrebbe avere tutto o nulla. Meglio verificare".
Impotente assisto dolorosamente sfinita nel mio "io" alla telefonata.
Tornerò a casa, senza percepire il freddo, sono pervasa da agitazione micidiale: penso che allora l'abbia percepita anche il gattone rossastro della mia vicina che, con il suo miagolio petulante inonderà il vano scala del condominio. La serata gelida di febbraio è avvincente, rosea. Un colore mistico, dolce dei tramonti invernali che dovrebbe rasserenare il mio animo... ma fatico a vedere i colori lieti della vita.
La paura dell'ignoto si infiltra nel mio essere razionale.
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l'autore Alda Visconti Tosco ha riportato queste note sull'opera
racconto tratto da alcune pagine inserite nel "L'ospite molesto", libro di narrativa breve, che consiste in un diario di una esperienza autobiografica.
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0 recensioni:
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- realta' terribile! bellissima la descrizione dell'aula colorata che denota l'amore con cui viene fatto il proprio lavoro! terribile purtroppo la realta'... anche io per altri versi ci sono passato... disperazione, rassegnazione, accettazione tutto insieme e' quello che si prova in quei momenti!
- ciao Minaloche TS E.
grazie per il commento
- Una devastante sincerità nel descrivere "La paura dell'ignoto si infiltra nel mio essere razionale".
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