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Sistemi caotici

Il concetto di sistema viene applicato ai campi più disparati, dalla fisica alla biologia, alla sociologia. Tra domini così diversi, emergono similitudini, isomorfismi tali da giustificare una visione generale in termini appunto di sistemi. "Ad esempio esistono isomorfismi tra sistemi biologici ed epiorganismi come le comunità di animali e le società umane" (L. von Bertalanffy).

Le teorie generali parlano di sistemi chiusi e sistemi aperti, non che io sappia di sistemi caotici. Quando si osservano le società umane e ci si imbatte in quella italiana, ci si rende conto che il suddetto paradigma, nella sua impostazione classica basata sulla distinzione tra sistemi chiusi ed aperti, è insufficiente a spiegare tale caso anomalo.
Non essendo un cultore delle complessità organizzate, è con grande imbarazzo che mi vedo costretto a proporre la revisione della teoria generale dei sistemi, in favore di un suo ampliamento, che consenta di spiegare il fenomeno Italia.
Credo che allo scopo sia necessario introdurre nella teoria una nuova categoria, quella dei sistemi caotici. Contraddizione in termini, in quanto caos è non-sistema; credo invece che in Italia il regnante caos sia proprio sistematico. Mi dispiace (e chiedo profondamente scusa alla comunità scientifica) turbare i lavori teorici sulle complessità organizzate, ma non vedo altri modi per spiegare il curioso caso Italia.

L'organismo Italia è costituito da componenti elementari, gli esseri umani, gli individui, che però a sé stanti non hanno consistenza e rilievo. Non li caca nessuno, per dirla con il linguaggio indigeno; sono ingnorati, praticamente non esistono. Le prime componenti significative sono a mio parere le loro aggregazioni, i gruppi o clan. Le famiglie biologiche, ma anche le famiglie mafiose, anche gli ordini professionali o religiosi, o le associazioni sportive, i partiti politici, sono tutte aggregazioni di primo livello.

Ad un livello superiore troviamo le istituzioni. Questo è il salto che in genere trasforma un aggregato umano in società umana e che in Italia però sembra non essere mai avvenuto. Nelle istituzioni infatti le aggregazioni di primo livello si sciolgono e scompaiono, sostituite appunto dalle istituzioni stesse. Ma in Italia questo non accade: nelle istituzioni i clan rimangono presenti ed attivi, fino a vanificarle.
La differenza tra clan e istituzioni sta nel grado di complessità dei rapporti tra essi possibili. Negli aggregati di clan i rapporti sono elementari, primordiali: bbuono/no-bbuono, amico/nemico, sinistra/destra. Nelle istituzioni i rapporti sono variegati, ricchi di forme e ruoli: le specializzazioni si possono sviluppare, arricchendo, anche economicamente come ci ha spiegato Adam Smith, le comunità umane.
Viceversa nei rapporti primitivi tra clan esistono solo attitudini competitive e predatorie, non quelle collaborative e specializzate tipiche delle società umane istituzionalizzate.

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2 commenti:

  • carlo biagioli il 05/02/2010 19:42
    Grazie dei tuoi commenti.
    Mi piacerebbe sapere cosa non ti è chiaro:
    spesso dò per scontato un comune sentire,
    e così ovviamente non è.
    Sì hai ragione, non è assolutamente un racconto,
    ma considerazioni critiche sulla nostra società,
    un po' astratte, ma spero abbastanza divertenti,
    anche se non quanto i tuoi racconti,
    davvero spassosi.
    Mi chiedo se questo tipo di composizioni
    siano compatibili col sito.
    Per questo anche ho chiesto un commento.
    Ciao
  • Giancarlo Stancanelli il 05/02/2010 14:02
    Amen, direi anche io.
    In alcuni punti non l'ho capito, ma è colpa mia che sono ignorante. Il raconto, che poi più che altro è un saggio, è scritto bene.
    Bravo

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