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Vita nel Camposanto

Al grande, tondo e bianco orologio sul campanile della chiesa sono, da poco, suonate le due di un tiepido pomeriggio di fine ottobre.
Camminano piano sulla strada in leggera salita che, uscendo dal paese, porta in cima all'altura dove sta il Camposanto; sono ormai trascorsi più di quattro anni dalla morte del nonno Battista.
Nella vecchia borsa di cuoio, trapuntato a riquadri, oltre al borsino, gli occhiali e le chiavi di casa, la nonna ha messo anche un lume di cera, la scatola degli zolfanelli di legno ed uno straccio di cotone per pulire la croce di bronzo e l'ovale col ritratto del nonno.
Chiari e tristi ha gli occhi nel ricordo del marito qualche anno prima perduto, le rughe del tempo spianate dal tondo viso sereno, le spalle un poco incurvate dal mestiere di sarta; indossa una gonna di chiaro panno marrone e un leggero golfino di lana color grano maturo che copre la bianca camicia con il colletto di pizzo.
Accrocchiati ha i capelli castani alla nuca e ciocche più chiare alle tempie e alla fronte.
Tiene per mano la nipotina che, ormai grande poiché ha da poco compiuto otto anni, la aiuta nel cammino portando nella mano destra un mazzetto di settembrini, raccolti nel giardino di casa.
Per non farli troppo sciupare lungo la strada, la nonna, prima di uscire, ne aveva avvolti i gambi in un foglio di carta del pane, poi inumidito alla fontana nella piazzetta di Sant'Antonio.
Un azzurro cerchietto di raso sul capo trattiene i biondi capelli, raccolti alle spalle, in una grossa e morbida treccia; luminosi occhi d'acquamarina guizzano qua e là osservando curiosi d'intorno.
Rosee le gote come il corpetto ricamato di bianchi ed azzurri fiorellini di campo da cui sbuffa una camiciotta di flanella bianca coi lunghi polsini allacciati alle mani.
Completa il vestito un ampio gonnellino sopra il ginocchio color cremisi come il sole all'alba d'ottobre, bianche calze di cotone ed, ai piedi, rosse scarpette di vernice.
Sono giunte all'inizio del viale; abbandonata la strada asfaltata, inizia il pianeggiante cammino ombreggiato dai cipressi che gli crescono ai lati sino al cancello d'ingresso.
La nonna si ferma un momento, lasciata la mano, cerca un oggetto nella borsa e, trovato, riprende il cammino con la corona tra le dita, recitando:
- Ave Maria, gratia plena... benedictus fructus ventris tui...
La bimba cammina al suo fianco, alla preghiera non sempre risponde, distratta dai merli che, poco più avanti, sui rami più bassi volano in cerca d'insetti; di tanto in tanto colpisce, attenta a non rovinar le scarpette, i tondi galbuli, caduti sulla terra battuta del viale, spingendoli a lato nell'erba non calpestata.
Giunte all'ingresso, dopo il segno di croce sul petto, lasciano il pavimento di scura pietra consunta del porticato e s'incamminano sul viale assolato.
Scricchiola, sotto i piedi, la bianca ghiaia minuta nel tranquillo silenzio del luogo, mentre la nonna recita il quinto mistero gaudioso:
- Si contempla il ritrovamento di Gesù al Tempio...
La bambina osserva le tombe, che scorrono a fianco, leggendo sottovoce le scritte alla base dei monumenti più antichi:

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