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La “gebbia”
La “gebbia”
La piccola contrada *, con le sue case vecchie di pietra bianca, dai tetti inesatti, irregolarmente tegolati, che si riversano straccamente su un molle declivio?" abbruciato, più del desiderabile, dal sole del mezzogiorno?" le cui minime sinuosità son spruzzate da macchie di carrubo pigro al pari della po-polazione, può, senza troppi faziosi dissensi degli altri vicini campanili, passare per uno dei siti più gra-ziosi del territorio della contea di *.
Nelle campagne intorno, tenute sotto costante minaccia di siccità da un clima implacabile, so-prattutto nei mesi caldi che, a queste latitudini, durano a lungo, l’acqua è un bene prezioso: farne giudi-ziosa economia è una delle più usuali opinioni del contado, dei bovari, dei bifolchi in genere, e non di-versamente possiede eccellente valore per gli usi domestici delle altre famiglie, alle quali è stato imparti-to, dalle passate generazioni, il prudente insegnamento di riservare sempre un occhio vigile verso tal’indispensabile elemento.
Grazie ai numerosi pozzi escavati un po’ dovunque?" che si riforniscono del resto da vene mi-nerali spesso d’ottima qualità potabile?" essa viene accumulata in grandi cisterne che ne assicurano l’agio non soltanto per l’igiene casalinga, ma se ne fa largo uso, di buon grado, anche per la cucina.
***
II signor *, riunito al tavolo da pranzo con la sua cospicua consorte, ?" donna ingenua e inno-cente, quella buona provinciale non aveva mai imposto torture alla sua anima allo scopo di ottenere una qualche estranea sovrabbondante sfumatura di sentimento o di dolore, talché se proprio fosse stata co-stretta a rivolgere il suo pensiero a concetti affini alle passioni, l’avrebbe fatto come i conterranei pen-savano alla vincita al totocalcio: fantasticherie e fumo di sterpaglia buono per abbindolare qualche sconclusionato?" aveva per inguaribile abitudine quella di spiegare tutta la pompa della sua abbreviata importanza controllando, come fosse vero intenditore della fabbricazione dei metalli, le posate nel det-taglio più trascurabile. Il che gli dava un’aria grave e posata, come di chi non possa sottrarsi a quel gene-re di ricordi che sgorgano da un animo pensoso e profondo. La moglie lo lasciava fare, naturalmente, poiché ben sapeva quanto fosse importante, ai fini della carriera donnesca e a quelli pensionistici, cu-stodire in buona salute e considerazione di sé un marito fesso?" anche le donne meno navigate impara-no, con mediocre impegno, a trar durevole vantaggio dalla stupidità maschile.
?" Però, uh! Ah, hum! E insomma..! ma beello, questo spezzatino, bello veramente!
?" Vero? ?" rispose la signora *, compiacendosi del suo comprovato credito in ingegno gastro-nomico.
?" Sisì! Ti dico, veramente. Bello, bello. Saporito. Anzi, magari più saporito dell’altra volta. Anzi no, pure l’altra volta era saporito assai. Complimenti!
?" Grazie, mi fa piacere. Effettivamente mi sta venendo bene.
?" Ci metti qualche ingrediente nuovo?
?" No… o forse mi è caduto un poco di sale in più… mah!?!
?" Non è questione di sale. È proprio ricco di sapore, và, si sente la carne. Magari il macellaio te la dà migliore. Sisì, la qualità è migliore. Si sente che la bestia non è stata ferma, ma ha camminato, è andata in giro senza controllo, forse si è scelta il nutrimento più… più… più… no?
?" Ah sì. Può essere. Hai voglia! C’è da dire che le verdure che ci metto sono belle fresche. Quelle portano sapore…
?" Può essere. Però… questo brodetto, non è cosa che viene dalle verdure. Mi scialo a bagnarci il pane! Ahh! Mi finirei un filoncino sano!
?" E infatti siete di famiglia. Pure tuo zio Carmelo, la soddisfazione più grande che ha, è quella di pulirsi il piatto con mezzo chilo di pane. Almeno, mezzo chilo! ?" “chilo” lo pronunciò, involontaria-mente, gracidando, cosa che per un attimo fece sorprendere il marito.
Lo zio Carmelo, vivace come un giovane farabutto, brillante come un gobbo, davvero aveva questa ed altre?" laddove parecchio, laddove in misura ridotta?" discutibili passioncelle, prandiali e non. Tante, tante. Come quella d’inghiottire un intero galletto di pane voluttuosamente rimestato nella pen-tola del sugo, prima ch’essa facesse la sua comparsa in tavola; quella di dissimulare un lungo, malinconi-co rutto nel bicchiere per un terzo pien di vino?" non un centilitro di più, non uno di meno?" a metà pasto all’incirca; oppure quella, arrivati alla frutta, di sfilarsi le scarpe coi piedi stessi, e grattarsi febbril-mente gli stinchi in modo alquanto rumoroso con le unghie degli alluci, smisurate e previamente esenta-te dalla costrizione del calzino tramite un grosso buco?" chissà, probabilmente praticato di proposito, o, per sorte, prodotto dagli unghioni mostruosi?" mentre invariabilmente ragguagliava i presenti?" non importa quanti ne fossero?" in merito alla decadenza dei valori e alla progressiva scomparsa del recipro-co rispetto, sani costumi dei bei tempi antichi. Od ancora quella?" ma con questa sarà bene interromper la sequela, a scanso di metter mano ad un altro, non previsto racconto?" di rastrellare a fine pasto con l’unghia del mignolo della man destra?" mentre con la manca descriveva circoli di fumo azzurrino ed ampie, immaginifiche volute, con una oscena cicca senza filtro (i cui sterpi intimorivano gli astanti in-cendiandosi con gran scoppiettìo e mandando minacciosi barbagli torno torno) ?" terribili pallottoline di forfora e muco nasale che, amalgamate con cura certosina, diventavano orridi proiettili mandati a schiantarsi sulla carta da parati, con indicibile raccapriccio della signora *, la quale si assentava immedia-tamente dalla comune per andare a schiumare, idrofoba, bava di fiele in cucina.
Da sola.
In preda alle convulsioni.
(Penosissimo a vedersi!).
Poi se la faceva passare, si sciacquava la bocca, e consapevole del fatto che l’ipocrisia, per essere utile, è utile nasconderla, ricompariva in soggiorno, la fronte imperlata da grasse gocce distillate dalle linfe dell’odio più genuino e del più rancoroso aborrimento.
?" E vabbè, mischinu, è anziano. Sai come sono gli anziani. ?" qui il signor * smorfiò un sorriso, pago del proprio indimostrato senso di consapevolezza delle cose della vita.
?" Com’è che non si vede più da qualche settimana, a proposito? Ogni domenica è sempre qui, da noi… ?" e, involontariamente, disse “noi”, la signora *, con la voce arrochita da un fiotterello di bile tenuto a bada appena in tempo.
?" Ma vero! ?" fece il signor * ?" Non è che, per caso, hai avuto qualche discussione con lui? L’ultima volta non mi ha neanche salutato, quando è andato via…
?" Ma figurati! Non lo sai com’è tuo zio? Va sempre di fretta, soprattutto dopo pranzo, ché sem-bra avere sempre qualche urgenza impellente, qualche cosa importantissima da fare… ?" per quanto potesse controllarsi, la signora * subiva una manifesta alterazione della pronunzia, quando si riferiva a quel bar-baro imbrattatore di pareti… e tende, per l’appunto, dato che uno fra gli altri singolari entusiasmi dello zio (sicuramente condannato all’inferno, stando ai pii canoni della donna) era quello di pulirsi vigliac-camente la bocca, con i tendaggi della sala da pranzo, e (ella sperava appassionatamente potesse trattarsi soltanto del medesimo orifizio) con quelli della sala da bagno (dono, quest’ultimi, di una zia sua persona-le, infruttuosamente corteggiata dall’empio Carmelo durante la sua scellerata gioventù).
?" Ah, che sagoma! ?" tentò istintivamente di riparare il signor * ?" devo proprio fargli un colpo di te-lefono!
?" Ceerto..! ?" sibilò la signora *, pascendo nel suo cuoricino i più commossi aneliti di lesto avven-to di colpi ben differenti allo zio.
***
Svegliatasi in uno splendente mattino di luglio, non foss’altro che per l’impareggiabile privilegio tutto femminile che gli derivava dal far sempre tutto ciò che il capriccio del momento le ispirava, la si-gnora * emise (prima, un flebile sbadiglio, poi un bofonchiato commento che quasi sicuramente doveva avere per contenuto l’apparente bontà degli aspetti meteorologici, infine) l’inappellabile sentenza:
?" Non c’è quasi più acqua nella cisterna, chiama il signor Mezzasalma per farla ripulire prima di riempirla di nuovo.
A capo di mattina, c’è poco da discutere: se si è api, si va a succhiar miele.
Se si è il signor *, si esegue l’ordinanza.
***
Come tutte le persone volgari, Mezzasalma Antonino, di professione… beh, diremo variabile?" benché si possa dire con sufficiente fedeltà che tra le sue prestazioni d’opera rientrasse la politura di pozzi e cisterne (in mancanza di meglio da ripulire, ad esempio principe gli appartamenti delle contrade viciniori) ?" esagerava le proprie sensazioni allo scopo di ottenere un certo effetto, laddove, le persone alle quali egli avrebbe disturbato il colloquio, generalmente attenuano un poco i loro sentimenti, e ciò non per insincerità, ma per una specie di istintivo pudore, alla gente comune?" ancorché intelligente?" sconosciuto. Tuttavia, finanche depurata dalla feccia dell’amplificazione sostenuta dal personaggio Mezzasalma, la motivazione dell’urlo?" “che nulla aveva d’umano! ” ?" tuonato all’interno della gebbia sussi-steva in tutta la sua perspicuità:
?" Ahhh! Currìte! Currìte!
La signora *, che nel terrore mai domo d’imparare qualcosa di nuovo, s’era fatta, ad ogni buon conto, una regola anteriore ad ogni nuova esperienza, sospirò tristemente al marito:
?" Oh Dio, oh Dio mio! Ecco, lo sapevo! I carabinieri in casa nostra! Che vergogna! Presto, vai a vedere…
Qui l’Autore deve ammettere che gli mancano le espressioni adatte per dare un’idea dello sgo-mento e della costernazione che ghermirono il signor * sopraggiunto presso la gebbia scoperchiata.
La sua testa era come disorganizzata da un calore ardente.
?" Oh Signùri! Madonna del Carmine benedetta! Oh GesùGiusepp’emMaria! ?" piangeva l’infelice.
Il pensiero che gli dava la visione di quella gebbia l’investiva, con tutta l’attrattiva di una sconvol-gente novità ?" e le novità, in provincia, si assaporano fino all’ultima goccia?" come una fiamma divora-trice e ingorda, poiché lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi, abbandonandolo interamente in balìa di se stesso, parve accrescere l’orrore del momento presente, per cui non gli riuscì di esprimersi, come Medea: « In mezzo a tanti pericoli, mi resto io », e come grida l’infelice torturato dal bisturi del chirurgo, con tale azion reputando di dar sollievo al proprio dolore, gridò:
?" Zio! ?" zio!
Scoraggiata dalla rappresentazione mentale di una fresca malefatta carmelitana, e avendo tempo-raneamente perso la padronanza del suo rituale contegno conforme, la signora *, risoluta a frugare col fer-ro nella ferita, accorrendo esclamò:
?" Vediamo, dunque, e vediamola, l’ultima minchiata di questo pezzo di lestofante!
?" Prego Dio?" amaramente sussurrò quel marito accasciato, guardandola con l’occhio severo dell’uomo disgraziato?" che ti conservi tutta l’incoscienza di cui sei degna. E, credimi, è dire molto. Molto.
La frase fu da lei giudicata molto profonda.
Troppo profonda per dover essere scandagliata. Pertanto, preoccupandosi ora principalmente delle scomposte manifestazioni del Mezzasalma che con gran strepito rantolava all’interno della “sua” cisterna, ricoprendosi dignitosamente del suo abito di diplomata al liceo classico, riprese più conciliante:
?" Ma insomma! Costui disserta, non conversa. Che c’è? Che cos…
?" Guarda!
***
Dopo pochi giorni, avendo finalmente scoperto perché il suo brodo aveva recentemente acqui-stato quel sapore così ricco, la signora * disperdeva affettuose lacrime alla memoria della buon’anima dello zio Carmelo morto per la caduta fatale nella gebbia :
?" Ah, povero zio, non ce l’ho più con lui…
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