Fino alla noia dirò dell'importanza dell'infanzia.
Fino alla nausea dirò della mia infanzia in Toscana.
A chi storce il naso, con ragione, dirò che nella vita di ognuno v'è un momento, a volte rapidissimo, dove l'intuizione si dilata a tal punto da scoprire Dio e sorprenderlo "bischero", al punto di berci volentieri assieme un bicchiere di rosso e ridere in coro di un non-nulla.
Il Giugno è stato, come ricordo, il mese più misterioso, prodigo di magie e di rivelazioni.
Le notti poi!
Il grano maturo, di notte, sussurrava appena come un mare fatto di seta.
Il cielo impazziva e le stelle venivano a ballare sulle spighe.
Il "grand-père" o meglio il nonnaccio, mi burlava in quelle occasioni, catturava uno di quei lumini e lo ficcava sotto un bicchiere rovesciato assieme a 5 lire.
Con aria sciamanica mi diceva che se cessavo la veglia, il mattino seguente le 5 lire sarebbero diventate 10 (giusto il costo della cingomma)
Ma?!
Lo devo dire! Di dormire punto!
Tutta la notte (Bella) con gli occhi fissi sullo scarafaggino con il lume nel culo in attesa dell'evento.
Poi la divinità etrusca del sonno, birbona, faceva il suo dovere.
Nei sogni che ne venivano mi ritrovavo a fare il bagno nel cielo come se le stelle fossero lo scintillio dello stagno e la materia cosmica un liquido che non bagnava.
In quell'abisso rovesciato animali mai visti popolavano le mie piacevoli paure e isole di pensiero davano ad una parte di me la possibilità di mutare.
Ecco!
Nel sonno avvertivo l'odore di tabacco del gilè del nonno.
Sapevo così che il prodigio si sarebbe avverato.
La mattina dopo, liberata la lucciola, sarei corso a bottega dalla "Santina" , due mondi più in la.