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IL PICCOLO CACCIATORE DI DRAGHI - Capitolo secondo
RICHIESTA DI AIUTO.
In Pangoria, la notte volgeva quasi al termine.
Le spie del Gran consiglio di Corte e gli esploratori del re avevano segnalato dei movimenti di ribelli e mercenari ad ovest della città. Nonostante ciò, le campane delle vedette erano rimaste in silenzio. Era l'ennesima calma che non permetteva ai soldati, e neanche ai cittadini, di abbassare la guardia.
In una stanza del Palazzo di Comando, la principessa Nell era riuscita a dormire solo un po' di tempo dopo il tramonto. Inutile mettersi in piedi così presto, meglio restare a letto e continuare a riposare. Aveva il viso rivolto alla finestra ed un leggero soffio di vento le accarezzava i capelli ed il volto, donandole la piacevole sensazione di freschezza che la natura diffonde in quei momenti prima dell'alba. Tanti pensieri continuavano ad accavallarsi nella sua mente, alternando momenti piacevoli a situazioni sgradevoli e pericolose. Li percepiva così intensamente che probabilmente alla fine riuscì a prender sonno nonostante gli occhi rimanessero socchiusi.
All'improvviso notò una piccola luce che si muoveva lentamente.
<< Che strano... la fiammella si è allontanata dalla candela ed ora si sposta danzando nella stanza. >> pensò nel dormiveglia.
Poco dopo quella fiammella cessò i suoi leggiadri movimenti discontinui per dirigersi lentamente verso di lei, sempre di più. Si avvicinò a tal punto che l'istinto indusse Nell ad abbandonare quella sorta di sogno misterioso, per ritornare alla realtà. Aprendo gli occhi, si ritrovò davanti una piccola fata lucente che le sorrideva, era la sua amica Ferli. L'aveva vista per pochi attimi nella grotta di Sethium, ma sarebbe stato impossibile dimenticare quella piccola creatura dalla bellezza così straordinaria.
<< Ferli! Perché sei venuta qua? >> sussurrò la ragazza, cercando di non svegliare i suoi compagni. Non essendo capace di parlare, la fatina alata rispose avvicinando al suo naso il dito indice rivolto verso l'alto, chiedendole di tacere. Lei annuì.
Ferli osservò i compagni della sua amica che dormivano in quella stanza. Poi ritornò a volare aumentando a dismisura la lucentezza delle sue ali. Iniziò a volteggiare sul letto di Cliff, su quello di Gilbert e sui letti di tutti gli altri, sprigionando una piccola quantità della sua polvere luminosa. Il suo intento era di costringerli a dormire ancora per un po'; non voleva essere scoperta. Poco dopo ritornò davanti al viso di Nell assumendo un'espressione triste e con un gesto la invitò a seguirla.
La ragazza voleva capire per quale motivo doveva allontanarsi dal Palazzo di Comando, ma l'espressione della fata sembrava suggerire che il tempo era poco per continuare ad indugiare.
Ferli volò fuori dalla finestra dirigendosi verso la radura, dal lato della grande porta.
<< Devo fare in fretta! >> esclamò fra sé la giovane.
Indossò velocemente la sua leggera armatura ed afferrando la spada si allontanò dalla stanza senza far rumore.
<< Spiacente lady Nellarine abbiamo ordini ben precisi: la grande porta sarà aperta solo dopo l'alba. E poi è pericoloso uscire di notte nella radura. >> Disse un soldato di guardia opponendosi al suo passaggio.
<< Mia sorella ed io siamo stati autorizzati dal capitano Cliff a lasciare Pangoria. Per qualsiasi problema ne risponderò personalmente! >> ribatté Gilbert avvicinandosi ai presenti.
<< Gilbert! Ma che ci f... >> esclamò sorpresa la ragazza, ma fu subito interrotta.
<< Andiamo sorellina, dobbiamo consegnare quel messaggio quanto prima possibile altrimenti nostro padre andrà su tutte le furie! >> Continuò il ragazzo facendole l'occhiolino senza farsi vedere dalla guardia.
I due fratelli si lasciarono alle spalle la grande porta della città dirigendosi verso il bosco, seguendo in lontananza un puntino luminoso che si spostava leggiadro fra gli alberi.
<< Mi dici come sei riuscito a seguirmi? >> chiese lei un po' confusa.
<< Ormai conosco bene il trucchetto delle tue amiche luminose. Basta coprirsi bene ed evitare il contatto con quella polverina. Ma dimmi, dove siamo diretti? >> le chiese il ragazzo.
<< Non saprei! Mi ha soltanto chiesto di seguirla. Intanto cerchiamo di tenere gli occhi ben aperti e non perdiamola di vista. >> affermò Nell facendo spallucce.
Si affrettarono a seguire la fata inoltrandosi sempre di più nel bosco fino a lasciare il sentiero per risalire una collina. Stava per nascere una nuova alba, era più facile districarsi fra gli alberi con quella nuova luce ma più difficoltoso seguire Ferli.
<< L'abbiamo persa! E ci siamo persi... Adesso cosa facciamo? >> disse Gilbert costernato.
<< Non essere pessimista, è andata oltre le rocce passando da quel roveto. Lasciamo i cavalli e proseguiamo a piedi. >> cercò di rassicurarlo la sorella.
Proseguirono per una sorta di sentiero diviso in tanti piccoli passaggi che formavano un labirinto naturale. Grazie all'aiuto di Ferli riuscirono a passare quei rovi ed alti cespugli spinosi, avendo cura di segnalare il loro passaggio strisciando la spada sul terreno. Quell'accortezza poteva essere utile sia per trovare immediatamente la via del ritorno, che per consentire ai loro amici di andarli a cercare nel caso di un loro mancato rientro.
<< Ci siamo quasi, c'è un fuoco da quella parte. >> esclamò il ragazzo.
<< Lo vedo Gilbert. Ma non esiste un fuoco senza fiamme che sfavillano. Penso che quella luminosità sia ben altro che un semplice fuoco. >> E Nell aveva ragione.
Quando anche l'ultimo groviglio fu oltrepassato, i due si ritrovarono nell'angolo più incantevole del bosco di Hern, dove gli occhi potevano pregiarsi di ammirare armonia e incanto, e rimanerne semplicemente affascinati. Strani alberi e piante bellissime disposti armoniosamente, diffondevano singolari e piacevoli profumi, una sensazione di rilassamento che lasciò per un momento i due fratelli senza fiato. Colori straordinari che sfumandosi fra loro concedevano un concerto di effetti luminosi incredibili, mentre si espandevano riflessi dalle perle di rugiada posata sul muschio, sulla corteccia degli alberi e sulla nuda roccia, per illuminare magicamente ogni angolo più nascosto di quel luogo.
La luce non era quella dei primi raggi del sole, le folte chiome degli alberi che delimitavano quel piccolo paradiso, avrebbero garantito l'oscurità per ancora un po' di tempo se non fosse stato per...
<< Farfalle lucenti. Sono tantissime! >> esclamò Gilbert.
<< Non sono farfalle, ma piccole fate dalle ali luminose... Che meraviglia. >> rispose Nell.
<< Ehm... Sì, fate. Hai notato che non volano? Restano tutte posate in ogni parte spiegando e richiudendo lentamente le ali, sembra di essere in un sogno meraviglioso. Guarda quei fiori Nell... Hanno ampi petali dai mille colori, sembrano dipinti uno per uno dalle mani di una fata! Che luogo è mai questo? Non saprei cosa fare. >> disse esitante il ragazzo.
<< Intanto mettiamo le spade nel fodero, sicuramente non serviranno a nulla qui. Ferli dovrebbe essere vicino alla cavità di quella roccia. È l'unica che continua a volare. Vieni, avviciniamoci lentamente. >> suggerì la giovane.
Quando Ferli fu certa che i due umani erano vicini, cessò di volare posandosi in prossimità di una fessura sulla roccia. All'interno era ben visibile un nido. Pareva realizzato con pagliuzze e batuffoli di strani fiori bianchi, molto accogliente agli occhi di Nell e Gilbert. Entrambi si chinarono per osservare meglio l'interno.
<< Nel nido c'è una di loro. È distesa ma non si muove, le sue ali sono spente ed anche il colore della sua pelle è più scuro, forse sta morendo! >> disse Gilbert parlando sottovoce.
<< Tutto il bosco sta morendo... La natura è malata! >>
Una strana ed incantevole voce di donna fu udita provenire da tutte e nessuna direzione, inducendo i due ad avvertirla come in un sogno.
<< Lei purtroppo non vivrà a lungo. Anche l'esistenza delle loro compagne e quella di tutte le creature è in pericolo! Principessa Nellarine... La tua vita è legata al bosco, anche il tuo spirito fa parte di noi. Quando tu hai chiamato che avevi poche albe di vita, la natura tutta ha risposto strappandoti da un crudele destino. Ora, un destino ancora più malvagio e spietato minaccia tutte le innocenti vite che abitano il bosco... Adesso è la natura che ti chiama. Aiutaci! >> affermò con tono supplichevole la voce.
Nell balzò in piedi volgendo lo sguardo intorno a sé, senza riuscire a scorgere nessuno.
<< Chi ha parlato? Fatti vedere! >> Guardò da ogni parte scrutando ogni angolo nei dintorni, cercando quella donna.
La sua attenzione fu attratta da uno strano albero modellato come il corpo di una fanciulla, ma le sembrava impossibile attribuire tanta perfezione alla pura casualità della natura. Si avvicinò per osservare meglio mentre Gilbert restò in silenzio vicino alla roccia.
Inspiegabilmente i rami di quell'albero furono colti da un lungo fremito che causò la caduta di alcune foglie. Nello stesso momento, probabilmente grazie ad un magico e silenzioso richiamo, molte delle piccole fate si alzarono in volo aleggiando armoniosamente lì intorno e nel medesimo istante la giovane quercia prese vita...
Una donna bellissima trasparì dal tronco, il quale ritornò alle sue originarie ed irregolari forme. Lei aveva i capelli lunghissimi dal colore bruno come i suoi grandi occhi. Indossava un vestito verde arabescato come il tronco dell'albero, ma dopo alcuni passi lei si rivelò in tutta la sua persona, e Nell la riconobbe perché l'aveva vista in sogno. Era la driade della Quercia, la ninfa che l'aveva accolta fra le sue braccia, quando venticinque primavere prima venne salvata dalle due ninfe custodi delle acque dolci. Nell si tranquillizzò e sorrise, poi osservandola meglio ravvisò qualcosa di strano in lei.
<< Sei cresciuta piccola Nellarine, e diventata una vera donna. >> le disse quell'aggraziata fanciulla.
La driade tese la mano per accarezzare i capelli della principessa, e Nell si accorse che su tutto il braccio aveva delle macchie violacee che si estendevano fino alla spalla, parzialmente coperta dal vestito.
La ragazza volse gli occhi per incrociarne lo sguardo al sol fine di chiederle come mai la bellezza del suo corpo era stata compromessa da quelle strane alterazioni della pelle, ma prima ancora di parlare si rese conto che anche tutta la parte sinistra del viso aveva avuto la stessa sorte.
<< Che ti è successo al viso? Cosa sta accadendo qui? >> chiese costernata.
La driade avvicinò la mano alla guancia come per accarezzarla, ma quel gesto serviva per coprire la parte del viso sfigurata, ed anche per nascondere un certo imbarazzo nel non poter più farsi vedere in tutta la sua incantevole bellezza, così come era stato per centinaia di primavere.
<< La buona sorte non ci sorride più. Sete di potere ed egoismo accecano alcuni di voi umani. Stanno causando violenti cambiamenti anche contro la natura stessa.
L'ora è ormai tarda e se continueranno con questo orribile intento non si potrà tornare indietro.
Sarà la fine di tutti e di tutto! >> disse tristemente.
<< Ma... Io non capisco. >> iniziò a dire Nell.
<< Il maligno si è impossessato della mente di colui che chiamavano Nouck il mago oscuro. È intenzionato a dominare queste terre sottomettendo a sé la volontà di tutti gli uomini, degli animali e delle piante. Mentre parliamo, lui combina gli elementi proibiti della natura, ci sta riuscendo!
I suoi servi scavano nelle profondità, bruciano i minerali portati alla luce dal centro della terra. Ha avvelenato le acque dei fiumi, dei torrenti e dei laghi... E il risultato lo vedono i vostri occhi.
Le creature più deboli, come gli animali innocenti, non sono in grado di opporsi al suo volere, mutano carne, ossa e... volontà! In poco tempo diventano suoi servi. Noi esseri di spirito invece, sappiamo resistere ma la nostra essenza muta, viene consumata lentamente, con tanta sofferenza. >> continuò a descrivere la ninfa.
<< Io dovrei contrastare Nouck? E in che modo? >> chiese sgomenta la giovane.
<< Era scritto ancor prima che tu nascessi: "Sarà la portatrice della testa di lupo ad oltrepassare le grandi colonne, per consentire la rinascita che restituirà alla natura più forza, rigoglio e vigore". >> E mentre la ninfa parlava, la giovane quercia alle sue spalle si animò e da uno dei rami magicamente germogliarono tante piccole e brillanti foglie, poi allungandosi arrivò vicino a lei.
Improvvisamente ed in modo innaturale, dalla sommità della fronda, nacque una ghianda molto strana che continuò a crescere fino a che raggiunse la dimensione di una piccola mela. La driade la raccolse e la strinse nella mano sospirando profondamente.
<< Prendila. Portala nel Regno di Gaia e sotterrala sulla collina della speranza. In quel luogo sarà irrorata dall'acqua dell'innocenza, cosicché il tuo compito avrà termine. >> spiegò a Nell.
Nellarine accettò quel frutto senza esitare, sistemandolo in un taschino al di sotto della sua armatura. << Ma è solo una ghianda. >> commentò poi.
<< Non è solo il frutto di un albero. È il sigillo della rinascita, un elemento spirituale: custodisce il segreto della nuova fonte di vita. >> Poi la fata della quercia si voltò per ritornare da dove era venuta.
Nell cercò di fermarla, ma osservando gli arabescati rilievi di corteccia che rapidamente andavano ricoprendo il suo vestito, rinunciò all'intento poiché capì che il suo compito era finito.
<< Come posso raggiungere la collina della speranza? >> chiese ancora a voce alta per farsi udire dalla Driade.
<< Il veggente conosce molti segreti di Gaia. Parla con lui, i suoi consigli ti saranno preziosi! >> le venne risposto.
<< Lo farò. Ti assicuro che ritornerà tutto come prima! >> asserì convinta la giovane.
Poi la Ninfa sparì come se fosse stata carpita dal respiro dell'albero e nel medesimo istante il tronco riprese le forme di una fanciulla.
Alcune delle piccole fate luminose entrarono nella crepa della roccia, forse per confortare la loro sorella sofferente; le altre invece sparirono fra la folta vegetazione per ritornare ai loro rifugi.
<< Ormai il sole risplende alto nel cielo. Dobbiamo raggiungere in fretta la dimora del veggente! Ma... Gilbert! Cosa fai? >> chiese Nellarine un po' divertita nel vedere i movimenti strani che compiva il fratello.
<< Dai smettila Ferli! Così mi fai il solletico! >> Ferli aveva trovato un nuovo amico, e malgrado tutta la tristezza dovuta alle ultime vicende, lei preferì mantenere il suo solito atteggiamento allegro e socievole volteggiando intorno al viso di Gilbert.
<< Piccola amica, ora noi dobbiamo andare. Tornerò presto a trovarti. Te lo prometto! >> Il ragazzo cercò di convincere la fatina alata a ritornare insieme alle sue compagne ma Ferli, con piccoli gesti e sguardi espressivi, non fece tanta fatica a far comprendere tutto il suo disappunto e la sua delusione. Nonostante ciò, salutò i suoi nuovi amici e sparì svolazzando fra gli alberi.
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