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Cosa ci riserva il futuro?

"È ora di alzarsi, dormigliona" urla la mia sveglia parlante. Sono solo le 7. Odio svegliarmi presto, ma devo essere al lavoro alle 9, oggi c'è un importante meeting col capo, non posso fare tardi. Mi lancio sotto la doccia, sperando che il getto dell'acqua mi risvegli il cervello. Di solito funziona, sotto la doccia ho le mie più grandi idee. Penso che i miei progetti più geniali, siano stati creati tra le 8 e le 8, 30 sotto la doccia calda di casa mia. Sono un architetto, 30enne e fidanzata. Mentre faccio la doccia, mi accorgo che c'è qualcosa di strano, al tatto sento un nodulo al seno. La mia mente si blocca, si risveglia e con essa tutte le mie paure. Quel giorno è arrivato, eccolo, ma sono pronta lo aspetto da 12 anni.
Mia madre ha avuto un tumore al seno, è morta quando avevo 16 anni. Siccome in famiglia è piuttosto diffuso, due zie, una bisnonna e una cugina di secondo-terzo grado, 12 anni fa io e le mie sorelle decidemmo di andare a fare il test genetico. Siamo tutte e tre portatrici della mutazione nel gene BRCA1. Scoprirlo a 18 anni ti sconvolge la vita. Ero la più piccola delle tre, e nostro padre non sapeva che dire/fare ma nei suoi occhi leggevo il terrore di perderci.
Mia sorella grande, 24 anni, decise di fare la mastectomia preventiva, e così in meno di 3 mesi le avevano asportato entrambi i seni riducendo al 15% le sue probabilità di sviluppare un cancro. Per lei la decisione non fu sofferta, aveva accanto un uomo meraviglioso, che oggi è suo marito, e il padre di sua figlia. Ha avuto una figlia, ricordo ancora il giorno che ci disse il sesso, ricordo l'espressione stampata sui nostri volti, eravamo felici e dopo un secondo terrorizzate dal fatto che avesse ereditato anche lei la mutazione. Tuttavia la felicità del nuovo arrivo, mise in secondo piano le nostre paure. Mia sorella decise che appena fosse diventata grande abbastanza da capire le avrebbe fatto fare il test.
L'altra mia sorella, 22 anni, fece anche lei la mastectomia preventiva, ma dopo l'intervento perse il suo ragazzo e un po' della sua voglia di vivere. Ma non lo perse per l'intervento chirurgico, lo perse per le ansie che la assalivano, per i timori sul futuro, per le sue incertezze sul futuro. Chi ti sta accanto non vuole ascoltare tutti i giorni lamentele, non vuole ascoltare le tue paure, e non può vivere con una persona che non ha progetti a lungo termine perché ha troppa paura di morire prima. Quel residuo 15% di possibilità che sviluppasse un tumore, era diventato esso stesso un cancro, un cancro spirituale, che ha consumato la sua vitalità giorno per giorno. Oggi a 12 anni di distanza, è un avvocato, single, arrabbiato col mondo e con troppi rimpianti per ciò che non ha fatto. Non ha voluto formarsi una famiglia. Il giorno della nascita di nostra nipote ha deciso di non avere bambini. Per lei era insopportabile l'idea di mettere al mondo una creatura che avrebbe potuto passare tutto ciò che avevamo passato noi. Questa sua decisione di non avere figli, l'ha anche resa restia a cercare un marito. Non voleva accanto a se un uomo, a cui non avrebbe mai dato un figlio.
E poi io, 18 anni, decisi di giocare col destino. Avevo il 50% di possibilità di avere un cancro? Bene, avrei rischiato. Nessuna terapia preventiva, non ero il tipo. Ho vissuto per 12 anni intensamante. Ho fatto le mie esperienze: una laurea in Architettura, un'esperienza Erasmus in Spagna di 3 mesi, qualche storia d'amore, molti viaggi, e infine il contratto di lavoro nello studio di architettura più prestigioso della mia città. Ho vissuto ogni giorno come fosse l'ultimo, mi sono goduta ogni attimo, ogni piccola cosa, dal tramonto sulla spiaggia a Grenada all'alba vista dal balcone di casa mia, dall'odore dell'erba appena tagliata all'odore del caffè arabo per le vie di Instanbul, dalle canzoni di Natale al concerto dei Depeche Mode a Londra. E stamattina, tutto sembra finito. Vado a lavoro, ma mentre sono in macchina prendo un appuntamento con il ginecologo, e i miei pensieri si accavallano nella mente. Non ho rimpianti, ho visto tutto ciò che volevo, forse anche di più di quel che volevo, ma l'ho fatto per imporre la mia voglia di vita, per vincere il cancro, per non finire come mia sorella, vinta da un fantasma. Poi il mio cellulare squilla, è lui, il mio fidanzato, il nostro matrimonio è fissato tra pochi mesi. Gli rispondo e gli racconto cosa è successo stamattina, lui resta in silenzio, poi mi dice "Ti Amo, ti accompagno alla visita".

 

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3 commenti:

  • G G il 18/10/2010 23:33
    Ciao Roberta grazie dei complimenti. Il racconto è solo frutto di fantasia, per fortuna non ho nessun cancro nè alcuna mutazione! MI piaceva l'idea di scrivere in prima persona.

    Cara Daniela, ho voluto lasciare all'immaginazione del lettore il finale. A chi legge la scelta del lieto fine o della tragedia. È come scrivere un racconto con mille finali, tutti equamente affascinanti.
  • Anonimo il 18/10/2010 22:42
    complimenti per il racconto... dal mio punto di vista dovevi scrivere anche la seconda parte.
  • Anonimo il 18/10/2010 12:20
    Ci sono moltissime letture ma nessun commento a questo racconto...
    Posso solo farti i miei complimenti per l'intensità con cui è scritto...
    Trasmetti una grande forza e voglia di vivere...
    La risposta del tuo fidanzato te ne ha data ancora di più.. ne sono sicura!
    Un abbraccio!

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