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Avril

Il turno sta per finire e mi prendo l'ultimo di un'infinita serie di caffè. Sono a pezzi e non vedo l'ora di tornare a casa da Aria e Matteo che saranno due giorni che non li vedo. Ne approfitto per accendere il cellulare che mi erige il rapporto delle ultime tre ore: dodici mail ricevute, sei sms e quattro chiamate perse di cui le ultime di Aria. La chiamo.
"Ehi dottore! Come stai?"
"Bene grazie. Tu?"
"Meglio perché ti sento. Chi ha vinto stanotte?"
"Io per due a uno"
"Sono contenta"
"Io potrei esserlo un po' di più"
Rimane in silenzio. Non è molto allenata a tenermi su il morale alle quattro e mezzo della mattina, soprattutto quelle volte che dimentico quanto sia dura anche per lei sopportarmi.
"Scusami. È comunque una vittoria"
"Quando torni? Mi manchi e il piccolo vuole farti vedere il suo ultimo disegno"
"Cosa ha disegnato?"
"Non posso dirtelo, gliel'ho promesso! Vuole farti una sorpresa"
"Dimmelo lo stesso, mi fingerò sorpreso"
Rimane in silenzio. La mia curiosità e la voglia di sconfiggere l'imprevedibile condite con una buona dose di stanchezza hanno tirato fuori il peggio di me.
"Scusami. Lo vedrò domani mattina. Tra poco stacco e tra un'oretta sono a casa. Ti trovo sveglia?"
"Non lo so. Al massimo mi svegli tu, ok?"
"Va bene" capisco che vuole interrompere la chiamata.
"Stanotte niente sesso vero?" proseguo.
"Hai previsto bene. Ti aspetto"
Mentre sorseggio questo surrogato di caffeina ripenso a questa ennesima folle nottata.
La morte.
Maledetta puttana.
Quanti me ne ha strappati in sala operatoria? Quanti me ne ha strappati dai lettini? Quanti me ne strappa ogni giorno senza che io possa fare qualcosa? Quanti me ne ha strappati in questi vent'anni?
La morte.
Il tabellino di stanotte riporta un due a uno per me: sono riuscito a salvarne un paio che erano più di là che di qua ma un altro mi è morto in sala operatoria a causa di un'emorragia cerebrale.
"Come sarebbe a dire "ti" è morto?"
"Non ci posso fare niente, nonostante lavori in questo ospedale da più di sedici anni non riesco ad essere freddo con nessuno dei miei pazienti. Ho una particolare predisposizione per quelli che hanno un piede nella fossa" le rispondo. Rispondo a chi?
"Scusi ma lei chi è?"
"Ti rispondo se prima mi dici tu chi sei"

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7 commenti:

  • Guido Ingenito il 14/04/2011 13:30
    cavolo Francesco, sei andato a rispolverare uno dei miei primi esperimenti
    contento che ti sia piaciuto e che ti sia sembrato efficace a livello descrittivo.

    non è molto professionale, ma certo è molto umano (e in cuor mio so che i medici sono così

    grazie ancora! buona giornata

    Guido
  • Anonimo il 12/04/2011 18:48
    mi piace! Le descrizioni sono accurate e molto credibili. è coinvolgente dall'inizio alla fine. solo una cosa: nn è molto professionale per un medico farsi coinvolgere così tanto!!!
  • Guido Ingenito il 13/05/2010 16:47
    è quello a cui ambisco: far vivere i personaggi, tutti, nessuno escluso. Se ci sono più o meno riuscito in un solo racconto, in cui la protagonista ricorre solo in un paio di frasi, per almeno un lettore, arrivo al settimo cielo con un solo dito. Grazie mille! Le critiche (positive o negative che siano, ovviamente preferibilmente positive ) non possono far altro che spingermi a scrivere ancora e ancora. Grazie!!!

    Guido
  • laura cuppone il 13/05/2010 16:42
    giusto!
    chissene..
    ...
    capirà Avril, vero?
    col tempo.. capirà...

    scusa... ma a volte i personaggi di un racconto.. sono.. vivi..
    e mai.. come in questo caso...

    ciao
    Laura
  • Guido Ingenito il 13/05/2010 16:40
    ehi Laura! che dire, grazie dei commenti positivi, sono solo contento se ciò che provano i lettori è quello che hai provato tu, e chissene della grammatica

    Guido
  • laura cuppone il 13/05/2010 16:37
    ...
    possano rovesciare... sorry
  • laura cuppone il 13/05/2010 16:07
    interessante come si possa rovesciare i punti di vista e rendere un racconto breve affascinante e profondo.
    bravo!
    piaciutissimo
    ciao
    Laura

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