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Forever Trust in Who We Are.. And Nothing Else Matters
Assaporo il gusto acre di eventi passati. Pensierosa passo la lingua fremente su cose perdute e fulgida le inchiodo nell'atterrita coscienza. Quale stranezza, quale intensa poesia! Quante fasi della mia vita passate, tornate e svanite di nuovo nel battere delle ali di una multicolore farfalla. Mi ricordo osservarmi assorta allo specchio. Guardare il mio viso trasfigurarsi in pose non mie, le mie labbra sussurrare parole sconosciute, i miei occhi fissarsi disgustati su un'identità presa in prestito. Un'ora allo scoccare del nostro abbraccio. Dovevo fare in fretta. Reinventarmi, vivere cento anni in pochi mesi, trasfigurare la mia inquieta figura in una solida roccia mai scalfibile. Uccidevo di volta in volta una parte di me. Per te. Assassinavo inconsapevoli angoli reconditi della mia personalità solo per un sorriso sulle tue labbra sottili, per uno sguardo di riconoscenza nei tuoi occhi scuri. Mi chiedevi insistente di darti ciò che nemmeno io possedevo, e crudele continuavi nel tuo sventrare inermi atomi della persona che dicevi di amare. Spargevi sangue di un cuore già troppe volte ferito. Ho modificato la mia immagine. Operazione complicata. Vestiti diversi, parole diverse, io diversa. Resa un burattino nelle tue mani. Dimmi frasi poetiche e sarò il tuo giocattolo. Oggi svendita. Non sono una persona, sono solo il tuo nuovo balocco da conciare a tuo piacimento. Ti arrabbiavi al telefono perché non sentivi le reazioni che volevi recepire dall'altro capo del filo. Mi attaccavi con parole crudeli, mi ferivi lasciandomi umiliata ed addolorata in ginocchio sul freddo pavimento, a stringere al petto gli ultimi brandelli della mia personalità, straziati dall'amore. Ma in me la sofferenza non doveva esistere. Era concessa solo come manifestazione della tua enorme comprensione, delle tue potenti parole di conforto atte a mostrarmi la lucente e meravigliosa verità assoluta da te scoperta nei considerevoli ed infiniti anni che separavano la mia età dalla tua. Se diventavo vulnerabile parlandoti delle mie paure, tu coglievi l'occasione per assumere il ruolo di indiscutibile savio, di anima eterna e veneranda che paternamente si prestava a dare consiglio ad adolescenziali crucci. Eppure in tutto questo palcoscenico di disgustose maschere, in questa scandente recita, sapevo bene qual'era la realtà. Essa emergeva nei momenti in cui il tuo studiato travestimento cadeva, lasciando la tua tremante ed insicura personalità in balia del vento tempestoso. Mi cercavi, desiderando anche allora una persona diversa. Sussurravi "Ti amo!" mentre avvolgevi bende nere attorno al mio corpo spossato, annichilendo la mia mente per fare spazio alla tua. Spargevi catrame sulle mie ali, trascinandomi con te nel tuo baratro. Pretendevi infantile di udire rassicurazioni, di avere al tuo fianco qualcuno di indistruttibile, che mai si sarebbe piegato alle intemperie della vita, che ti avrebbe protetto per sempre. Non una persona, ma un salvagente. Facevi il broncio se questo non accadeva, piegavi stizzito le labbra scoprendomi persona dotata di sentimenti. Emozioni e ferite a rovinare i tuoi piani. Frustrata cercavo di diventare ciò di cui avevi bisogno, incurante di me stessa proseguivo nell'opera. Vedendo la tua fragilità trascuravo la mia, ti riparavo col mio corpo dal vento di cui ben conoscevo la violenza. Ero io quella anziana dentro, il rifugio sicuro per un'anima tormentata. E solo questo dovevo essere. Mai dimenticare il mio compito, la mia unica ragione di vita. Dovevo diventare madre e compagna, partoriente ed amante. Accudirti nelle tue debolezze, assumermi il tuo carico senza proferir parola, essere costantemente al tuo servizio. Non provare dolore, ma alleviarlo alla tua mente infastidita. Anche quando ho provato il dolore più acuto di tutta la mia vita, quando la sofferenza mi ha quasi portato ad un punto di non ritorno, quando la mia pelle non riusciva a contenere tale esplosione di sanguigni pianti, non mi era permesso manifestarlo per non arrecarti ulteriore preoccupazione. La strada calpestata dalle ruote, il tuo tamburellare nervoso sul volante, i tuoi patetici balbettii e parole estranee che uscivano roche dalla mia gola. Le labbra si muovevano pronunciando confortanti sillabe che la mia sensibilità annebbiata non percepiva. Un velo di folle ed anestetizzante stupore sui miei sensi impazziti. Dolore fisico a compensare quello dell'anima. Eppure. Ero obbligata a fingere distacco, a fingere ottimismo e a consolare te, povera anima devastata, dalla preoccupazione inferta dal mio dolore. Parlare mediante metafisici termini e filosofiche frasi, atteggiarmi a guida spirituale e a centenaria sibilla. Modificare tutto della mia persona per la tua tranquillità. Finché i miei occhi riflessi nello specchio non hanno visto una scimmia ammaestrata. Un simpatico animaletto da esibire e da sfruttare a proprio piacimento. Ho visto in che condizioni mi aveva ridotto un amore ricambiato da un narcisismo esasperato mascherato da profondo sentimento. E ho capito che mai mi avresti voluta per quella che ero, che la nostra storia avrebbe continuato ad essere una corsa verso la mia totale trasformazione. E che nonostante il mio amore per te, non avrei mai potuto e dovuto rinunciare a me stessa. Ho realizzato le multiformi sfaccettature del tuo insano usarmi. Il tuo modo di illudermi e di farmi credere di essere importante per te. Ho tagliato in due il nostro abbraccio. Per sempre. Ho messo fine a questa mia inconsapevole sottomissione. E dopo mesi dal nostro addio. Dopo ore in cui ho soffocato il mio dolore nel cuscino. Dopo l'apatia. Dopo tutte le faticose tappe che ho dovuto superare per riprendermi a forza la mia identità da te uccisa. Dopo tempo che sembra infinito. Nuovamente ti fai strada a calci nella mia vita elencandomi petulante le tue disgrazie. Hai bisogno di me. Ma. Io no.
Addio.
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0 recensioni:
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- Vi ringrazio molto, davvero..
- scritto con mirabile proprietà, nessuna parola è casuale, ha la fulminea velocità di un video game. piaciutissimo!
- Molto bello.
Cattivo il finale, ma molto bello