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Viaggio virtuale

Era una giornata come tante altre a Milano, una bellissima città, dove respirava il piccolo Nicholas. Era un bambino che aveva perso i genitori appena nato, ma fu accolto con amore, dal cuore di suor Pia e dalle altre suore che gestivano l'orfanotrofio. Un luogo incantevole, pieno di tanti bambini, a cui mancava l'amore delle persone, che li avevano creati. In quel momento Nick, così era il suo soprannome, si trovava nel salone dell'orfanotrofio, accanto alla finestra. Osservava pensieroso gli altri bambini, che giocavano felici rincorrendosi e nascondendosi nel giardino. Dentro di sé sentiva, da una parte il desiderio di raggiungerli, ma dall'altra qualcosa lo bloccava lo invogliava a rinunciare.
Le suore lo osservavano preoccupate, ma sapevano che tutto ciò era legato al suo carattere: introverso, sensibile, tranquillo e timido, che lo lasciava in disparte. Tutto questo dentro di lui si contrastava, come un'onda contro gli scogli, con il suo bisogno d'affetto materno, paterno e sociale. Per questo le suore desideravano al più presto che fosse adottato.
Passarono diversi mesi, ma ancora non si videro tentativi d'adozione, finché un giorno, proprio quando Nick aveva appena compiuto sei anni, vennero due genitori. La donna molto dolce, generosa e giovane con accanto un marito, anche lui molto giovane, simpatico e premuroso. Nick non aveva perso la sua abitudine, di osservare dalla finestra e quando loro lo videro, ne rimasero colpiti. Quel dolce e sincero visino, pensieroso li intenerì. Si avvicinarono e scambiarono qualche parola con il piccolo, che non ebbe nessun problema, si trovava a suo agio e mostrava un'immensa gioia in loro compagnia nonostante li avesse appena conosciuti. Così dopo aver fatto le valigie e firmato i vari documenti si avviarono verso casa.
La vita nuova di Nick, fioriva nella gioia più sincera, così il mattino, iniziò a frequentare la scuola conoscendo nuovi amici. Accanto alla mamma e al papà cresceva giorno per giorno, aver trovato l'affetto gli sembrava un miracolo e la gioia che provava, non sembrava vera. Studiava con impegno ogni pomeriggio, perché era il suo dovere e si sentiva rilassato, solo quando aveva finito e finalmente poteva giocare. Il tempo libero lo utilizzava per fare sport, giocando a calcio, ma dopo un po' cominciò a trascurarlo per colpa di disaccordi con i compagni.
Cresceva sempre di più, ormai aveva circa otto anni, utilizzava spesso e abilmente il computer, per giocare con simpatici videogiochi, ma a volte anche per lo studio.
La vita continuava nel bene e nel male e dopo qualche mese, fu informato del lieto evento che stava per nascere una sorellina. Nick accolse la notizia con piacere, desiderava di più avere un fratellino, ma accettò volentieri anche Iris, che nacque senza problemi il sei febbraio. All'ospedale fu accolta con amore, tra le braccia della madre e quando Nick, la vide aprire dolcemente gli occhi, sorrise e si avvicinò per accarezzarla. La madre provò tenerezza, nel vedere come il piccolo Nick la coccolava.
Tornarono a casa dall'ospedale e quando Nick andava a scuola e il papà al lavoro, la mamma si occupava di accudire Iris. Al momento giusto l'allattava, poi la cambiava e la metteva a nanna perché era ancora piccola e dormiva spesso di giorno, ma purtroppo poco la notte. Qualche volta la prendeva in braccio anche Nick e tentava di addormentarla, cantandole una dolce ninna nanna, però era ancora piccola per giocare con lui, così le dava in mano piccoli giochi di plastica, che metteva in bocca.

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6 commenti:

  • sara zucchetti il 15/05/2010 20:15
    Ho capito grazie del consiglio Fulvio, ora te lo dico ho pensato di non metterlo perchè davo per scontato che non lo volevano lo hanno abbandonato. Forse non sono stata troppo precisa.
  • Anonimo il 15/05/2010 18:06
    Piccola curiosità: come si fa a perdere i genitori appana nato? La mamma di parto, magari. E il papà? Di crepacuore?
    I dettagli sono importantissimi per la credibilità di un racconto.
  • sara zucchetti il 14/05/2010 17:40
    Grazie Vincenzo sono contenta che ti sia piaciuto, non sono appassionata e bravissima ma anche io ogni tanto gioco. I bimbi mi piacciono tanto e nel racconto c'è qualche ricordo del mio fratellino più piccolo che ho curato perchè io ero la primogenita. Nella altre storie c'è molta più fantasia e infine ho vissuto a Milano da quando avevo 8 anni a 15 anni circa in un quartiere non in centro tranquillo e me ne sono affezionata la preferivo a case di campagna sperdute in paesini
  • Vincenzo Mottola il 14/05/2010 15:52
    Tanta dolcezza e sensibilità, ma anche i videogiochi! Bello, non si può chiedere di più. Mi astengo dall'indovinare quale Tomb Raider sia, altrimenti verrebbe fuori la mia passione per i videogame e dovrei spiegare perché a 26 anni ancora sparo ad alieni a tre gambe alti quanto un palazzo e smaschero un serial killer che ha il gusto per la pittura!! Mi piace la delicatezza che hai usato riguardo ai bambini, acquisendo la semplicità stessa dei loro pensieri e ragionamenti. Un solo appunto prima di leggere il resto: Milano, una bella città?? Sostieni una tesi coraggiosa!!
  • sara zucchetti il 14/05/2010 10:44
    Grazie Stefano non manchi mai! Devo dirti la verità era mio fratello appassionato di questi giochi e io mi sono informata per curiosità su cosa faceva questa famosa Lara Croft. Dato che lui era molto appasionato di giochi al pc diciamo che questa favola l'ho scritta pensando a lui. Ma le avventure in quei posti li ho vissuti anche io! No hai ragione ne manca un pezzo pensavo di averlo messo tutto forse era troppo lungo dopo lo aggiungo.
  • Stefano Galbiati il 14/05/2010 10:26
    il racconto è molto bello... l'adozione rimane sempre un tema delicato da affrontare e ne hai parlato decisamente bene! Mi chiedevo cosa significasse il titolo quando ecco il colpo di scena... un'avventura in compagnia di Lara Croft, chi non vorrebbe averla
    Se non sbaglio è "Tomb Raider III", lo ricordo dai paesaggi che hai citato, ma soprattutto perché è stato uno degli ultimi videogiochi che ho finito!!!

    ps. è finito così???