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Il cuore della bestia
Era come se mi trasformassi ogni volta che vedevo quelle cose.
Sapevo cosa fosse ad ispirarmi tanta ira e violenza: l'ingiustizia. Tutte le volte che vedevo un'ingiustizia, colpivo. E se colpivo, era per colpire a morte.
Quella notte avevo le mani sporche del sangue di un uomo che aveva da poco violentato una ragazzina di dodici anni e sua sorella minore.
Mi fissai le nocche doloranti ed impregnate di sangue, e intanto pensavo a tutta la rabbia che avevo dentro. E mentre lo colpivo immaginavo le botte, i vestiti strapparsi dal corpo della ragazza che aveva violentato. Le grida, le implorazioni. Potevo sentire l'angoscia, i pianti della bimba, la paura: tutto quanto.
Mi aveva implorato di lasciarlo andare, ma in quei momenti non sapevo neanche cosa significasse la pietà. In quei momenti riuscivo a vedere solo il male fatto e quello che avrei dovuto fare io per punire.
La mattina dopo mi risvegliai a casa mia, stravaccata tra le lenzuola bianche del mio letto.
Tastai la sveglia con una mano e la staccai; mi trascinai in bagno e mi feci una doccia.
Una volta fuori fissai il lavandino. Rammentai della notte scorsa, e del tempo che avevo impiegato a ripulire le mie mani dal sangue di quell'uomo. Mi sfiorai le nocche livide.
Poi fissai il mio viso allo specchio. Sorrisi incerta, e ricordai.
"So quello che faccio!", dissi.
"No, non lo sai."
"Hai forse dimenticato quello che ha fatto a mamma e a papà?"
Flavio mi fissò. Socchiuse gli occhi come per concentrarsi meglio su ciò che voleva dirmi.
"Così non li riporterai indietro. Questo lo sai, vero?"
"Lo so, sì."
"E allora perché farlo? In questo modo diventerai un'assassina come lui."
"Mi dispiace, ma non credo più a queste storie. L'essere buoni con il prossimo non ci ha mai portato da nessuna parte."
"Ci ha resi ricchi dentro", continuò ponendomi una mano sul cuore. "Ti ha resa buona, Livia. Tu sei una brava persona. Ti prego, non peggioriamo le cose."
Lo fissai.
"Mi ha resa ricca?"
"Sì."
Indietreggiai da lui, e sorridendo di scherno, esordii: "Ma davvero credi a quello che stai dicendo? Sentirmi ricca dentro?"
Flavio chinò il viso.
Gli occhi mi divennero lucidi e digrignando i denti, continuai: "Tutto quello che mi faceva sentire ricca dentro era la mia famiglia. Papà e mamma mi mancano, Flavio. Lo capisci?"
A quel punto mi fissò, ed io scorsi gli occhi opachi. "Lo capisco. Mancano anche a me."
Mi puntai un dito contro il cuore mentre dicevo: "Sai cosa sento dentro? Non un cuore ricco, non un animo in pace, sento solo un vuoto e una rabbia da colmare."
Lui scosse il capo. "Non lo riempirai in questo modo, Livia. Non in questo modo."
Incrociai le braccia. "Io non ne vedo altri."
"No, tu non ne vuoi vedere altri."
Seccata lo interruppi, e bruscamente gli domandai: "Sei con me o contro di me?"
Mi fissò. Mi fissò intensamente; forse come non aveva mai fatto prima in vita sua. Ci volevamo un bene dell'anima, ma sapevo già cosa mi avrebbe risposto.
Quel giorno mio fratello non mi aveva denunciata, ma aveva rimosso che fossi sua sorella. Se volevo fare il giustiziere, dovevo farlo da sola.
E così avevo fatto: per potenziare i miei muscoli mi allenavo diciotto ore al giorno su ventiquattro, mi abituai a resistere al freddo e al caldo a livelli elevati, così da poter sopportare ogni tipo di clima ed eventuali situazioni impreviste.
Un anno dopo aver studiato ed inquadrato ogni singolo movimento dell'assassino che aveva ucciso mia madre e mio padre, andai da lui e lo ammazzai. Ma prima di uccidere lui, avevo commesso qualcosa di ancora più terribile. Davanti a lui avevo ucciso la sua famiglia. Non c'entravano niente e lo sapevo, ma l'avevo fatto per punirlo e per fargli capire cosa significava perdere qualcuno di caro. E mentre compivo quel massacro, piangevo. Piangevo dal dolore che mi procuravano le mie atroci azioni.
Solo che invece di fermarmi da quel momento non avevo più smesso.
Tornai al presente. Mi fissai di nuovo il volto allo specchio, e scesi giù fino al cuore; a quel cuore che mio fratello aveva sempre sostenuto fosse ricco di amore.
Ero diventata tutt'altro. Era come se il mio cuore se ne fosse andato piano piano, prima con la morte dei miei genitori e in seguito con quello che avevo compiuto su quella famiglia.
Sentivo essere diventata una bestia.
La mattina andavo in giro come se niente fosse, e la sera colpivo a morte le mie vittime.
Nessuno, a parte mio fratello, sapeva chi fossi: la ragazza che sorrideva di giorno, e quella che di notte donava la morte.
Sorrisi nuovamente, e lo specchio mi restituì il sorriso di mamma e lo sguardo di papà.
In quel momento più che in ogni altro, capii che ciò che stavo facendo era per una buona causa.
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0 recensioni:
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- Un racconto noir che colpisce, eccome se colpisce...
- questo racconto mi convince di più di gioco al massacro perchè è più umano ed introspettivo
- non si smentisce mai la ragazza neanche alla fine!!!
- Mh... no.
"Il cuore della bestia" è riferito a Livia, la protagonista femminile.
In pratica questa donna, dopo aver subito un trauma quale la morte ingiusta dei genitori, decide di vendicarsi.
Da donna innocua e buona quale era comincia a seminare morte, diventando così una sorta di bestia (da qua il titolo), nel senso che uccide violentemente e selvaggiamente come potrebbe farlo un vero e proprio animale.
Il fratello cerca di farle capire che è la scelta sbagliata, ma Livia decide di continuare per quella strada.
Con "Il cuore della bestia" ho voluto rappresentare la rabbia che una persona può conservare dentro sé dopo un determinato fatto, e che potrebbe decidere di sfogare nei peggiori dei modi.
Grazie del passaggio, Rainalda! Anche io adoro i gialli, come potrai ben notare dalle mie pubblicazioni!
Quando puoi, leggi pure e fammi sapere cosa ne pensi: non può che farmi piacere!
Per quando riguarda la tua idea, ci penserò su!
A presto,
- Buono il teso. Non so se ho ben capito, ma il cuore della donna è forse quello del fratello che non c'è più? Se così non fosse potrebbe essere un'idea da portare avanti, non credi?
Il racconto di oggi lo devo stampare per poterlo leggere con calma. ho letto questo perché mi interessano i gialli, anche se un po' truci come questo.
Ciao, Rainalda
- Roberta, due giorni mancherò, però ti dirò di più su questo racconto su un messaggio.
- Ciao Nicolas!
Ehi! Quanti complimenti, e che paragoni! Davvero grazie mille!
Sono felice che ti sia piaciuto il mio racconto.
Anche io adoro questo genere letterario (e credo che si possa evincere facilmente da quello che pubblico)!
Ancora grazie, a rileggerci!
Anonimo il 04/06/2010 14:34
È il tuo primo racconto che leggo e mi è piaciuto moltissimo! Amo questo genere di letteratura e devo dire che mi è balenata in mente tutta la serie del "Giustiziere della notte" (mitico Charles Bronson!). Richiama in qualche modo i fumetti classici dei supereroi (vedi Batman) con un po' più di durezza! Bravissima! 10+
- Ehilà, eccoti! Grazie mille di essere passato, Vincenzo!
Sì, è vero: è parecchio fumettistico! Mentre lo scrivevo mi ricordava un po' "Rabbia repressa", uno dei primi racconti che ho pubblicato qui.
Comunque concordo con la tua spiegazione: il bello di quando si scrive è che si può dare vita a qualcosa che è frutto della propria fantasia!
A presto, ciaooooo!
- Storia da fumetto, con l'eroe che agisce per vendetta e palesa inquietanti lati oscuri. Bravissima, Robi, è scritto proprio bene, lucido ed essenziale. Sulla violenza: scrivere non è psicanalisi, non si tratta di appagare il nostro bisogno di bontà e giustizia, non è il luogo della nostra personale redenzione. Siamo onesti e leali servitori della fantasia, il nostro compito è diffonderla senza appesantirla con le nostre necessità, fare sì che il lettore possa vivere una storia per quello che è.
- Grazie aspetto con piacere che mi invii i titoli, non preoccuparti non è un papiro ma mi hai detto cose giuste non siamo tutti uguali ognuno reagisce diversamente. Sai ho letto anche il racconto che ti ha consigliato GIacomo e in fondo anche se c'era violenza però l'ho accettata perchè era difensiva insomma certe ingiustizie non ci dovrebbero essere 3 contro uno che non aveva fatto nulla di male. Aspetto il tuo giudizio del racconto domani metto l'ultima parte. Tanti saluti
- Ehilà, Saretta! Oh sì, lo so che tu sei più per i racconti tranquilli e a lieto fine! (tra l'altro ho visto che hai pubblicato la seconda e la terza parte di 'La casa abbandonata': appena posso andrò a leggerle).
Di solito scrivo questo genere di racconti tenendo presente anche una frase che ho letto in un libro, e che diceva: <<John sarebbe diventato un ottimo sacerdote. Era di animo profondamente buono. Amava il prossimo. Aveva però, come tutti voi, la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato nel momento più sbagliato che si possa immaginare. Però sono tanti quelli che hanno la stessa sfortuna e che evidentemente sanno sopravvivere. John non ci è riuscito.>>
Questa frase mi sembra che rappresenti un po' quello che succede a tutti. Quando accadono brutte cose, la gente reagisce in modo diverso: c'è chi riesce a perdonare e chi invece si vendica.
Io scrivo più sulla parte "oscura" perchè da come potrai leggere anche nella risposta che ho dato a Giacomo, sono un'appassionata di libri e film thriller (ma non solo, eh), quindi è più facile che incontri un tema come la vendetta, i killer etc etc... piuttosto che altri.
Comunque se vuoi leggere qualcosa di molto meno cruento, ho pubblicato anche qualche racconto diverso dal mio solito genere. I titoli te li scrivo per posta così finisco qua il commento che più che quello mi sembra un papiro.
Grazie per i complimenti, anche tu sempre presente quando pubblico!
- Ciao Roberta, come sai anche io non amo questi racconti, ma li sai scrivere bene, come dicono sembrano reali ed è questo che mi ha fatto riflettere molto. L'argomento attualmente in questo mondo in cui viviamo è molto acceso e sentire queste cose mi fa spezzare il cuore, però io la penso diversamente. Capisco quanto abbia sofferto, la ragazza, ma non sarei mai vendicativa così, perchè sono molto religiosa e credo nel perdono che mi ha insegnato il signore. Però a volte non è facile perdonare, ma se si vendicassero tutti sarebbe sempre il male a vincere. Però non è giusto che lei abbia sofferto così, insomma capisci è una confusione totale. Il male non ci dovrebbe essere almeno non così tanto già è difficile vivere...
- Sì, Fabri. Lo so che tu non ami particolarmente questo genere di racconti.
Quindi a maggior ragione ti ringrazio di passare sempre dalle mie parti, di leggere e di commentare positivamente ciò che scrivo!
Grazie mille! A presto!
Anonimo il 16/05/2010 21:25
Racconto ben scritto, Robi; sai che io non amo i racconti troppo duri, ma apprezzo la tua abilità nello scrivere.
In questa opera si trova anche un accenno all'introspezione interessante.
Brava!
- @ Ste: concordo. Decisamente crudele il fatto di coinvolgere il resto della famiglia, ma sai anche che i miei assassini sono tutti particolari!
Un bacione!
ps: ah! Per la storia di Liam... lui ha recitato magistralmente la sua parte.
Ma tralasciando questo, sapevo benissimo che tu non glielo avresti mai fatto compiere. (è un "ps" decisamente strano, ma devo parlare in codice onde evitare di divulgare spoiler nel caso in cui qualcuno volesse leggere il tuo racconto).
- @ Giacomo: ciao Giacomo! Dunque, hai trovato questi tag perchè ho notato che sono parole parecchio utilizzate, e ho pensato che il racconto sarebbe stato più facilmente raggiungibile dagli utenti!
Per quanto riguarda la faccenda fantasia - realtà, fortunatamente posso assicurare che è la mia fantasia a farmi creare queste storie (e a giudicare dai vostri commenti, fa anche un buon lavoro)!
Le idee per questo tipo di racconti mi vengono in mente da ciò che sento in tv (intesa come cronaca nera), dai libri e film thriller che leggo e visiono, e anche da quello che vedo quando sono in giro o su un pullman; mi ritrovo spesso a pensare: "chissà quella persona da dove viene, dove sta andando, cosa fa in realtà". Ed è lì che potrebbe addirittura prendere sostanza il viso del killer del mio prossimo racconto!
Sono contenta quindi che tu l'abbia definito quasi realistico, significa che in qualche modo riesco a far entrare il lettore nel racconto!
Adesso che hai citato quella tua opera, appena posso vado a leggerla!
Grazie ancora dei complimenti, ciao!
- racconto molto duro, in cui hai descritto perfettamente il vortice di violenza in cui è caduta Livia. Merita senza dubbio 5 stelle.
Se devo trovare una parte che ho apprezzato di meno è quando lei uccide tutta la sua famiglia... non mi piacciono le vendette che coinvolgono chi non c'entra (anche se poi era successa la stessa cosa a parti invertite).
Tralasciando questo piccolo dettaglio non posso non farti i complimenti... uno dei tuoi migliori racconti.
Anonimo il 16/05/2010 14:01
Genitori, cuore, violenza, vendetta, fratello... questi i tags che mi hanno aiutato ad interpretare il racconto. Fantasia? realta? Fantastica realtà o realismo fantastico? Non lo so,
ma il racconto è ben scritto e quasi realista... se fosse tutta fantasia credo che dentro queste immagini ci sia comunque qualcosa che le accomuna alla tua rtealtà quotidiana. Ser sbaglio perdonami... il fatto è che io in poesia riesco ad uscire dal quotidiano ma nei racconti sono solo e soltanto autobiografico( prova a leggere I tre Naziskin ed il barbone e capirai) e faccio fatica a pensare che nei racconti gialli o fantasy non ci sia un briciolo di realtà Ciao... e brava!
- Ciao Paolo!
Felicissima di aver saputo raccontare mirabilmente qualcosa: gran complimento, grazie mille!
A rileggerci, ciao!
- hai raccontato mirabilmente quel sottile confine tra bene e male il cui confine spesso accarezziamo l'inconfessabile desiderio di oltrepassare...
- Ciao Antonino, grazie milleee!
Sì, è vero... anche se devo riconoscere che lei ha trovato un modo tutto suo per tornare a sorridere.
Grazie per essere passato, a rileggerci!
Anonimo il 16/05/2010 10:37
Drammatico, ma davvero sentito... l'importante è ritornare a sorridere, anche se la sofferenza è stata tanta!
Scorrevole e lineare
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