racconti » Racconti brevi » Birra, la genesi
Birra, la genesi
C'è un punto dell'Italia dove scorrono due fiumi a distanza di una catena collinare, il Tigri e l'Eufrate... ah no scusa, il Marecchia e il Savio; il primo scorre verso Rimini e il secondo ha come direzione Cesena; nelle due valli vivono da più di vent'anni Eugenio e la Jenni, si sono incontrati una sera di dicembre in una discoteca vicino San Marino, ballando il rock n' roll una scintilla nei loro occhi li fece avvicinare fino a mettersi insieme; avevano molte cose in comune, ma per una cosa erano incompatibili: la Jenni andava pazza per la birra mentre Eugenio non ne poteva sentire neanche l'odore, lui non era astemio anzi con lo stato di ebbrezza combatteva spesso la sua timidezza, vino, vodka, tequila, rum, quando giungeva l'ora della sbronza o della "gatta" come la chiamano da quelle parti qualsiasi alcolico andava bene, ma non la birra...
Le abitazioni dei due ragazzi non erano vicinissime, una quarantina di Km di strada tortuosa li separava, così quando la sera la morsa dell'ingranaggio-vita mollava la presa, i due ragazzi si dividevano i km da percorrere incontrandosi sul valico dell'altura che delimitava le loro vallate.
Al primo appuntamento in una notte congelata, Eugenio, temendo che il suo essere introverso prendesse il sopravvento e rovinasse la serata si premunì portando seco una bottiglia di spumante col quale sciogliere l'eventuale tensione, sapeva bene che poteva incorrere nel rischio di essere scambiato per un alcolizzato, ma preferiva questo ad un eventuale serata triste, ma la Jenni era una tipa fuori dalle righe e non solo non fece una piega notando l'insolita presenza della bottiglia, ma anzi la accolse quasi come un dono e la serata fu talmente piacevole da diventare un rito propiziatorio.
I mesi trascorrevano e cambiava la luminosità e la temperatura dei loro incontri sulla collina, ma una
cosa rimaneva sempre la stessa, Eugenio prima di arrivare al luogo dell'incontro si fermava in un piccolo bar dove gli pareva che il tempo si fosse fermato 20 anni or erano e comprava per pochi soldi le due bottiglie dal valore inestimabile una ceres per lei e un bacardi breezer per se.
Le serate trascorse dentro l'abitacolo della piccola autovettura di Eugenio si trasformavano serene in nottate dove i due ragazzi si scambiavano le loro esperienze, le loro emozioni, le loro paranoie, le loro canzoni godendo di panorami per pochi eletti e i rumori della natura che d'inverno erano magari solo il silenzio del gelo attorno e l'abbaiare di un cane in lontananza, in primavera il fruscio del vento fra le foglie fresche appena nate, d'estate i grilli e i gufi e in autunno la pioggerella sul tetto dell'auto; ma in tutto questo c'era una nota stonata, quando la luna arrivava al giusto punto nel cielo e le labbra dei due giovani cominciavano a sfiorarsi come preludio all'amore il sapore di birra
che la Jenni aveva inevitabilmente in bocca si faceva conoscere dalle papille gustative e dall'olfatto di Eugenio il quale lo accettava suo malgrado pensando che non poteva essere tutto perfetto e andava bene anche così...
Come tutte le cose di questa terra però anche la bella storia che i due ragazzi si raccontavano a vicenda volse al termine, motivi futili che se oggi incontrassimo Eugenio pescare nel Marecchia o la Jenni passeggiare lungo il Savio e gli si domandassero, nessuno dei due ricorderebbe quali fossero, ma tutto finì nel nulla (forse il Nulla della Storia Infinita, ma questa è un 'altra storia...)
Ad ogni modo, qualche mese dopo la fine del loro periodo d'amore, che evidentemente non voleva rimanere nell'oblio, a bordo di una corriera diretta nell'entroterra marchigiano per festeggiare il più classico degli addii al celibato c'era Eugenio e una mandata di suoi scoppiati compaesani...
Fra le canzoni ubriache, storie, paragoni con precedenti addii al celibato e bugie fresche fresche pronte da essere raccontate, scorrevano ettolitri di birra, tutti avevano rigorosamente in mano la loro bottiglia, dalle becks alle demon e i più facinorosi addirittura peroni da 0, 75 l. tranne lui;
Eugenio li guardava con l'aria di chi non sopporta gli altri che si divertono, soprattutto quando qualcuno gli porgeva lo scatolone pieno di bottiglie a mo di vassoio d'argento per servirsi, ma ad un tratto mentre annuiva svogliato ad un amico seduto sul sedile vicino che si vantava di una conquista improbabile, un altro si appostò in piedi nel corridoietto fra i due sedili dondolando la sua birretta proprio sotto il naso di Eugenio... non c'era dubbio quell'aroma era inconfondibile! Le labbra della Jenni! Quelle piccolissime dosi ricevute baciandosi l'avevano reso amico del liquido dorato (un po' come Alessandro Magno assumeva piccole quantità di veleno per esserne immune)
Eugenio gliela strappò di mano
- Will! (era l'attuale soprannome di Eugenio tratto dal film Will Hunting Genio e Ribelle in quanto da piccolo era chiamato solo Genio come abbreviativo)
- Will che cazzo fai?! È pieno di bivve laggiù pvenditene una lì! (Ugo aveva la erre moscia)
Eugenio tornò in se
- scusa Ugo
e si diresse verso lo scatolone che era brandito come una braciola di carne da un branco di piragna;
la birra comincia a entrare in circolo e anche se l'autista della corriera aveva messo la cassetta di Castellina Pasi lui, nella sua testa sentiva "the art of shredding" dei pantera, l'era della birra era cominciata! (da quel giorno Eugenio non smise più di bere birra ed ora riposa in una casa di riposo per alcolizzati in quanto malato di delirium tremens).
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Anonimo il 03/06/2010 13:59
Bella la tua riflessione, Bob. Davvero apprezzata. Ciao
- caro Giacomo, non corro il rischio di ascoltare i consigli, perchè non so recepirli, leggendo so solo dire se alla fine mi è piaciuto o meno quello che ho letto, ma non riconosco uno stile, come invece mi riesce con una canzone, infatti quando mi hai scritto che il mio modo ti ricordava il tuo di qualche anno fa oltre a farmi un gran piacere, mi ha sorpreso che si potesse avere nostalgia del modo di scrivere, come di una persona o di un profumo o di un sapore
Anonimo il 03/06/2010 08:11
Bob... non ascoltare i miei consigli... io scrivevo come te... poi ho ascoltato i consigli dei letterati ed il mio stile ha perso smalto e spontaneità. Ogni tanto torno ad essere me stesso e scrivo a fiume... non seguire consigli, se non per una breve analisi del tuo modo di esporre... minima però! Ciao
- grazie ragazzi, la mattinata di mmerda è spazzata via dai vostri commenti
-----------------------------------------------------------------------------------------------------
per la Cris: "the answer my friend is blowing in the wind, the answer is blowing in the wind" (sorrido)... si quella collina lì
- Hey ma lo sai che mi piace, bella storia. Ma è ambientata in quella collina? Proprio quella collina, vero?
- ehi bob questo racconto è davvero... dolce? triste? ironico? agghiacciante? hai tracciato un percorso partendo dal miele arrivando al fiele (ok, questa non è mia), il finale è una lama in mezzo alle scapole del lettore. bel racconto, davvero
Guido
- ho guardato quanti anni hai e ho visto che ne hai zero, quindi ti parlerò come a un mio coetaneo (14 anni mentali), in primis grazie mille, mi fa un sacco piacere che qualcuno legga quello che scrivo, proprio non pensavo che fosse così positivo questo sito; io sinceramente non mi pongo il problema della punteggiatura, voglio dire che non lo faccio per accelerare la storia, so scrivere solo così, sorrido. invece volutamente mi piace dire cose tristi scherzando. a risentirci, di sicuro leggerò qualcosa di tuo, se non altro per vedere come diventerà il mio stile ascoltando i tuoi consigli, ciao!
Anonimo il 25/05/2010 17:25
Hai scritto un racconto divertente e triste nello stesso tempo. La cosa che più mi ha impressionato è il tuo modo di scrivere... da giovane scrivevo anch'io così. Buttavo fuori tutto come un fiume in piena... periodi lunghi, pochissima punteggiatura, un'immagine dietro l'altra come se dovessi accelerare la storia. Ricordo che la mano non seguiva il pensiero... per me era dovuto al fatto che avevo in testa un miliardo di cose da dire e non potevo soffermarmi con virgole punti e quant'altro. Mi sto rendendo conto che lo faccio anche in questo commento che mi riporta indietro negli anni e la cosa mi fa stare di un bene che non puoi nemmeno immaginare quanto anche perchè non ci conosciamo e ti parrà strano che un vecchio rimbambito si metta a fare paragoni!!!
Ti ho dato un esempio di come scrivevo.
Poi mi hanno consigliato di fare periodi brevi. E molte virgole. Anche punti e virgola. Bene. Ora lo faccio. Ma, c'è un ma!!! Mi piace ancora come scrivi tu.
- povero Eugenio, che fine! per niente sobria.

Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0