Buonasera. Sono Edoardo Mati. Ho circa ventiquattro anni. No. Vi prego non alzatevi. Non alzatevi. Non vi vedo. Ma so che volete farlo. Ci metterò giusto qualche minuto. Poi me ne andrò, giuro. Non ho un motivo preciso per essere qui. Sono qui forse per sbaglio. Forse per finta. Forse per sogno.
Io sto per impazzire. Sto per perdere la testa.
Non ho armi. Non ho niente. Ho perso tutto. La mia dignità l'ho persa insieme alla voglia di combattere.
Cosa sta succedendo? Qualcuno me lo può spiegare?
Edoardo è arrivato in quel posto una settimana fa. Un esperimento ben retribuito.
È bastato il primo giorno per farlo pentire di essere partito.
È entrato in un bar. Non c'era nessuno. Nessun suono. Nessun rumore. Eppure sul bancone bicchieri ancora pieni e un tavolo con le carte da gioco rovesciate verso l'esterno. Uno dei quattro avrebbe fatto un poker clamoroso.
In tutta la città solo il niente. Anzi. Il Niente.
Abbandonato. Atrocità. Ammalarsi.
Un giro per le compagne costeggianti la prima città. Regola matematica. Cambiando l'ordine degli addendi la somma non era cambiata. Delirio. Perdizione. Dubbi.
Presagio?
Impossibile.
Villa fuori città. Piscina. Gazebo. Triplo box. Tre auto.
Nessuno.
L'acqua ogni tanto si muoveva, al ritmo di bracciate impossibili. Una macchina andò via. Nel box ora due macchine. La fame lo ha spinto nella cucina di trenta metri quadrati.
Voleva dormire. Ha passato nella villa la notte. Non la passa bene. Perennemente disturbato da voci. Insulti. Minacce.
Vattene. Vattene. Vattene. Vattene. Mostro.
Edoardo comincia a dimagrire. Occhiaie buie e scavate. Voci. Voci. Voci. Sempre diverse, sempre ostili. Edoardo corre di città in città, di locale in locale, di casa in casa. La matematica non sbaglia. Non c'è mai nessuno. Edoardo ha paura. Delirio. Svuota ogni bar di alcoolici. Il suo fegato comincia ad abbaiare.
Ogni tanto fa il bagno. Ogni tanto si lava. Ogni tanto guarda un film in qualche casa troppo pulita per essere abbandonata. Non ci fa più caso.
Edoardo è entrato in questo posto. Ha sentito degli urli. Mostro. Mostro.
Il locale è abbellito per le migliori occasioni. Non per lui. Una premiazione, un galà.
Edoardo sale sul palco e si avvicina al microfono. Comincia a parlare.
Non ottiene risposte. Silenzio.
Sente il cuore rimbalzargli nel cranio, come una pallina da ping pong. Edoardo sviene.
Rinviene sulla spiaggia. Intorno a sé orme di molte forme di vita.
Edoardo si butta in acqua. Nuota. Bracciate possibili. Un sogno? Un incubo?
Prima o poi qualcuno arriverà e lo riporterà a casa.
Un ottimo compenso.
Dura la vita sul pianeta delle persone invisibili.