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La farfalla nera: La fuga

Se solo non avesse lasciato scivolare la mano, se solo non avesse visto il suo affilato pugnale entrare nella carne dell'uomo, ora non avrebbe avuto i soliti sensi di colpa. Ma quello era il suo lavoro, non conosceva altro che l'omicidio, sin dalla nascita era stata abituata ad uccidere lasciando da parte la pietà, proprio come un assassina fredda e senza cuore. Le sue vittime morivano rassicurate dai suoi profondi occhi smeraldo illuminati dal leggero trucco nero. Nella setta veniva chiamata "Farfalla nera" perché vestiva sempre una lunga cappa corvina che la confondeva tra le ombre create dalla sua amica notte, era agile, splendida e leggiadra, la numero uno fra tutti gli assassini. Quel lunedì le era stato assegnato il compito di uccidere un poliziotto che si era immischiato troppo negli affari della setta, aveva scoperto ed ucciso "La serpe" mentre era in missione esplorativa. Quello fu un proiettile al cuore per suo padre, il re della notte, che ordinò subito a Butterfly di punire il federale con i suoi due pugnali, facendolo soffrire come un condannato ad una lunga e dolorosa pena di morte. Ma la giovane vedendo il viso del suo bersaglio contratto dalla paura aveva avuto pietà, quella schifosa pietà che l'aveva portata a disubbidire agli altissimi ordini del capo, infatti in quella fredda notte di Novembre, lo sbirro era morto senza provare dolore, e lei come d'abitudine gli aveva chiuso gli occhi e aveva lasciato sul cadavere un biglietto con disegnata una farfalla nera.
Passarono diversi mesi, il lavoro di Butterfly e dei suoi colleghi procedeva all'insaputa del mondo. Nemmeno i più grandi investigatori dei servizi segreti erano riusciti ad interpretare quei biglietti con disegni animali gettati sui corpi delle vittime della setta, che giorno dopo giorno si moltiplicavano. La fredda ragazza era stanca di vivere nel sangue, ma era costretta, quella era sempre stata la sua vita, era nata dal re e dalla defunta regina della notte, i suoi genitori, ed era sorella della Serpe e del Corvo entrambi morti per mano della polizia, tutti e due vendicati da lei. Ma non voleva più uccidere a comando, come un mastino pronto a guadagnarsi il suo pezzo di carne, odiava suo padre e si era promessa di ucciderlo di ritorno da un lungo viaggio d'allenamento. Doveva evadere da quella prigione senza sbarre, dove le uniche persone che amava erano morte. Infatti quella notte scappò portando con se le sue fide lame e tutta la determinazione che possedeva, eppure aveva paura, era terrorizzata dal sangue che avrebbe fatto scorrere per scappare dai suoi ex compagni, gli assassini di suo padre. Si calò dalla piccola finestra della camera dove allogiava, poi atterrò con grazia sull'asfalto, lasciandosi per sempre alle spalle la casa dove era nata e sarebbe dovuta morire. Ma il suo destino era diverso, lei doveva veder soffrire quel porco di suo padre, colui che aveva cercato di toglierle tutti i sentimenti tranne uno, l'odio. Invece Butterfly possedeva amore, pietà, sapienza ed intelligenza, lei non era fatta per essere un'assassina.
Correva, anche se le gambe le stavano crollando, la giovane correva. Doveva raggiungere un posto abbastanza lontano dalla casa degli assassini, un luogo dove riposarsi, aveva bisogno di un dannato nascondiglio. Ore e ore di corsa, poi vide una barca abbandonata, ciondolante sul mare. Salì a bordo e dopo vari tentativi, riuscì ad accendere il motore, così partì, verso una nuova avventura. Lontana dal suo passato, ma vicina alla sua vendetta.

 

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3 commenti:

  • filippo pagani il 14/06/2010 18:47
    Paola grazie mille per il bel commento, apprezzo davvero che ti sia piaciuto... entro stasera credo che pubblicherò il secondo
  • Paola B. R. il 14/06/2010 18:19
    Carina l'idea, una Nikita cresciuta dalla famiglia e adesso????
    Ce la farà a scappare?? O il passato è una zavorra ingombrante????
    Ciao alla prossima!!!
  • Guido Ingenito il 13/06/2010 18:25
    un po' di Kill Bill in un racconto carino. La stesura è però, secondo me, frenetica con un po' di refusi sparsi qua e là. La prima parte, in cui primeggia la descrizione, è molto leggibile al contrario della seconda, in cui la leggebilità cala leggermente. Viva la redenzione, ma si parla comunque di un'assassina. Comunque un racconto carino, da leggere sicuramente.

    Guido

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