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Supermonteradio 100. 2 Mz (seconda e ultima parte)

Sono passati dieci giorni da quella sera umida e nebbiosa; il tempo si è rifatto discreto, non c'è più la nebbia, la temperatura, comunque, è rimasta invariata. Di giorno però fa sensibilmente più caldo, non è l'estate di san Martino ma, almeno, non piove e le strade sono spazzate da una costante tramontana.
I giubbotti di tela jeans sono stati tuttavia sostituiti da giacconi un po' più pesanti. Sono di moda i Montgomery, di panno pesante o impermeabili e foderati.
Le macchine continuano a sostare una dietro l'altra in fila indiana in piazza Monumento ed anche nell'altra piazza, un po' più piccola, e il frastuono si fa sempre più intenso quando i cosiddetti nottambuli si concentrano in questi due spazi, ormai in loro possesso per usucapione serale.
Qualcosa nell'aria, però, bolle. La notizia che un gruppo di soci ha intenzione di installare una stazione radiofonica, in gergo paesano aprire una radio, è diventata di dominio pubblico e, quindi, argomento di discussione non solo la sera, nelle due piazze, ma in ogni ambiente solare.
L'eccitazione sta crescendo con il passare dei giorni e i pareri contrapposti danno adito a infinite diatribe circa l'esito dell'impresa, così come è vista e considerata l'intera operazione. I più giovani, ovviamente, sono entusiasti e fremono d'impazienza; almeno non dovranno dissanguarsi in spese telefoniche per le dediche visto che attualmente la radio più vicina è raggiungibile solo con telefonate fuori distretto.
Gli anziani sono per lo più scettici, ovviamente quelli che si intendono di radio perché la quasi totalità ha ben altro a cui pensare. Quelli che, in ogni caso, mostrano interesse e quindi animano le discussioni sono i rappresentanti del ceto medio ed inoltre, dai cinquant'anni in giù.
Quasi tutte le rappresentanti del sesso debole, di ogni lignaggio, in modo discreto e con il civettuolo silenzio che li distingue, tutte indifferentemente. Esse, le donne, fingono di non capire alcunché di queste cose, fanno spudoratamente pure la morale a chi li interpella, ma tra loro, ovviamente con la sempieterna discrezione, mostrano di saperne molto più del dovuto, se non del consentito. Soprattutto considerano che una emittente radio in paese permetterà loro di civettare telefonicamente con la tranquillità consentita dall'anonimato e dalla modica spesa telefonica, con uno scatto si può stare al telefono finché l'orecchio non arrostisce, ed anche oltre se lo si intervalla con l'altro.
Di tutto questo tran-tran i nostri eroi ne sono totalmente consapevoli e, fra tutti, sono i più ansiosi di iniziare, si sa infatti che in ogni impresa il temporeggiare è sinonimo di fallimentare aborto.
A rendere oltre modo difficile tutta l'operazione imbastita sono naturalmente tutte quelle nozioni di cui nessuno di loro è in pieno possesso (sic), di radio ne sanno poco più del resto dell'intera popolazione di Montapiano e per questo, dopo la messa a punto dell'idea iniziale, ovvero la decisione unanime e senza ripensamenti, si sono inoltrati nella seconda fase del piano, così semplicemente espressa: "tattica e strategia", in altre parole "non perdersi d'animo per nessun motivo".

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3 commenti:

  • laura cuppone il 21/06/2010 10:25
    bello, bello, bello!!!
    questi ragazzi mi hanno fatta tornare indietro e sognare anche.
    hai deciso di descriverli in questa fase del racconto.. hai deciso di descrivere anche la loro "appartenenza" geografica per dar l'idea dell'impresa, del sogno, che può realizzarsi, se ci si crede.

    piaciuto!!!
    ah, che tempi...
    ciao Miche
    Lau
  • Michele Rotunno il 20/06/2010 10:21
    Perifericamente.
    Grazie Guido.
  • Guido Ingenito il 20/06/2010 00:54
    Michele ma per caso l'hai vissuta in prima persona questa esperienza?
    davvero bello, insegna davvero che volere è potere. Romantico.
    bella l'escursione verso la fine sulle descrizioni dei personaggi, un piccolo passaggio per conoscerli meglio, escursione infilata nel momento giusto.
    bellissimo

    Guido

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