Mi sembra tutto così assurdo, tutto così dannatamente osceno. Sono ancora qui, al commissariato, tra gente che mi guarda di sbieco come fossi una criminale incallita o una puttana triste e appena malmenata.
Invece cosa sono? Che ci faccio qui? Ho freddo, darei qualsiasi cosa per una doccia, un letto, acqua, acqua fresca.
Vivo da sola ma chiameranno i miei.
Mia madre farà la sua solita espressione di chi già sapeva che mi sarebbe successo qualcosa, poi piangerà e si farà consolare dalla sanguisuga, senza mai capire cosa significhi comprendere o almeno cercare di farlo. Torneranno a casa senza risolvere niente, lei andrà a letto imbottita di lexotan e lui si berrà una bottiglia prima di cena, che mia sorella preparerà come fa da tre anni. Cazzo ha solo 13 anni! Non ci torno in quella fogna ma tra poco la porterò via e starà da me, con me.
Il commissario sembra un buon diavolo. Mi fa domande ma poi cerca di farmi rilassare e ricordare, diventa calmo e accondiscendente, poi ritorna all'attacco, mi aggredisce e cerca di farmi ragionare.
Ricordare..
Sento ancora quel sangue caldo bagnarmi i vestiti, sento ancora il fiato e quello strano rauco suono nel respiro di quella bestia, sento la sua ombra fredda calare su di me come una furia.
Poi ho corso, corso a più non posso, fuori, la notte, fuori, sola, la polvere, il sale delle lacrime, un dolore al viso, l'odore del sangue.
Cosa dovrei ricordare? Che stavo per morire?
Lui non lo ricordo più. Solo la sua voce al telefono.
Ricordo il suo corpo, come un manichino informe rosso, rosso... rosso!
Ho paura, quell'uomo conosce il mio nome, il mio numero, lui mi ha mandato quel messaggio, lui mi ha fatta andare lì.
Così sospettano qui, alla polizia. Ma non hanno trovato il telefono della vittima, il mio è l'unica prova.
E troveranno i numeri di tutta la gente che conosco.
Conosco?
Non so chi conosco, non so chi mi conosce.
Non so se ha importanza...
Vorrei soltanto incontrare Gerald ora, sarebbe davvero bello, l'ideale!
Eccoli, ancora a interrogarmi, ancora a scavare nel mio cervello, nemmeno io so farlo, è tutto così confuso, tutto così oscuro.
Devono lasciarmi andare, dovranno prima o poi smettere, non possono trattenermi, non hanno soldi per pagare qualcuno per proteggermi, sono solo degli sporchi egoisti, tutti quanti come lupi affamati, tutti a spiare i miei movimenti, solo per trovare quel pazzo schifoso!
Vorrei solo una doccia, solo un letto, Gerald e qualche caramella dolce, vorrei... non pensare... non ricordare...
Ma qualcosa, qualcosa la ricordo.
Ricordo il fumo uscire dal comignolo della fabbrica di fronte, ricordo che stavo per spezzarmi la caviglia quando sono caduta per strada, ricordo due cani randagi circolare in cerca di cibo e uno di loro liberarsi la vescica sulla ruota di un'auto, un'auto gialla, un taxi, un numero grande come la portiera stampato in cubitali.
Un numero che non voglio rivelare.
Ho paura e se uscirò prima che lo trovino lo cercherò io.
Un tassista maniaco che ha cercato di uccidermi, che forse vuole farlo ancora.
Lo cercherò perché ha ucciso la mia possibilità d'amare, forse l'unica.
Non voglio essere schiava della mia stessa paura, né della sua minaccia.
Andrò all'Antichrist. Forse ho un'idea, si ora che ci penso, forse so chi potrà aiutarmi.