username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Pazzia

Stava quasi per addormentarsi, quando all'improvviso sentì uno scroscio d'acqua proveniente dall'alto. Spaventata, si rassicurò subito pensando che qualcuno al piano di sopra stesse facendo la doccia. Ma si alzò di scatto dal letto quando ricordò che il suo appartamento si trovava all'ultimo piano del condominio, e che sopra il suo c'era solo un terrazzo che fungeva da tetto. Si infilò una giacca, uscì dalla porta di quel confuso appartamento soffocante che era casa sua e si avviò su per le scale che portavano al terrazzo. Non sapeva ancora cosa si aspettava di vedere. Al sesto gradino si fermò, in ascolto. Lo scroscio d'acqua sembrava proprio quello di una doccia, o di una vasca. Al settimo gradino si fermò di nuovo: l'acqua aveva smesso di scorrere. Un po' allarmata, quasi voleva ritornare nel suo letto, al sicuro. Salì un altro gradino. Al decimo gradino si girò, decisa a ritornare nel letto. Ma restò pensierosa sul nono gradino, si voltò di nuovo e salì le scale con una nuova determinazione. Aprì la porta. Si trovò davanti una vera e propria vasca da bagno, con tanto di sapone schiumoso e straboccante. Chi aveva portato una vasca da bagno sul tetto di un condominio alle tre del mattino? E soprattutto come aveva fatto l'acqua a scorrere senza i tubi? E soprattutto per quale sacrosanto motivo? Si avvicinò: l'acqua era proprio invitante. Si diede un pizzicotto, e sentì dolore. Non era un sogno. Era stramaledettamente reale. E c'era qualcosa di sbagliato in quella schiuma. Pensò che tutti quei maledetti psicofarmaci gli avevano fatto andar via quel poco di senno che le era rimasto. Sicuramente le medicine l'avevano aiutata ad andare avanti, dopo l'incidente. Se non ci fosse stato quell'incidente lei sarebbe ancora la principessa delle fate e non avrebbe dovuto vendere sassi - autentici sassi di campagna - per sopravvivere. E gli uomini in bianco non avevano fatto altro che rovinare tutto. Ecco perché era scappata dalla prigione maledetta. Aveva trovato rifugio presso uno squallido appartamento dell'ultimo piano, ma per farlo aveva dovuto sacrificare la donna che ci abitava e tenere nascosto l'uomo, probabilmente il marito, in bagno. Peccato che si era opposto. E quest uomo tanto ribelle aveva dovuto dire addio alla mano sinistra. "ma io non sono pazza!" disse di fronte la vasca. Era reale, come erano reali i folletti che venivano a farle visita di tanto in tanto.

 

0
7 commenti     0 recensioni    

un altro testo di questo autore   un'altro testo casuale

0 recensioni:

  • Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
    Effettua il login o registrati

7 commenti:

  • Aidi Freedom il 23/04/2011 12:51
    grazie
  • Anonimo il 11/03/2011 16:47
    Divertente come se non più della montagna Complimentissimi!
  • laura cuppone il 18/07/2010 19:10
    ... potrebbe essere un attimo di confusione della protagonista...
    in fondo é... pazzia, no?
  • Aidi Freedom il 18/07/2010 19:03
    Eh già lo penso anch'io... mi sono persa nel descrivere l'attesa sugli scalini... non so se e come modificarlo, ci penserò su.
    Grazie Laura!^^
  • laura cuppone il 18/07/2010 18:56
    un raccontino niente male.
    un horror leggero, ma che si legge con scorrevolezza e restano in mente le immagini descritte.
    credo Michele abbia ragione quando parla delle scale...
    i numeri sono rivelatori..
    ciao Aidi
    Laura
  • Aidi Freedom il 18/07/2010 12:22
    Questo racconto l'ho scritto tempo fa, quando leggevo molto Stephen King. Forse volvo imitarlo! Si, in questo non traspare niente di mio, non c'è niente oltre la pazzia di questo strano personaggio. Comunque grazie!!
  • Michele Rotunno il 17/07/2010 23:31
    Aidi la schizofrenica! Credo che ti sia incartata con i gradini, tra l'ottavo e il decimo. Non è horror puro, magari con un po' di sangue..
    Scherzi a parte hai descritto bene la pazzia del personaggio. Non so se dietro ci sia altro da leggere, se sì non l'ho rilevato.
    Ah!, ogni promessa è un debito.
    Brava!

Licenza Creative Commons
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0