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Le nostre domeniche

<<Mi sono sempre piaciute le nostre domeniche.>> Dice Robert abbracciando Sara.
<<Anche a me, Rob>>
Il ticchettio della pioggia si fa più insistente contro il vetro della finestra.
<<Lo senti?>>
<<La pioggia?>> Domanda incerta lei.
Lui non risponde, si alza per affacciarsi alla finestra. L'aria profuma di pulito, come sempre quando la pioggia arriva inaspettata.
<<Rob, che fai?>>
<<Tutto mi appare diverso. Quante volte ci siamo fermati a vedere un temporale?>>
<<Tante.>> Risponde Sara cominciando a singhiozzare.
La città gli appare sconfinata. Non sembra la stessa, eppure lo è.
I tetti sembrano più rossi, perfetti. Non si era mai accorto che la facciata della casa di fronte fosse imbrattata da un murales. È tutto così vivido.
<<Vieni a vedere com'è tutto perfetto! Perché non ce ne siamo mai accorti?>>
Sara scuote la testa e gli fa cenno di andare a sedersi vicino a lei.
Rob si avvicina, si siede sul letto. Anche quello gli pare estraneo, diverso, non aveva mai prestato attenzione alla sua morbidezza.
Sara lo guarda. È Rob con i suoi occhi verdi, ma ha ragione lui, è diverso.
<<Lo sai cos'è perfetto?>> Dice accarezzandogli il viso, <<la nostra amicizia è perfetta.>>
La voce le si strozza in gola, esce dalla bocca come l'ultimo respiro di un morente.
China un attimo lo sguardo, tira su col naso e poi torna a guardarlo. Non è possibile che quello che le ha detto sia vero.
<< Rob, è impossibile.>>
<<Lo penso anch'io, ma devi aiutarmi.>> Ammette stringendola forte. <<Abbiamo giurato che ci saremmo aiutati sempre, ricordi>>
Sara annuisce, il cuore le batte all'impazzata come per toccare quello di Rob.
Lo osserva meglio. Il suo viso sembra proprio lo stesso. Fa scorrere un dito sul sopracciglio diviso dalla caduta dal motorino, percorre i solchi ai lati del naso, gli tocca le labbra, sembra tutto normale.
Le sorride.
<<Stai sorridendo. Se fosse vero come potresti?>>
<<Mi vengono in mente i pomeriggi d'estate, quando eravamo bambini.>> Lo sguardo di Robert si fa assente, si perde nei ricordi <<Tu volevi stare solo con me. Le femmine erano troppo lagnose, ricordi.>>
Gli pare di rivedere la ragazzina con le ginocchia sbucciate, la piccola Sara che gioca a fare il maschiaccio.
<<Anche io volevo stare solo con te, lo vorrei ancora, Sara.>>

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5 commenti:

  • Anonimo il 13/05/2011 15:39
    oddio tristissimo... ma molto bello! Sei un narratore eccezionale!
  • Salvatore Cipriano il 22/08/2010 12:33
    In pratica s'è ammazzato d'overdose o cos'altro?
  • rainalda torresini il 22/08/2010 10:19
    L'amicizia vuol dire anche questo anche se qualcuno non sarà d'accordo sul profilo etico. Questo per quanto riguarda il contenuto del racconto. Il testo è un dialogo e mi piace perché sembra la sceneggiatura di un film.
    Non voglio dare giudizi numerici, da prof. di matematica non amo le valutazioni numeriche sia nel positivo che nel negativo perhè in letteratura secondo me è solo questione di gusto. Ognuno ha un suo stile che può piacere o meno e credo che questa non sia la sede adatta a dare voti.
    Ti ringrazio lo stesso per aver letto il mio racconto.
  • Anonimo il 22/08/2010 10:18
    Mah... finale sconvolgente!
    All'inizio credevo fosse una pagina estratta dal tuo diario
    L'epilogo invece lascia pensare...
    Sinceramente speravo qualcosa di diverso!
    È indubbio però che hai descritto una delle tante amare realtà dei giovani di oggi!



    A. R. G
  • Anonimo il 22/08/2010 10:00
    Il tuo racconto è come come una lama che trafigge il cuore. Mi dispiace, ma non posso esprimere nessun giudizio.

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