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Il compimento dell'amore

Io il mondo non posso più guardarlo perchè ogni albero ogni foglia ti contiene. Ogni striscia di cielo. Ogni strada.
Ho un luogo interno, un punto bianco dentro me dove tu non sei.
Qui tutto scivola via. Qui i pensieri disturbano le cose.
In punta di piedi mi ricordo di te... la volta che ti ho tenuto stretto come un gattino annegato, una piantina gelata. Senza che un solo pensiero, una parola mi attraversasse il cuore.
Bastava il tuo respiro, filato come seta tra le mani.
Eppure le tue ferite io non le ho mai viste veramente perchè veramente non ho mai visto le mie. Erano troppo grandi per guardarle... posarci sopra gli occhi, stenderci una mano.
Soltanto ora che guardo il volto di mia madre, la sabbia del suo grande deserto dove ho lasciato i miei piccoli passi silenziosi
io le vedo. Tutto il dolore tra le tue fessure diventato sale.
Qui non c'è posto per l'amore. E'un luogo troppo piccolo o forse così grande che se anche volessi non lo potrei cercare. E poi ogni giorno vedo cadere le tue briciole, un leggero pulviscolo di luce che io però raccolgo. Potrei ridisegnarci il tuo contorno, le linee delicate di scoiattolo. E poi guardarti dondolare su una foglia, rosicchiare una ghianda. Perchè lo so che sei il mio albero di gelso, lo so che le tue mani e non quelle di mia madre mi hanno aperto nel guscio e come tenere radici poi hanno cercato per me il cielo. Anc'io però ti ho tenuto nel palmo e dopo ti ho posato sugli alberi sui tetti perchè da lì vedessi il mondo. Poi ti ho tenuto nel latte per farti ammorbidire il cuore.
Insomma, tutto si è compiuto.
Di te resta la voce. I grani delle tue parole sparsi chissà dove che se li raccogliessi potrei infilare una novena o forse una canzone.
Restano gli occhi dove si addormentano le fate.
Le mani sopra il pianoforte.
Così leggere che posso attraversarle con un soffio.
E di me cosa resta... il filo dei miei piedi nudi sopra il travertino della scala, la tua scala. Il mio respiro fatto solo di te, delle tue piccole cose. Le corde dolci della tua chitarra, i bastoncini scuri di cannella, i tuoi semi seccati...
Resta la meraviglia delle ciglia, là dove il mondo si distende in una luce di bosco.
I miei fianchi sottili che tu sfogliavi come veli dolci di crespo. Tu che tieni sulla punta delle dita le cose e poi le lasci andare.
Io ho solo le parole e scrivo. Forse perchè so immaginare il vuoto.

 

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