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L'ultima sigaretta

l mare era abbastanza tempestoso nonostante la giornata che ormai giungeva al termine fosse stata calma e serena. Le onde schiumose si abbattevano con furia sulla spiaggia rocciosa e selvaggia. All'orizzonte, uno spettacolo degno della tavolozza del migliore dei pittori: il sole si tuffava fiammeggiante nel mare inquieto e lasciava intorno a se i colori più disparati, dalle accese tonalità di rosso, arancione e rosa alle più cupe tonalità di blu. A qualche metro dal bagnasciuga su cui si abbatteva l'ira delle acque, in una posizione riparata, era posta una barca rovesciata. Un uomo poggiava la sua schiena alla chiglia della trasandata imbarcazione. Era vecchio, o forse la vecchiaia era apparente, un illusione data dalla sua trasandatezza. La barba era abbastanza lunga, ma non più di tanto: era la tipica barba che molti associano al filosofo. Il volto era scavato da profonde rughe. Due lacrime maleodoranti di whisky gli scivolarono fino al mento. Da un pacchetto sgualcito posizionato vicino ad una bottiglia ridotta ormai in frantumi afferrò l'ultima sigaretta e cominciò a lasciar andare i ricordi. La prima cosa che riusciva a ricordare della sua infanzia era un orologio: a quanto ne sapeva lui era il ricordo più lontano nel tempo che possedesse, quello più vicino al momento in cui aveva fatto capolino sullo scenario della vita. Era un orologio bianco, ordinario, senza numeri sul quadrante, abbastanza grande: non sapeva perchè, ma lo associava alla sala di attesa di un'ospedale, e nella fattispecie all'attesa con suo padre della madre che in sala parto dava vita al suo fratellino. Fratello che rappresenteva un'anima totalmente opposta alla sua; e infatti destino volle che spesso e volentieri fossero nemici. Aveva acceso la sua sigaretta e il flusso dei ricordi lo portarono ai tempi dell'università. Allora era un bel ragazzone, sigaretta sempre in bocca e chitarra a tracolla. Studiava filosofia ed era sempre in prima linea durante le proteste e i sit-in contro il potere: correvano allora tempi di fermento, ma non si riuscì a cogliere l'occasione per cambiare davvero le cose. Al terzo anno di università si era innamorato di una ragazza carina e vispa, uno spirito inquieto; ma mentre lui era inquieto per ragioni che nessuno è mai riuscito a capire, lei era inquieta perchè usciva fuori da una lunga storia con un ragazzo finita male. Ciononostante si affezionò a quel bel ragazzone colto e amante della poesia e della musica rock e creò con lui un bel legame: si baciarono, fecero sesso, fantasticarono anche su una eventuale vita futura insieme. Durò cinque mesi: il rapporto andò in frantumi quando si rifece vivo l'ex ragazzo di lei: la fiamma di quell'antico amore si riaccese, ma lei fu onesta con il protagonista della nostra vicenda: si lasciarono da buonissimi amici, anche se lui ne restò, nel profondo del suo cuore, profondamente ferito. La sigaretta era ancora nella sua bocca: aspirò un'avida e profonda tirata di fumo e si ricordò della sua personale libreria: gli venne in mente di quella volta in cui afferrò "Cuore di tenebra" di Conrad, che aveva letto qualche settimana prima: lo riprese, ne lesse l'ultima frase e, non riuscendo mai a capire il perchè, cominciò a piangere. Piangeva spesso lui, ma lo faceva sempre di nascosto dagli altri, al riparo da occhi indiscreti: voleva dare di se l'immagine del duro, e spesso agli occhi di chi non lo conosceva bene così appariva. Dopo altri tre tiri da quella sigaretta, gli venne in mente di quando, giornalista in una testata locale, aveva mandato a fanculo il suo direttore, perchè stanco di occuparsi della cronaca del suo piccolo comune di provenienza: voleva occuparsi della pagina culturale, si reputava all'altezza del compito. Lui era fatto così: impulsivo, a volte presuntuoso, spesso nichilista, non pensava alle conseguenze: e infatti fu lincenziato dal giornale. La sigaretta era ormai quasi finita: pensò a sua moglie, ben diversa da quella ragazza che aveva amato all'università: fredda, ordinaria, con lui condivideva solo la passione per la musica rock, si cui però non riusciva a cogliere l'essenza di ribellione: per lui era una "borghesuccia". Non sapeva perchè l'aveva sposata: certo, lei era comunque bellissima, e l'aveva amata per un periodo, ma non possedeva il fuoco interiore della ragazza amata in gioventù, quella ragazza che in cinque mesi gli diede quello che sua moglie non gli diede in cinque anni. Il matrimonio finì per circostanze tragiche: lei morì in un brutto incidente. Da allora non legò più con nessun'altra donna in maniera stabile. L'ultimo tiro di sigaretta gli bruciò la gola. Pensò che aveva lottato, aveva cercato con tutte le forze di ottenere ciò che voleva, e talvolta c'era anche riuscito: ma si sentiva solo e stanco. La vita cominciava a stargli sulle palle. Ormai era estinto quel sacro fuoco che lo divorava e lo spingeva a fare sempre il massimo in ogni impresa in cui si gettava a capofitto. E poi si sentiva in colpa: ma di questa colpa non conosceremo mai la natura. Cominciò a dirigersi verso il mare tempestoso: si godette la salsedine che pulsava nell'aria intorno a lui e buttò l'occhio sulle stelle che cominciavano ad illuminarsi sulla volta celeste. Aveva sempre amato le stelle. Continuò a camminare verso le bianche onde, fino a quando non scomparve tra i flutti.

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4 commenti:

  • Dark Side il 02/07/2011 13:54
    grazie a tutti per i commenti... un saluto
  • Isaia Kwick il 01/07/2011 06:10
    Questa storia mi e' piaciuta molto, il personaggio ti veicola in immagini di vita e di morte.
  • Anonimo il 11/09/2010 12:24
    Questa storia mi prende perché mi è accaduta una cosa simile, senza sposarmi naturalmente! Le ragazze che amiamo di più non saranno mai nostre, mai per sempre! Arriva prima poi uno più bello e più ricco che te la soffia!
    Scritto bene!
    7, 5



    A. R. G
  • Anonimo il 11/09/2010 00:50
    racconto molto interessante per contenuto... linguaggio accattivante... immagini che prendono e te lo fanno gustare tutto di un fiato... anche quando scrivi racconti mostri la stessa abilità e sensibilità che si leggono nelle tue poesie

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