Isabelle scrutava immobile, ipnotizzata dal suo respiro.
La veduta dal castello era ottima.
La nebbia che poteva vedere in lontananza, creava quel clima surreale cui lei non sapeva dare una spiegazione: grigio, umido, torbido, ma affascinante.
Dalle merlature del castello poteva vedere lontano, ed i suoi occhi potevano vagare verso un orizzonte vasto, che la rassicurava.
Isabelle non sapeva perché le era toccato di subire il destino della sposa in perenne attesa. Odiava l'attesa. Era nobile, ricca, aveva deciso, in giovane età che non avrebbe donato la sua vita a nessuno, se non a se stessa. Alla sua anima profondamente romantica aveva promesso non si sarebbe lasciata divorare da misteriosi sentimenti che l'avrebbero portata a non riconoscersi più. Già giovinetta, era abbastanza orgogliosa da credersi diversa dalle sorelle, e dalle altre femmine.
Si sentiva estranea alle altre, anche per l'arditezza con cui esprimeva le sue opinioni in famiglia. Giovanna, la fedele dama di compagnia, la conosceva bene ed era consapevole di come la "sua piccola" non fosse affatto come le altre. Il carattere ribelle di Isabelle si dimostrava nell'uso di sciogliere i capelli mentre percorreva a cavallo le dolci colline che circondavano il castello, in quella ricerca di solitudine che ogni tanto soddisfava, nello sguardo fermo con cui affrontava le sfide della vita, non ultima, quella che la vedeva impegnata nella sfinente attesa del marito, di ritorno da una battaglia.
In quel momento, sposa solitaria che ripercorreva con la mente gli istanti trascorsi con il suo uomo, Isabelle, si sentiva improvvisamente fragile: che cosa le sarebbe accaduto se lui non fosse tornato?
Lo sposo, prima odiato, poi amato, ed ora quasi ricercato nell'aria che respirava, come se qualcosa, una qualsiasi cosa le potesse inviare un indizio che fosse ancora in vita, l'amato Vincent.
Isabelle non sapeva dare una risposta alla sua domanda, e cercava di seppellire i pensieri cupi, cercando di non ascoltare la malinconia che le risaliva fino alla gola.
Ora udiva la voce di Giovanna che la cercava: doveva nuovamente rivestire le parti della forte consorte del Conte Vincent de Rachmont. Avrebbe nuovamente dovuto cercare di essere forte in quella solitudine, questa volta, non ricercata.