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Una riparazione particolare
Alla fine degli anni '80 riparare più di cinque televisori a domicilio, ogni pomeriggio, era una cosa normale, non come oggi che le riparazioni si fanno col contagocce.
Allora io ero sposato da poco, lavoravo in un importante laboratorio di Caltanissetta, e mi occupavo della riparazione dei televisori: la mattina in laboratorio e dopo pranzo a casa dei clienti. Ogni pomeriggio uno dei due titolari preparava i bigliettini con gli indirizzi da visitare e me li dava, cosicché io preparavo il materiale che avrebbe potuto tornarmi utile per le riparazioni ed uscivo con uno dei mezzi della ditta.
Una mattina d'estate, prima che uscissi per la pausa pranzo, mi si avvicinò il titolare anziano, il quale mi disse: "Peppino, oggi pomeriggio c'è da fare una riparazione un po' particolare: devi andare a riparare un televisore Grundig da una prostituta, non a casa sua ma dove lavora, quindi preparati il materiale adesso, portati la 112 e oggi pomeriggio, anziché venire in laboratorio, vai direttamente da lei, poi vai a fare le altre riparazioni".
Alle tre e mezza uscii di casa e mi avviai con la scassatissima 112 verso il centro storico, e all'indirizzo specificato trovai ad attendermi la cliente.
La prima cosa che mi colpì quando la vidi sulla porta fu che non era per niente una bellezza: sulla quarantina, qualche chilo di troppo, pancia prominente e volto molto vissuto. Posteggiai, scesi dalla macchina, presi la valigia degli attrezzi e quella dei moduli Grundig, salutai la cliente ed entrai nella casa. Era un enorme stanzone a piano terra, poco arredato: un letto matrimoniale, un comò sul quale c'era il televisore, un paio di sedie, un tavolino, un lavandino ed un bidè. Tra queste cose si aggirava curioso un bambino di circa cinque anni, il figlio della signora, il quale chiese alla sua mamma: "mà, ma tu lavori qua?".
La mamma non gli rispose, anche perché mi stava spiegando quale fosse il difetto del televisore.
Io cercavo di mantenere una parvenza di professionalità, ma confesso che mi sentivo molto a disagio in quella situazione.
Mentre stavo smontando lo schienale del televisore, da fuori si sentì urlare un uomo evidentemente ubriaco: "Marì, grapi e fammi trasiri. Marì, grapi ca nun ni puzzu cchiù, sbrigati" (Maria, apri e fammi entrare. Maria, apri che non ne posso più, sbrigati).
La signora si affacciò alla finestra e gli disse: "Vatinni, torna cchiù tardu" (vattene, torna più tardi), ma quello insisteva, e urlava, ma lei non gli dette più retta, e rivolgendosi a me disse: "Certo che quando fanno così..."
Mi sentivo sulle spine, non vedevo l'ora di andarmene. Individuai e smontai dal televisore il modulo guasto, presi dalla valigia quello nuovo, lo montai, verificai che tutto funzionasse regolarmente, richiusi il televisore, scrissi la ricevuta fiscale e mi feci pagare, afferrai le valigie e schizzai fuori più veloce della luce, salutando la cliente.
Era stata la riparazione più imbarazzante della mia carriera, con quell'ubriaco che urlava fuori dalla porta, la prostituta che faceva finta di non sentirlo e suo figlio che stava lì, innocente, a cavalcioni sul bidè non rendendosi conto di nulla.
Salii in macchina ed andai via sgommando, continuando il giro delle riparazioni.
Dopo alcune ore arrivai a casa dell'ultima cliente, una vedova dalla quale ero già stato qualche altra volta. Anche lei aveva un televisore Grundig da riparare, quindi mi portai dietro la valigia dei moduli.
Mentre procedevo con la ricerca del guasto discutevo del più e del meno con la signora, finché aprendo la valigia dei moduli mi accorsi che ne mancava uno... quello che avevo dimenticato dalla prostituta! Dovevo recuperarlo a qualunque costo, quindi chiesi alla signora se potessi fare una telefonata e chiamai la prostituta al lavoro. Lei mi rispose dopo parecchi squilli, e quando le spiegai che il modulo che avevo dimenticato avrei dovuto portarlo via mi disse. "va bene, se lo venga a prendere".
Mi toccò tornare nelle stradine del centro storico. Giunto a destinazione rimasi sconvolto: in fila, fuori dalla porta c'erano almeno sei marocchini in attesa di entrare. Scesi dalla macchina titubante, ma non mi sfiorò l'idea di bussare a quella porta, quindi anch'io mi misi ad aspettare che uscisse il cliente che si stava intrattenendo con la prostituta.
"E se mi vedesse qualcuno che mi conosce? Chissà cosa penserebbe..." questo mi stava passando per la mente, e quasi mi scappava da ridere considerando la situazioni, ma proprio in quel momento passò di là il mio dirimpettaio che stava andando a trovare il figlio, che aveva una falegnameria lì vicino. Logicamente lui, benché piuttosto anziano e strabico, mi vide, e mi guardò con aria perplessa mentre ci scambiavamo un saluto.
Che figura di merda avevo fatto... chi avrebbe mai potuto credere alla storia del modulo?
Proprio in quel momento si schiuse di qualche centimetro la porta, e la prostituta mi porse il modulo, senza farsi vedere.
E non poteva farlo un minuto prima?
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- In macchina arrivai, sull'uscio la notai, attentamente la guardai, quindi posteggiai. Le cose andarono proprio così, Sartisa.
Ti ringrazio per il commento, largamente benevolo.
- Divertente spassosa. gli anni ottanta la 112 il Grundig l'avevo anchi'io. Scritta bene e la si legge speditamente. solo una piccola osservazione. La sequenza. Se scrivi che ahi visto la signora sulla porta e ne descrivi anche le faccia vissuta, poi parcheggi. la sequenza non va bene. Prima parcheggi poi descrivi la signora. Oppura la vedi dal finestrino dell'auto eminani generico nella descrizione. questo è il modestissimo parere.
- simpatico e particolarmente ironico
- Divertente con qualche punta di amaro. Piaciuto!
- Bussando avrei interrotto qualcosa e qualcuno, e non mi andava di creare problemi...
- Un imbarazzo, penso, che si poteva evitare, bastava bussare e farsi riconoscere,
Però bisignerebbe immedesimarsi nel personaggio e nell'epoca. Pensa se la signora fosse apparsa dicendo "ecco, tesoro!"
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