racconti » Riflessioni » Libertà
Libertà
La notte stava chiudendo le sue danze e, sul farsi della prima luce mattutina, si potevano già distinguere i segni di una tipica giornata di fine estate: nuvole trasparenti sparse senza troppo impegno, altalene di vento e qualche raggio di sole che pian piano asciugava la sue ali posate nottetempo sul fondo dell'oceano, lontane dagli affanni, stava facendo la sua comparsa.
Pedro non aveva chiuso occhio tutta notte e nel valzer delle stelle aveva pregustato già il frutto che gli era stato sottratto per due anni della sua vita, settecento trenta giorni di reclusione. Ora le catene della sua prigionìa sarebbero state sciolte e all'agonìa delle notti insonni trascorse tra mille pensieri, castelli di carta e terre lontane si sarebbe sostituita l'agognata libertà.
Era strano osservare come quella parola, tanto ripetuta da sentirla tatuata sulla pelle, producesse ora, a due anni di distanza dall'ultimo incontro che aveva avuto con essa, un suono ignoto, sapesse di terre sconosciute e avesse gli odori dell'utopìa.
I miraggi erano finiti.
Ore sei : scarcerazione.
Le avrebbe dedicato un monumento : la sua nuova vita.
Camminava per le strade sentendosi di nuovo un uomo, ritrovando nei luoghi quasi dimenticati una familiarità commovente. L'aria gli accarezzava dolcemente il mento e il sole lo costrinse a strizzare gli occhi e abbassare lo sguardo. Si sentiva percorso da una sensazione indescrivibile e un fremito adrenalinico lo aveva invaso: si lasciò sfuggire un urlo. Inconsciamente sorrise intanto che si massaggiava i polsi, fece poi scrocchiare rumorosamente la schiena.
Si accese una sigaretta e, respirando a pieni polmoni, ammirò il sole alzarsi, tra una sferetta di fumo ed un'altra. Vide avvicinarglisi un cane, dall'aspetto malandato si sarebbe detto prossimo alla sua chiamata, e, ricordandosi del pezzetto di pane che gli era rimasto in tasca, lo offrì alla bestiuola, che lo divorò con occhi nostalgici.
"Siamo tutti alla ricerca del tempo perduto", pensò Pedro.
Improvvisamente gli era tornata in mente la nonna Adele e si figurò nel pensiero la felice sorpresa che le avrebbe procurato quel giorno. Prima di tornare a casa, decise di raggiungere il porto passando dalle vie strette della città vecchia, come un tempo amava fare da ragazzino, malinconico e desideroso dei tempi passati.
Ciò che gli premeva maggiormente era godersi finalmente la vita, nelle sue piccole cose, senza costrizione od imposizione alcuna. Nessuno sarebbe stato padrone della sua clessidra.
Poi, improvvisamente, è successo.
Alla vista di due giovani innamorati, ricordò. Era successo tutto troppo tempo indietro, lui era ancora molto giovane, o forse il tempo aveva subìto ignote dilatazioni e ora si sentiva lontano da ciò che in realtà era ancora fresco nel suo passato.
Sentì tremare le gambe, prima ferme nella loro neutra posizione e iniziò a sentire l'ormai sconosciuto rumore, per il quale tutto inizia e ha termine, di cui aveva avuto nostalgìa in carcere, il battito del cuore.
Ritornarono in mente, come fulmini, le immagini di quella sera di novembre, quando a cadere non erano state solamente le foglie, ma le sue illusioni avevano avuto lo stesso destino, calpestate da parole barbare, che scandivano insoddisfazione e sofferenza a scatti tra futili spiegazioni dal retrogusto amaro e tanto, troppo assurdo e indigesto. Lamentavano l'insufficienza delle situazioni nella loro temporaneità e alludevano alla fine come al loro naturale svolgimento.
Bastò questo affinchè il panico si impadronisse dell'uomo : aveva rimosso con successo quell'episodio.
Fino allora.
Non gli sembrava possibile essersi dimenticato di un tale dispiacere, una lezione di vita quale quella era stata. Ancora più incomprensibile gli risultava tuttavia che un ricordo, ora ritornato alla memoria, potesse avere una tale influenza sul suo stato d'animo, tanto da scoraggiarlo ad avanzare nei propositi che erano stati fino ad un attimo prima motivo di incitamento per lui.
Il rumore del mare gli parve una sirena, pensieri prendevano forma inconsciamente, timori e preoccupazioni legate alla momentaneità della vita nel suo scorrere: non si poteva avere nulla per sempre, tutto era legato a scelte dettate da mera casualità e tutto scivolava addosso agli uomini senza lasciare traccia, se non solchi, momentanei segni di mancanza, destinati a sciogliere l'uomo nella sua interezza.
Era come svegliarsi da un sonno durato anni, inconsapevolmente, e ritrovarsi nell'incubo che aveva già perseguitato il suo passato. Nella sua mente non vedeva che giorni fatti di scelte, che avrebbero portato, infine, una volta prese, a delusioni, porte chiuse, lo avrebbero limitato e assegnato al tedio ricacciato in un pozzo dai romantici alla ricerca della luna.
Decidere era una montagna insormontabile in cuor suo; optare esclusivamente per una cosa della quale avrebbe dipeso la sua sorte era un compromesso che imbrigliava la sua mente ed ogni sua equilibrata volontà : avrebbe in ogni caso dovuto fare delle rinunce e sarebbe giunto in punti di non ritorno, motivo per lui di inafferrabile angoscia.
Sentì tremare le gambe e si accorse di avere la pelle d'oca. Cercò di difendersi dal freddo stringendosi nel cappotto, ma le forze della natura non ne sapevano nulla. Capì e si fermò. La libertà era della mente, la sua ora si sentiva pietrificata. Si sentì mancare, cercò un appoggio e, non trovandolo, finì a terra.
Delle persone si fermarono, osservandolo incuriosite, poi continuarono per la loro strada.
"Siamo soli e i gabbiani sono troppo lontani", pensò Pedro, la vista annebbiata.
Sapeva cosa fare.
Il sole, amante ardente eternamente consumato da un fuoco alimentato da ignote Vestali, serve di Cupido, costretto a bruciare in eterno, trovò pace solamente tra le braccia dell'oceano, sul farsi della notte, quando al suo calore e ai suoi affanni si sostituì il pallido volto eburneo della luna, pura e casta ballerina della volta celeste, che col suo sorriso riempie la terra di minuscole ed eterne luci, le stelle.
Quando finalmente chiuse gli occhi per riposare, Pedro aveva appena smesso di tremare.
Il carcere gli era parso il posto più adatto : niente scelte, molte meno delusioni.
"Tutto era niente, perchè dolersene?".
Fuori un altro ladro aveva rapito tutte le stelle.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0