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Psicotipi che passione!
Invece di collezionare farfalle,
ognuno di noi potrebbe raggruppare
le persone in psicotipi.
Ne scoprirebbe delle belle.
Alcuni giorni fa, in Francia, mi è capitato di imbattermi, per puro caso, in un documento che fa luce sulla controversa personalità di un noto personaggio politico del secolo scorso.
Testimonianza storica che non manca di quei toni di sfrontata leggerezza che caratterizza il gossip migliore.
Dopo averlo nottetempo tradotto, mi sembra giusto condividerne una sintesi con
gli amanti di questo genere.
Durante il periodo parigino, pare che Bokassa abbia frequentato l'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales ed abbia seguito dei corsi di Psicologia della Personalità. Per mantenersi agli studi, due sere la settimana, si esibiva - nell'intervallo fra il primo e il secondo tempo - alle Folies Bergère.
In testa una luccicante feluca. Al piano il fedele Jongle de Drapeaux. "Les feuilles mortes" il suo cavallo di battaglia.
Tornato in patria tentò il successo vendendo asciugacapelli porta a porta.
Bussando instancabilmente ad ogni tucul, mise insieme un bel gruzzoletto, che gli permise di costruire, dopo qualche anno, due villaggi alle porte di Bobangi:
Boba 1 e Boba 2.
E, successivamente, una ventina di cinema drive - in, sparsi qua e là in tutto il paese.
Cosa mai avrebbe potuto desiderare di più un uomo venuto dal nulla.
Ma il suo ego era più sconfinato del Lago Vittoria, più alto del Kilimangiaro, più assetato del Sahara. E allora, ripresa la carriera militare, decise di dare la scalata al potere.
Eliminati con metodi disinvolti (e con l'appoggio della massoneria africana) i suoi avversari, divenne prima presidente, poi re, ed infine - come molti sapranno- imperatore della Repubblica Centro Africana.
Basso di statura ( "fupi mtu" in lingua Swahili), pare mettesse dentro gli stivali alzatacco ("refu kabari") in solido teak, per rimanere fermo sul trono aquilato, e non sgambettare a mezz'aria durante le cerimonie ufficiali.
Nei rari momenti di relax, dicono amasse comporre canzoni traboccanti di spleen, insieme all'amico Abeillecachot.
Grande era la sua munificenza: Rolex e monili tempestati di diamanti elargiti a piene mani alle 300 concubine, agli amici, ai capi di stato e consorti, alle centinaia di mascherine ( les 'allumettes': ragazze, uscite dalla SorBòna, che attizzavano la pila nei drive-in). Meno noti i collier dalla forma un po' sinistra, che spediva agli avversari poco prima che sparissero dalla circolazione.
Acceso fan di Napoleone non riuscì però a ripeterne il successo, nonostante i numerosi e goffi tentativi. Più per i suoi eccessi goliardici, che per mancanza di capacità, sostiene oggi un revisionismo storico che non fa sconti.
Aveva mostrato fin da bambino una predisposizione particolare, una vera e propria passione, per scherzi, barzellette e varie amenità.
Figuratevi che per Halloween, complice una certa propensione alla megalomania, aveva sostituito la frase di rito con : "scherzetto o barzelletta?!!".
Dopo aver suonato alla porta e pronunciata la minaccia, prima ancora di dare inizio alla performance, scoppiava a ridere fino alle lacrime, tutto compiaciuto per la sua creatività, la sua vis comica raffinata. Lo scherzo era per lui, non solo divertissement, ma anche e soprattutto fonte di vita, booster per la mente, viagra naturale per il corpo.
Nel corso degli anni, il talento crebbe a tal punto da assumere una vera dimensione artistica.
Come non ricordare quando mise il lassativo nelle borracce dei partecipanti al safari dell'anno. Pare che l'attaché inglese a Bobangi e sua moglie siano spariti ai primi crampi. Abbondanti ed esaurienti tracce furono rinvenute più tardi: una sotto un baobab, l'altra dietro un cespuglio di utricularia micropetala. Il leone non fu mai catturato.
Rischiò invece un vero e proprio incidente diplomatico durante un gran galà a palazzo.
In un momento di stanca, in cui i riflettori non erano puntati su di lui, per recuperare la scena, infilò, con nonchalance, un dito nel sedere dell'impettito ambasciatore francese. Così, tanto per rianimare la festa, ebbe a dire poi, elargendo a tutti, graziosamente, il suo caratteristico sorriso ad amaca. Alcuni giorni dopo fu costretto a scusarsi formalmente con l'amico Giscard d'Estaing. Aggiungendo però - a denti stretti - che era stato frainteso.
Anche se il suo impero fu nominalmente una monarchia costituzionale, di fatto, il controllo di tutti i mezzi d'informazione e la scarsa considerazione in cui tenne gli oppositori, portarono un temerario politologo a coniare il termine di "dittatura larvata".
Rapido fu il suo declino. Deposto e costretto all'esilio cercò di ritornare lanciandosi col paracadute sul suolo patrio. Non perse mai il suo sense of humour. Prova ne sia il fatto che, poco prima di decollare, tolse il paracadute dal contenitore, all'insaputa del suo attendente:Prévis. Il poveretto precipitò - con la mano tesa nel saluto militare - per quasi tremila metri prima di colpire il suolo. Catturato, processato, condannato a morte - pena in seguito tramutata nel carcere a vita - Bokassa beneficiò successivamente di un' amnistia e fu liberato.
Avrebbe voluto morire il 5 maggio.
La Nera Signora, noncurante della grandezza dell'uomo, lo raggiunse senza preavviso il 3 novembre del 1996 prima che - beffa delle beffe - il mausoleo che stava edificando nel parco della sua villa a Bangui fosse terminato.
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0 recensioni:
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- ... non so perchè ma questo Bokassa mi ricorda qualcuno dei nostri tempi e luoghi Racconto molto simpatico. Ciao, valeria
- Bello! scritto con ironia e stile
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