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Nel nome del padre (Quarta parte)
Il forte puzzo che emanavano i corpi bruciati era insopportabile. Le piogge di quei giorni erano venute in soccorso ai vigili del fuoco alleviando i nostri olfatti, ma non i nostri cuori.
Una stima iniziale aveva contato cinque cadaveri carbonizzati. Quando accorremmo sul posto, trovammo un uomo ancora vivo, ma completamente ustionato. L'ambulanza l'aveva caricato nella speranza di riuscire a scortarlo fino all'ospedale, ma a metà strada aveva spento le sirene.
Era passata una settimana dall'omicidio del Valentino, tre giorni da quello delle Molinette, e appena qualche ora da questo, poco distante da Piazza Castello.
Le lesioni riscontrate dai referti autoptici avevano parlato chiaramente: chiunque fosse stato ad uccidere l'uomo ritrovato nelle acque del Po, aveva utilizzato un oggetto contundente e rotondo, facilmente riconducibile ad una mazzetta. La causa del decesso non era stata la caduta. I rigonfiamenti avevano accertato la presenza di liquido nei polmoni: era morto per annegamento.
Dopo un'accurata ricerca, eravamo convinti che gli omicidi fossero collegati, e lo credevamo per il fatto che nei giorni precedenti avevamo incontrato i parenti delle vittime.
"E se il collegamento fosse il peccato?", chiesi in centrale ad una delle tante riunioni.
Lentini e LoRusso si fissarono. Infine quest'ultimo inarcò le sopracciglia e mi chiese perplesso: "E in che modo lo sarebbe?"
"Pensateci. Il killer uccide sempre in coppia. La moglie subiva forti percosse dal marito, che aveva il vizio del bere. Il peccatore e la vittima."
"Sì, ma questo non prova niente."
Senza distrarmi andai avanti nella mia ipotesi. "È stato inoltre confermato da amici e parenti che l'uomo saltato in aria fuori dell'ospedale era una persona estremamente avida. Guarda a caso è morto facendo l'elemosina."
"Beh, ma questo smonta tutto. È avido e fa l'elemosina?", chiese Lentini.
"È proprio questo il punto. Se il killer sta in qualche modo giocando con i peccati degli altri, potrebbe aver escogitato qualcosa e aver fatto saltare in aria lui e chi ha fatto la buona azione. Il peccatore e la conseguenza."
E adesso dovevamo scoprire cosa avevano a che fare questi cinque morti, col peccato.
In attesa dell'attrezzatura idonea, i vigili del fuoco ci avevano ordinato di restare lontano.
La puzza dei corpi carbonizzati creava nausea, ma le maschere dateci in dotazione facevano sì di placarla.
Osservavo la scena da dietro i divisori posizionati dagli esperti per concentrare il caos ed evitare così di espanderlo, quando qualcosa si mise a suonare.
"Devo andare. Non è un problema se resti qua tu, no?", mi chiese Lentini in tutta fretta.
Lo fissai e lo vidi riporre il cellulare in tasca. "Come hai detto, scusa?"
"Devo andare. Ho un appuntamento."
"Qualsiasi appuntamento sia, sono sicura che può aspettare."
Rise. "Non può, credimi. Però ci vediamo nel pomeriggio."
Fece per muoversi.
"Lentini, ho detto di no."
Il mio partner si voltò a fissarmi incredulo. "Mi stai davvero dando un ordine?"
"Se la metti così, sì. Sono un tuo superiore e ti sto ordinando di restare qua."
"Quando vuoi, sai essere davvero insopportabile."
Mi imposi sui fianchi. "Non corri mai così che per due cose: il calcio e il sesso. Considerando che oggi non si prevedono partite, devo presumere che qualcuna ti abbia contattato per una sveltina", feci una pausa. "Siamo nel bel mezzo di una crisi e tu hai solo un pensiero. Rimetti il tuo ego nei pantaloni e almeno quando sei servizio, pensa al lavoro."
Distolsi lo sguardo, quando disse: "Ehi, non c'è bisogno. Dirò ad Ilaria che ci vedremo in un altro momento."
Mi voltai nuovamente. "Sì. Invece sì. C'è bisogno perché tu non capisci mai quando è il momento di fare la persona seria. La gente continua a morire, stiamo seguendo una pista debole, e tu sai pensare solo ad una cosa!"
Lentini non controbatté, ma lo conoscevo fin troppo bene per capire che le mie parole l'avevano offeso. Infatti si allontanò senza dire nulla ed io non lo fermai.
Scossi il capo e in quel momento squillò il mio cellulare. "Fermi."
"Sono Ferro, ti chiamo dalla Scientifica."
"Dimmi che hai trovato qualcosa."
"Sì, ho trovato qualcosa."
Attesi.
"La tua richiesta ha avuto esito positivo. Sul luogo dell'esplosione siamo riusciti a trovare una minuscola impronta. A quel punto ho fatto come mi hai chiesto, e confrontandola con quelle trovate sulla corda dell'omicidio al Valentino, posso affermare che combaciano."
Sentii i brividi percorrermi la superficie delle braccia.
"Se voleva che lo scopriste, ha fatto colpo", commentò.
"Puoi spedirmi la documentazione in centrale? Sto tornando là."
"Senz'altro."
"Ti ringrazio."
Chiusi la chiamata. Con lo sguardo cercai il mio partner, ma non lo trovai. Pensai di lasciarlo perdere e fargli sbollire la rabbia. Domani sarebbe tornato il solito.
Raggiunsi il commissariato che aveva ripreso a piovere. Una volta alla mia scrivania, controllai il fax: i fogli avevano l'intestazione dell'ufficio della polizia scientifica e al fondo, la firma di Ferro.
Li recuperai e a grandi passi mi recai nell'ufficio di LoRusso.
Gli presentai la documentazione. "Forse abbiamo qualcosa su cui lavorare."
Prese a leggerla e poi fissò me. "Mi stai dicendo che le impronte combaciano."
"Sì, è quello che c'è scritto."
"Prosegui al riconoscimento. Se è schedato, lo troviamo."
"Già, e se invece non lo fosse?"
LoRusso scacciò via con un gesto della mano l'ipotesi pessimista, e disse: "Ora vai. Tienimi informato."
Feci per uscire, ma una volta sulla porta, il vicequestore aggiunse: "Chiama anche Lentini."
Il mio viso s'incupì, e scossi il capo. "Io e Lentini abbiamo litigato, e non ho nessuna intenzione di lavorarci assieme. Non oggi."
LoRusso annuì come se ci stesse pensando su per poi smontare tutto e dire: "Io sono un vostro superiore e vi ordino di lavorare assieme."
Quelle parole rispecchiavano in pieno le mie di qualche ora prima. Okay: poteva risultare fastidioso sentirselo dire, specialmente da qualcuno che consideri un amico stretto.
"Non abbiamo tempo per i capricci, Fermi. Almeno tu", concluse.
Lo fissai titubante. Infine annuii ed uscii.
Nell'attesa di rivedere il viso di Lentini, feci controllare le impronte trovate da Ferro.
Ci sarebbe voluto un po' più del previsto per guasti tecnici. Restai nella stanza per un'oretta. Poi decisi di andare a cercare il mio partner.
Alla sua postazione, non c'era ancora. Controllai il posto pausa caffè, la mensa, i corridoi, e persino l'archivio impolverato situato sottoterra. Poi i balconi, gli studi più alti e infine il parcheggio. Niente: di Lentini neanche l'ombra.
A quel punto decisi di mettere completamente da parte l'orgoglio e chiamarlo a casa; ma neanche là rispose. Composi il suo numero di cellulare che continuò a squillare a vuoto. Gli lasciai un messaggio in segreteria. "Se stai cercando di farmela pagare per oggi, non è affatto divertente. È tutto il pomeriggio che ti cerco. Si può sapere dove sei finito? Fatti sentire."
Chiusi la chiamata e mi osservai intorno. Infine tornai dal collega per informarmi sui risultati: ancora nulla.
Si era fatto buio, continuava a piovere, e Lentini era scomparso. Guardai fuori della finestra. Ero intenta ad osservare pioggia e lampi, quando udii: "Live Scan negativo. Non è schedato, commissario."
Mi avvicinai. "Cosa, ne sei sicuro?"
Lui annuì con ovvietà.
Mi lasciai cadere su una sedia là vicino. Socchiusi gli occhi, chinai il capo e sussurrai: "Cazzo."
"Ha detto qualcosa?"
"Sì, qualcosa che è meglio non ripeta", risposi con due dita piantate tra gli occhi.
Il mal di testa cominciava a farsi sentire e tentai di sgranchirmi il collo.
A quel punto udii la voce di LoRusso. "Trovato qualcosa?"
Alzai il capo e sentii i muscoli tirare. "Ecco svelato il mistero del perché lascia tranquillamente impronte in giro", gli spiegai. "Non ha di che preoccuparsi perché non essendo mai stato arrestato, non è mai stato neanche schedato."
Il vicequestore annuì. "Quindi siamo punto e daccapo."
"Quindi siamo punto e daccapo", confermai seccata.
Poi presa del nervoso, commentai. "E quell'idiota di Lentini continua ad essere irraggiungibile!"
"Non è con te?", chiese LoRusso.
Scossi il capo e presi a massaggiarmi il collo.
"Mal di testa?", mi chiese.
Annuii. "Vado a prendere un antinfiammatorio, e torno."
Attraversai il corridoio e tornai alla mia scrivania. Ormai il personale d'ufficio presente scarseggiava. Controllai il mio orologio con quello issato alla parete e ne compresi il motivo: mancava un quarto alle ventidue.
Controllai dentro i miei cassetti senza trovare la bottiglietta dell'acqua. "Lentini", pensai.
Mi recai al distributore e in quell'istante udii delle voci soffuse.
"La nuova recluta non è per niente male, eh? Ha un corpo che urla sesso."
Alzai gli occhi al cielo, e mi sembrò tanto di star ascoltando uno dei discorsi ninfomani di Lentini.
"In confronto alle altre ragazze, sì. Ma non ci trovo niente di così eccitante. Come si chiama?"
"Ilaria Stella. Avrei voluto proporle un'uscita, secondo me ci sta"
"E perché non l'hai fatto? Ho sentito che anche Lentini ci sta provando. Conviene che ti affretti."
"Lentini comincia a perdere colpi, quella sceglie me senza dubbio. Il fatto è che oggi non l'ho proprio vista qua in ufficio."
"È un vero peccato."
Quella parola mi fece aggrottare la fronte, e fra me e me sussurrai: "Peccato".
Recuperai l'acqua e svoltai l'angolo. "Scusate?"
I due si voltarono e si tirarono in piedi, quasi imbarazzati per essere stati sorpresi a parlare così.
"Sì, commissario?", domandò uno.
Mi avvicinai. "Stavate parlando della nuova recluta, Ilaria Stella?"
"Sì, ma stavamo solo scherzando. Anche sull'ispettore Lentini..."
Sorrisi appena. "Ne sono sicura. Quello di cui non sono sicura è un'altra cosa, ma questo riguarda la vostra mascolinità."
I due distolsero lo sguardo e uno si fece rosso in volto.
A quel punto divenni seria. "Ilaria Stella non si è vista, oggi?", chiesi guardando prima uno e poi l'altro.
"No. Oggi no."
Pensai a qualcosa che prima mi era sfuggito, e come assorta nei miei pensieri, commentai: "Uccide sempre in coppia. Il peccatore e la conseguenza."
Folgorata da un'ipotesi che non mi piaceva neanche un po', nominai il nome del mio partner.
"Commissario, si sente bene?", mi chiese uno.
Lo fissai.
Ma invece di rispondergli, mi voltai e mi misi a correre per raggiungere LoRusso dall'altro lato della centrale. Se le cose stavano come pensavo, allora Lentini si trovava in guai seri.
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l'autore Roberta P. ha riportato queste note sull'opera
Per trovare il seguito di questo racconto a staffetta, basterà visitare il profilo di Vincenzo Mottola. Troverete così la sua quinta parte (come la prima e la terza).
Buonissima lettura!
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0 recensioni:
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- Ahahah! Tranquillo, Ste: il racconto non scappa! Fai pure con calma.
Che bei complimenti! Ti ringrazio, come al solito!
Comunque sì: decisamente non hanno fatto una bella figura! Ahah!
Per quanto riguarda Stella e Lentini, la quinta parte di Vincenzo ti chiarirà ogni dubbio...!
La mia sesta ed ultima arriverà a breve! A presto, dunque!
Ancora grazie, ciaooo!
- Accidenti, velocità di pubblicazione aumentata in maniera vertiginosa... entro nel sito e cosa vedo?!? Già la quinta parte... il solito ritardatario
Ma andiamo per ordine... questa è una grande quarta parte Robi, un piccolo gioiellino!!! Oltre a proseguire con la storia riesci persino a descrivere l'ambiente "centrale di polizia" e l'atmosfera che si respira in essa. La scenetta dove ci sono gli agenti che discutono sulla nuova arrivata l'ha affrontata in modo impeccabile... decisamente meno impeccabile la figura dei due agenti
E così la povera Stella Stellina è ancora nelle mani del killer... ed è nei guai persino Lentini.
Non so perchè, ma il cambio di penna mi porta a pensare che, per la ragazza le speranze di sopravvivenza si assottigliano; la quinta parte mi dirà se ci ho visto giusto!!
spero di no!!!
- Ehi!!! Che velocità!
È da stamattina alle sei e mezza che sono fuori a sbrigare commissioni. Torno a casa, controllo la posta e in mezzo ce n'è una che ha per oggetto "pubblicazione racconto".
Ah, sono soddisfazioni!
Ovviamente: grazie, Mottola!
Inoltre, sono contenta che il personaggio di Fermi ti piaccia!
Per quanto riguarda l'argomento "peccato", chissà...!
A prestissimo! Ciaooo!
- "Peccato".
Bel lavoro anche su questa parte, Robi, scorrevole e piacevole... ti ho già detto di quanto mi piaccia Fermi, personaggino intransigente e caustico, ma avrà un peccato anche lei? Forse no, o forse un giorno ce lo svelerai.
Vabbé, complimenti per la solita bravura e complimenti al sito per la velocità di pubblicazione, io vado a proseguire la storia.
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