racconti » Racconti fantastici » 82, Washington Road (Episodio 9)
82, Washington Road (Episodio 9)
I sopravvissuti lasciarono il negozio di Meltzer, avventurandosi nell'incubo che aveva inghiottito Rockford. Avanzavano in una tremolante fila indiana aperta dalla canna del Remington impugnato da Rod Hensenn e chiusa da Meltzer stesso, il quale aveva serrato a chiave il negozio come se dovesse riaprirlo il giorno dopo, pur consapevole che il giorno dopo poteva non arrivare mai.
Per raggiungere la Statale 19 avevano bisogno di ruote, sufficienti per portare tutti. Ventidue persone non potevano infilarsi tutte nella vecchia Honda Civic che Meltzer teneva parcheggiata dietro alla sua rivendita, sempre che non fosse di colpo diventata un'automobile da clown, né era pensabile che un piccolo gruppo iniziasse il viaggio in auto mentre gli altri camminavano, esposti a quelle creature. A mezzo miglio dal negozio c'era il concessionario di Lenny Dillinger, la cui insegna diceva "Prendi oggi, paga dopodomani". Era esattamente ciò che intendevano fare.
La notte danzava tra le ombre intorno a loro, come un fanciullo dispettoso che aspetta di godere della propria malefatta. In alcune abitazioni le luci erano accese, ma dove il male era arrivato prima non c'erano che gli occhi scuri delle finestre. I lampioni fornivano un'illuminazione insufficiente a far sentire al sicuro Sarah, lasciando troppo spazio all'immaginazione, troppi nascondigli possibili dai quali le creature potevano tendere agguati. Camminava a metà della fila, dietro a Anthony Corliss, tirando per una mano un Jake ciondolante e ancora scioccato da ciò che era accaduto a casa sua.
Era successo tutto troppo in fretta, e stava ancora accadendo senza rallentare affatto. Troppo in fretta anche per lei, che detestava Rockford con i suoi uomini duri che andavano fieri delle loro pance da alcolizzati, Rockford con le donnine religiose e caste che si scambiavano opinioni sul pene del lattaio, Rockford dello sceriffo Lassiter che aveva strappato la sua denuncia nei confronti dello zio perché "da queste parti certe cose non si dicono, ragazzina, si sopportano", Rockford sperduta tra deserto e montagne, isolata dal mondo e fiera di esserlo.
Non le dispiaceva che quel posto marcisse come un polmone malato, non piangeva le persone che lo avevano abitato. Non l'avrebbe confessato, ma sperava che suo zio si fosse trasformato in uno di quegli esseri infernali e che finisse davanti al fucile di Hensenn; avrebbe voluto veder esplodere la sua testa in mille pezzi bruciacchiati. Che quel piccolo mondo sparisse non poteva che rallegrarla, ma così in fretta era troppo, davvero, troppo per pensare che potesse esserci un domani per qualcuno di loro.
Un rumore, simile al fruscio di un lenzuolo, le fece rizzare le orecchie. Si volse alla sua sinistra, lentamente, e scorse le sagome distorte che scortavano il cammino dei sopravvissuti. Stavano percorrendo Church Road, sarebbe stato sufficiente svoltare in Melvin Street e superare l'incrocio con Buffalo Road per raggiungere il concessionario, ma d'improvviso appariva come un'impresa disperata. Ai margini dei coni di luce disegnati dalle lampade, nei vicoli tra un edificio e l'altro, sui tetti, le creature avanzavano insieme a loro su entrambi i lati, lente ma impazienti, annusando l'aria per assaggiare l'odore emanato dai loro corpi.
<<Rod?>> chiamò Meltzer dal fondo della fila. La sua voce era una fallimentare imitazione di quella di un uomo tranquillo. <<Rod, tieniti pronto con quel fottuto fucile.>>
<<Ho idea che ci temano>>, suggerì Corliss tamponandosi il naso. Perdeva ancora sangue per via del colpo che Sarah gli aveva rifilato e la sua voce era nasale come quella di un pappagallo. <<Se ragionano come animali non attaccheranno un branco intero.>>
<<Attaccheranno il più debole>>, concluse Jake.
Di colpo era riemerso dal suo torpore, la sua mano strinse forte quella di Sarah e con l'altra la attirò a sé. Il cuore di lei batté un colpo a vuoto, sentendosi cingere con tale fermezza pensò che Jake volesse baciarla, colto da un improvviso moto di sicurezza, o che volesse ammazzarla per vendicarsi di ciò che aveva fatto a sua madre. Comprese il motivo di quel gesto prima ancora di reagire, quando Corliss starnutì sangue macchiandosi le maniche della camicia e delle creature, per pronta reazione, si allungarono verso il gruppo e tirarono via il farmacista con artigli e zampe che affondarono nello spazio appena prima occupato da lei.
Grida di paura risuonarono nella notte, colpi di fucile la colmarono del tutto.
Rod Hensenn sparò verso gli abomini che trascinavano Corliss, ne colpì due, ma altri sopraggiunsero a terminare il lavoro. Mentre il corpo del farmacista svaniva tra le ombre ingobbite, Hensenn cambiò bersaglio e prese a colpire quei mostri a caso, col solo scopo di respingerli.
<<Ci stanno circondando!>> avvertì Robert Miller. <<Chiudono le vie di fuga, hanno riempito Melvin Street!>>
Il concessionario era irraggiungibile, almeno con un solo fucile a fare fuoco, ma loro avevano assoluto bisogno di mezzi di trasporto.
<<L'autobus delle elementari!>> gridò Tracy Stenberg indicando un punto davanti al gruppo.
Il veicolo giallo sostava davanti alla rimessa di John Weeler, il meccanico di Rockford, accanto ad una Mustang senza ruote appoggiata sui cric idraulici. Hensenn non perse tempo, avanzò a fucile spianato e spazzò via tutte le creature che ostruivano il passaggio, montò sull'autobus e mise in moto.
<<Bene, qui c'è posto per dodici, ma ci si può stare anche in piedi>>, annunciò scendendo e spingendo già alcuni a salire.
Intanto Meltzer era entrato nel garage e stava armeggiando con le chiavi di una BMW nera. Quando scoprì che per aprirla era sufficiente premere un pulsante sfoggiò un'espressione affranta, come se di colpo si fosse reso conto di essere vecchio. Una volta al volante riacquistò subito vivacità: l'automobile partì senza difficoltà, mandando un rombo rassicurante.
Hensenn prese per una spalla Miller e gli si accostò al viso per farsi udire sopra quel frastuono. <<Guida l'autobus sulla 19 finché incontrerai pattuglie o roba del genere, altrimenti fila come il vento e non fermarti a raccogliere autostoppisti. Io e Sonny vi seguiremo in macchina.>>
Il gigante tuttofare si avviò verso la portiera del passeggero della BMW, seguito da Sarah e Jake. Adesso, come accaduto a scuola qualche ora prima, era il ragazzo a condurre. In ogni caso le loro mani erano comunque ben strette.
<<Che fate? Salite sull'autobus!>>
<<No>>, protestò Jake. <<Veniamo con voi!>>
Hensenn lo fissò senza nascondere fretta né rabbia. <<Perché?>>
Jake sporse il mento in direzione del Remington. <<Per quello.>>
Innervosito dal tempo che scorreva e dai tonfi che provenivano dal tetto del garage, Hensenn fece cenno a Miller di partire ed ai ragazzi di salire in auto. Mentre il veicolo giallo sfrecciava tra i mostri, si prese ancora del tempo per controllare la rimessa, sordo alle proteste di Sonny Meltzer.
<<Che diavolo ti è preso?>> chiese poi il rivenditore di elettrodomestici chiudendo le serrature delle portiere e premendo senza garbo l'acceleratore.
Hensenn posò il fucile sul fondo della vettura e gli mostrò una pistola. <<Weeler l'aveva presa per difendersi dal ritorno dei comunisti, ma andrà bene anche per quei fottuti mostri!>>
Lasciarono il garage e presero la strada investendo le creature che gli si paravano davanti, certi di essersi messi il peggio alle spalle. Ma il peggio sa celarsi molto bene, perciò si sarebbero presto ricreduti.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0