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E venne la fine
E come sentendosi in dovere di avverare tutte le profezie, la fine fece per giungere. Finalmente, secondo alcuni, troppo presto per altri, ai quali sarebbe bastato arrivasse la generazione dopo. Fatto sta che quello che stava succedendo pareva proprio essere la fine, almeno agli occhi degli abitanti della Terra. Erano decine di anni che si credeva sarebbe successo: schiere di profeti avevano preannunciato la catastrofe, “solo”, dicevano, “non si può sapere con esattezza quando avverrà”. Si sapeva solo che doveva accadere, e che sarebbe accaduta, in un modo o nell’altro. Questa incertezza sul quando faceva sì che nessuno muoveva un dito per evitare il disastro, tutti si sentivano la coscienza a posto, solo speravano non sarebbe toccato a loro, assistere alla fine del mondo.
Da qualche anno la crisi economica, dovuta alla scarsità delle risorse in rapporto al fabbisogno di energia dei troppi uomini che popolavano il pianeta, stava imperversando nelle nazioni più sviluppate. Questo era un brutto segno, in quanto si sapeva che il Terzo e Quarto Mondo non si sarebbero mai sollevati dal loro stato di povertà, ma se anche nei paesi considerati ricchi si fosse presentata la crisi... Insomma, il mondo sembrava alla frutta, ma forse non era proprio un peccato, il fatto che sarebbe finito di lì a breve.
Va da sé che da qualche tempo tutte le televisioni non parlavano che dell’imminente fine del mondo: c’era un margine di errore di solo qualche ora, per quanto riguarda il momento della caduta di un grosso meteorite sulla Terra, a detta degli scienziati di un’equipe canadese, gli stessi che avevano preannunciato il triste evento un paio di anni prima. Mancava soltanto una settimana all’impatto, e già da un paio di mesi le attività economiche erano state bloccate: si era stimato che le riserve petrolifere e di beni di consumo a disposizione sarebbero state sufficienti per i due mesi che ancora c’erano da vivere, quindi tutti gli operai avevano incrociato le braccia: chi avrebbe avuto voglia di andare a lavorare, sapendo che sarebbe comunque morto a breve?
E allora via, tutto il mondo aveva cominciato a dedicarsi allo svago: dal momento che i soldi non avevano più alcun valore, tutti i beni erano stati messi a disposizione della gente senza alcun distinguo. Sembra strano, ma fu così: si stavano vivendo gli unici momenti di vera uguaglianza sociale della storia dell’Umanità!
Messi alle strette dai sensi di colpa, quasi tutti i ricchi versarono tutti gli averi nei fondi sociali. Ad onor del vero, non è dato sapere se lo fecero per un genuino senso di solidarietà, nato dall’improvviso senso di “pace e amore” pre-morte, o più semplicemente perchè avevano la possibilità di mostrarsi benevoli, dal momento che non li avrebbero potuti portare nelle tomba, i soldi. Si badi bene, solo perchè nessuno li avrebbe potuti seppellire: prima di allora molti ricchi avevano preferito portarsi i soldi nella tomba, piuttosto che donarli alla povera gente. Meglio far finta di esser buoni e vivere in pace gli ultimi giorni, quindi. Una statistica popolare confermò che i cittadini tra i 10 e i 43 anni erano convinti che il paradossale benessere apparente che si era creato era dovuto al fatto che stava per finire il mondo, non certo per un’apertura mentale da parte dei potenti.
Fatto sta che tutti smisero di lavorare, a favore delle attività di intrattenimento più popolari: concerti in piazza dall’alba al tramonto, balli nelle strade per tutta la notte, ce n’era per tutti i gusti: chi si chiudeva in una palestra per ore, chi si accordava con il vicino per uno scambio di coppia, motivato dal “mi è sempre piaciuta tua moglie, ti prego, soddisfa il bisogno di un uomo che morirà tra pochi giorni...”. Sesso libero per le campagne, nei parchi, grossi falò di cambiali, di assegni e di bollette (le più gettonate erano quelle di luce e gas) attorno ai quali si riproponevano danze attorno al fuoco che ricordavano i balli degli Indiani d’America. Il Paradiso, insomma. Furono decuplicati gli aiuti ai paesi poveri, accorgendosi che lo si sarebbe potuto fare anche prima senza problemi, ma che volete mai...
La quasi totalità dei politici e dei capi ufficio cercavano di difendersi dai calci in culo della gente comune e dei sottoposti: “tanto chi se ne frega, che mi possono fare ora?” pensavano i più, in cerca di vendetta per anni di prese per i fondelli. La maggior parte degli scrittori smise di scrivere: chi li avrebbe seguiti, dopo il totale incenerimento della Terra che era stato previsto come imminente?
Insomma, in questo scenario paradossalmente tutt’altro che apocalittico, tutti attendevano la fine, ognuno a suo modo. A pochi giorni dall’impatto, si cominciò a distinguere un grosso cerchio di fuoco nel cielo: “è il meteorite”, sentenziarono gli studiosi. Si cominciarono a registrare i primi fenomeni di isterismo di massa, suicidi di gruppo, ma c’era anche chi cercava legittimamente di divertirsi il più possibile: allora vedevi vecchie svergognate che rincorrevano giovani palestrati terrorizzati, diciottenni rifatte che flirtavano con i coetanei, dal momento che i vecchi non avevano più argomenti validi per motivarle, e bambini che si divertivano a tirare i pomodori dai balconi verso le coppie che si improvvisavano per strada, certi che nessuno avrebbe perso tempo a cercare vendetta.
Erano scomparsi addirittura gli innamorati non corrisposti, dalla faccia della Terra: “ma che cazzo me ne frega”, pensavano, “tanto qua tutti vanno con tutte”, e si iscrivevano alle orge organizzate dal comune in collaborazione con le associazioni culturali e religiose, curiosamente unite verso obiettivi comuni.
Scene di straordinaria follia, quindi: tutti senza freni.
Infine il grande giorno arrivò. Tutti i telegiornali del mondo diedero un saluto all’umanità, un in bocca al lupo per una morte rapida e il più possibile indolore. Non erano stati costruiti dei bunker: gli scienziati avevano escluso la minima possibilità di sopravvivenza, per cui nessuno aveva badato ad alzare un dito per cercare di resistere alla catastrofe, né cercato di lasciare tracce a alieni o simili.
Il meteorite brillava più che mai nel cielo terso, aveva un enorme diametro fiammeggiante, ed era osservato da immense folle sulla superficie della parte di Terra che avrebbe accolto la sua massa. Era stato previsto che sarebbe caduto in Asia, per cui agli abitanti di quel continente fu preannunciata una morte immediata, agli altri una morte più lenta, per soffocamento da gas, dicevano i ben informati. Per correttezza, comunque, l’ONU aveva distribuito ad ogni famiglia del mondo una buona quantità di veleno in pillola, da usare in caso si volesse rinunciare ad ammirare lo spettacolo garantito dall’impatto del meteorite sulla crosta terrestre. Comunque, secondo le indagini di mercato effettuate dai call-center, non molti le avrebbero usate: d’altronde un po’ di caldo valeva quello spettacolo irripetibile, no?
Quando ormai tutte le reti erano unificate per il gran finale, si stavano già consumando gli abbracci e le strette di mano del tipo “se non ci vediamo all’inferno, sappi che erano due anni che tua moglie ti faceva le corna con il cognato, ma non te l’ho detto per il quieto vivere”, oppure “hai fatto un bel lavoro quando mi hai imbiancato la casa, non mi hai sporcato neanche una mattonella”. Ad un certo punto avvenne il fatto.
O meglio, non avvenne.
Quando infatti cominciò il conto alla rovescia, l’adrenalina salì alle stelle, accompagnando l’attesa generale. Tuttavia, a meno di un’ora dall’impatto, cominciarono a serpeggiare commenti del tipo “ma non avevano detto che già a tre ore dall’impatto avremmo dovuto sentire le prime vampate di calore?” E un altro: “eh si, caspita... ma così è meglio, no?” sempre tenendo il naso all’insù, protetto da costosissimi occhiali da sole “presi in prestito” con non poca soddisfazione dal negozio del centro commerciale dietro casa.
Passò quasi un’ora. I maxischermi montati nelle maggiori città del mondo erano sintonizzati sul conto alla rovescia, gestito dall’ormai celebre equipe di fisici e astronomi canadese.
Non si percepiva un particolare calore, ma una voce provenire dagli schermi: “cinque, quattro, tre, due, uno...”
Un grande bagliore illuminò ancor di più il cielo, portandolo talmente vicino al bianco da sembrare l’empireo descritto da Dante nella “Divina Commedia”, mancavano solo gli angeli.
Urla sinistre si mischiarono in un laboratorio dalla parti del Quebec: tappi di bottiglie di spumante presero a volare, tra le facce deformate dalla felicità degli scienziati che avevano ordito l’inganno. Il cielo della terra era stato appena illuminato dal bagliore congiunto di oltre 100 satelliti attorno alla Terra: una scritta a caratteri cubitali proiettata su tutti gli schermi informò gli abitanti della Terra che erano stati ingannati, e che nessun meteorite era in procinto di schiantarsi sul pianeta. Era stata tutta una messa in scena, tramata dalla comunità scientifica per raggiungere sì una fine: quella della disuguaglianza sociale. Tutte le cose materiali erano state denigrate dagli uomini, che ne avevano potuto comprendere l’inutilità, l’egoismo dei paesi ricchi era stato smascherato. Molti degli oggetti di lusso erano stati distrutti in segno di pentimento nei confronti di Dio. L’uomo aveva riconosciuto i suoi sbagli nel dare troppa importanza alle cose effimere, e ora i pochi oggetti di valore rimasti erano al collo, alle dita e alle orecchie delle signore più povere, che introdottesi furtivamente nelle camere dei palazzi di lusso si dicevano: ma sì, che escano a guardare quel meteorite cadere e ucciderci tutti, io morirò vestita di gioielli, era o no il mio sogno da bambina?
Così questo fu ciò che accadde. Tuttavia, il progetto di abbattere le distanze tra ricchi e poveri, e di fare in modo che il mondo ricominciasse seguendo principi di uguaglianza e libertà non durò molto. Infatti categorie quali gli scettici, i parenti degli scienziati che organizzarono l’inganno e lo zoccolo duro dei tirchi della Terra accumularono in segreto grandi quantità di cibo e di merci.
I ricchi esistevano ancora, solo avevano facce diverse.
Esistevano anche mariti in cerca del cognato per fargliela pagare.
E imbianchini che decisero di farsi pagare di più.
Ma soprattutto capi ufficio più garbati, e donne che se la tiravano di meno.
Sulla voce che vuole l’avvenuto abbassamento dello stipendio ai politici non mi sento di dare conferma, è un’ipotesi che va oltre i limiti della mia fantasia.
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0 recensioni:
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- bellissimo racconto
- Mi è subito venuto in mente lo scherzo di Welles, sull'invasione aliena
Stupendo racconto
- molto bella e dolce
- Un racconto davvero affascinante. In queste righe hai saputo dimostrare quanto in realtà gli uomini siano tutti uguali innanzi a Dio e a loro stessi... Dai disastri che accadono o potrebbero capitare a volte rinascono uomini nuovi, persone più sagge... anche se la pecona nera c'è e ci sarà sempre. 8
- Mitico Genoma...(nidda) come sempre lo stile è fresco, e il racconto va giù come una soda...(zan) non solo cantautore, ma anche grande ermeneuta del 2000...
- è un vero peccato che dopo tre mesi mi abbiano votato altre persone, e tutte mi hanno dato 10... forse ti sbagliavi...
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