Toc, toc, toc...
Il battere del bastone sul selciato mi innervosice. Quell'uomo mi sta venendo incontro, dall'altro capo del vicolo lungo e stretto che sto percorrendo, in questa città che non è la mia.
Toc, toc, toc...
È vestito male, un lungo cappotto marrone scampanato, un cappello a tesa floscia che mi impedisce di vederlo bene in volto. Porta dei guanti scuri e impugna quel maledetto bastone... ma non mi pare che zoppichi.
Toc, toc, toc...
Mi sembra di mezz'età... o forse più giovane. Cammina lentamente e mi guarda. O perlomeno ha lo sguardo rivolto in avanti. Che cosa avrà da guardare, poi? Ora si ferma, si infila una mano in tasca. Che cosa avrà in quella tasca: coltello, pistola? Ne estrae un mezzo sigaro, l'accende. Mi fermo anch'io, fingendo di interessarmi ad un vecchio manifesto affisso al muro. Lo osservo, cercando di non farmi notare. Cautamente mi volto per vedere se qualcuno è entrato nel vicolo dopo di me... nessuno purtroppo!
Toc, toc, toc...
Ha ripreso a camminare, sempre con quel maledetto bastone che percuote ritmicamente il suolo. Sono tra due strette pareti, senza aperture di botteghe o portoni. Non ci sono neanche finestre al pianterreno. Solo qualche piccola apertura, serrata da assi scrostate, con griglia di ferro davanti.
Toc, toc, toc...
Siamo a metà pomeriggio, ma nel vicolo la luce del sole non arriva, sembra faccia già scuro. Dal sigaro che tiene in bocca escono nuvolette di fumo grigio ad intervalli regolari. Appare molto tranquillo. Se solo la smettesse di battere quel bastone sul selciato!
Toc, toc, toc...
Nel portafoglio non ho molti soldi... forse nemmeno cento euro. Sono i documenti, le carte di credito, le tessere, che mi preoccupano. E pensare che volevo fare delle fotocopie... ma non le ho più fatte. Maledetto stupido! Poi c'è il Rolex d'oro, ricordo di papà, e la catenina con la crocetta, regalo di mamma per la Prima Comunione.
Toc, toc, toc...
Cosa faccio? Ormai è a pochi metri di distanza. Mi volto e scappo? E se quello mi raggiunge da dietro e mi assesta una bastonata? Non mi pare una bella invenzione. Meglio affrontarlo, tenendomi pronto. Posso sempre sperare di bloccargli il bastone. Non sono poi messo tanto male... e lui non mi sembra un colosso.
Toc, toc, toc...
Ecco! È molto vicino. Si è tolto di bocca il mozzicone di sigaro, lo ha spento e rimesso in tasca. Ha anche cessato di battere il terreno col bastone. Ci siamo, mi avvicina... ma perché si toglie il cappello? Ha dei lunghi capelli grigi e piuttosto sporchi. Mi sta parlando, ma non capisco bene cosa mi dice: ha un accento straniero. Scrollo la testa in segno di diniego, anche se non ho capito a cosa. Ma quello non se ne va, mi ripete la domanda più lentamente, cercando di scandire bene le parole:
"Scusa signore, mi dici che ore sono?"
"Non lo so, non sono di queste parti!"
Rimane lì fermo: mi guarda con occhi vacui, grattandosi la testa sotto quei suoi capelli untuosi.
Esco rapidamente nella piazza affollata, all'altro capo del vicolo, in salvo.