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Poi diventi un ricordo
Poi diventi un ricordo. Tu che ci credevi ancora.
Alessio non credeva più a niente ed era giunto alla conclusione che in fondo era meglio così.
Guardava le onde del mare mentre stancamente si faceva intorpidire il cervello dal vocio che lo circondava. Avrebbe potuto asserire con certezza che in quel momento fosse invisibile. La gente sembrava non vederlo o ignorarlo, come sempre del resto, e il mondo faceva altrettanto. Prese tra le mani un sassolino frugando nella sabbia e lo lanciò contro la distesa azzurra maledicendola e inveendo mentalmente contro l'aria romantica che si portava dietro quella coppietta che passeggiava mano nella mano nell'acqua. Si guardavano e sorridevano in una sequenza sempre uguale ripetuta all'infinito.
No, Alessio non ci credeva. Non doveva lasciare che quella sensazione crescesse in lui. Perché lei non esisteva.
Si sollevò stancamente dal suolo e si diresse verso la superficie bluastra così chiara. Invitante.
L'acqua lo bagnò trasmettendogli un piccolo brivido lungo la schiena che gli fece tornare in mente il suo volto così chiaro e i suoi lineamenti dolci.
Fissava l'orizzonte in quel confondersi tra mare e cielo con ara assente. Fu allora che gli tornarono in mente i suoi occhi cerulei e gli si appannò la vista. Lei ormai era una canzone che nessuno cantava più.
Che nessuno aveva composto.
Era grazia sputata dal cielo, troppo bella e perfetta per essere vera.
Per questo Alessio sapeva che lei non esisteva e non era mai esistita.
Era stato solo un sogno, solo tutto un sogno e nient'altro.
L'acqua lo bagnava solo fino alle ginocchia. Si gettò bagnandosi completamente. Restò un po' con la testa sott'acqua senza respirare, godendosi quell'illusoria assenza di peso. Guardò il blu che lo sommergeva e sorrise. Ora lei non c'era ed era tutto finito perché lei l'aveva dimenticato ed era felice con un altro.
Lui che ci credeva ancora.
Ma lei era un sogno.
L'unico che ormai gli restava.
Sentì improvvisamente, sollevando la testa dall'acqua per riprendere fiato, una musica lontana provenire dalla spiaggia. Era una canzone dalle sonorità latine. Ci mise un po' per comprenderne le parole, la voce calda e dolce cantava "ama..."
Quella parola lo infastidì tremendamente. Odiava quelle stupide canzoni senza senso. Era solo musica bugiarda e velenosa.
Non appena ti abbandoni alla dolcezza delle sue spire lei tace, la traccia finisce e tu puoi anche farla ricominciare ma non serve a nulla: lei finirà ancora e ancora. Per questo Alessio non credeva più a niente, ormai aveva capito il meccanismo perverso dell'innamoramento. Non si ama mai per sempre.
Camminò . Camminò finché l'acqua non divenne tanto alta da impedirgli di toccare il suolo. Chiuse gli occhi. Tornò a lei. Maledetta. Si lasciò andare verso il fondo. Il silenzio e il blu profondo che lo inghiottivano creavano una pace assoluta. Nessun dolore. Nessuna emozione. Poi non sentì più nulla.
Fu tutto improvviso. Sentì prima una voce che lo chiamava insistentemente. Sentì più mani che lo smuovevano. Infine, quando aprì gli occhi, vide davanti a sè il viso di lei che urlava preoccupato, rigato di lacrime, il suo nome.
Alessio non capì, sorrise e disse: "tu non sei reale. Tu non esisti"
Eppure lei continuava ad abbracciarlo e a ripetere di essere reale.
-no, non mi lascerò ingannare ancora!
- Alessio, io sono reale! Perdonami! Non ti lascerò mai più solo!
Lo abbracciava. Lo stringeva. Piangeva. E sorrideva.
Alessio non credeva più a niente.
Poco distante da lei, vicino al bagnino che l'aveva salvato, confuso tra i curiosi della spiaggia, vide lui, il suo nuovo lui.
-bugiarda- le disse.
Alessio non credeva più a niente e in fondo era meglio così.
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