Un mattino d'estate, dopo che l'ultimo ansimante sbuffare della locomotiva si fu del tutto spento nella soffice nebbia della campagna, mia madre con cui avevo condiviso tutta la mia vita, mi apparve in tutta la sua meravigliosa bellezza. Mi chiese se avessi preparato tutto. Pensai a lungo a tutte le azioni che avevo agito per riporre ogni cosa nel grande baule. Il mio primo giorno di scuola, il parto, la nascita di mio fratello, la morte di mio nonno, ogni cosa in un posto preciso, da potervi accedere con facilità. Lei guardò dove avessi riposto il parto, la mia metà, e sorrise davanti al mio agitarmi nel suo ventre. Il suo viso divenne d'improvviso triste. Mi chiese dove fossero i suoi sogni di madre. Sbottonai lentamente la camicia, erano legati ad un filo d'oro, sul mio petto. Per poter entrare nei suoi sogni anche dopo che dall'esistenza fosse stata liberata.