Come un vampiro scivolo nella notte, incurante del vento pungente che si accanisce sul mio volto.
È finita.
E malgrado il dolore terribile che mi prende a botte come fossi in un incontro di boxe, mi sento anche più leggero.
Non ce la facevo più e nello stesso tempo ne ero assuefatto.
Drogato.
Drogato di quell'amore così intenso e passionale e ispirato, che se capita una sola volta nella vita puoi dirti fortunato.
Lei era... tutto ciò che desideravo, il mio sogno realizzato. Peccato che fosse il momento sbagliato per entrambi.
Quante notti abbiamo trascorso insieme con la paura di incontrare qualche amica di mia moglie o collega di suo marito. E quante volte invece sfrontati e ribelli ci siamo abbracciati in mezzo alla folla, col sole negli occhi e nel cuore, baciandoci come se l'unico nostro scopo al mondo fosse quello. Assaporando ogni istante, giocando con le nostre lingue e le labbra. Dio quanti ricordi.
Mi appoggio al parapetto di questo ponte e cerco di riprendere fiato. Ogni angolo di questa dannata città sembra essere lì apposta per torturarmi. Ecco laggiù per esempio. C'era musica quella notte, un suonatore che sull'altro ponte più turistico anche a quell'ora stava rallegrando i passanti, e le note arrivavano fino a noi, trasportate dal vento. Io ti ho preso la mano e ti ho invitato a ballare, soli, sotto la luce debole di quel lampione: tu mi ha sorriso, quel sorriso che mi faceva finire in paradiso quando era rivolto a me. E così quella manciata di secondi si è trasformata in un ricordo eterno.
Ancora mi sembra di rivederci mentre ci muoviamo seguendo la musica, mentre ci guardiamo ogni centimetro del viso, mentre le nostre labbra si uniscono in un bacio che nella nostra mente non avrà mai fine. Per far si che le parole ti amo riuscissero ad esprimere davvero tutto la mia passione, le mie emozioni e i miei sentimenti per te, avrei dovuto ripetertele all'inifinito.
Alzo gli occhi al cielo e le lacrime rimangono lì, in bilico, per un attimo.
Non ti vedrò mai più.
Non ci sarà nessuna come te amor mio.
Ormai sarò costretto a vivere senza cuore, perchè tu me l'hai rubato. Non so come saranno i giorni che mi aspettano. Dovrò fingere con mia moglie e i miei figli di essere un marito e un padre soddisfatto? Sono un vigliacco lo so, sono un dannato vigliacco. Loro meritano di più.
Dio, ho sempre odiato questa frase. E ora ecco che la dico persino a me stesso. Ma nessuno può capire! Nessuno! Sono una pianta a cui hanno tagliato le radici. Sono una farfalla con un'ala strappata. Sono una foglia su un albero, in attesa del mio momento di cadere e morire.
E si che mille volte ho giurato e spergiurato che non sarei mai diventato schiavo d'amore. E ora guardatemi! Ho perso l'anima, la dignità, il cuore. Tutto.
Ho ripreso a camminare e senza accorgermene sono tornato sotto casa tua. Le finestre al primo piano sono chiuse e buie.
Ma accanto al portone d'entrata c'è una piccola scatola quadrata con un biglietto. Il mio nome, la tua calligrafia. Quando la apro, sento il sangue scorrere più in fretta e questa volta lascio che le lacrime scendano libere, accompagnate dai singhiozzi di un pianto in cui, in nessun altro momento della vita, avrei avuto il coraggio di abbandonarmi.
Le mie mani tremano mentre lo tiro fuori dalla scatola e lo stringo forte: un cuore rosso, morbido e vellutato, con un biglietto appuntato sopra: "ti restituisco ciò che ti appartiene. Non perderlo più, e lascia che ogni battito ti porti sempre più lontano"
Scappo via, corro nella notte, senza pensare, senza parlare, stringendo il cuore nella mano, ascoltando quel battito cui da troppo tempo avevo smesso di prestare attenzione.