Quinto non lo conosceva, soffriva per la perdita di tante vite ma in quel momnto decise che Gaia sarebbe vissuta con amore e per amore. Giulia gli aveva tanto parlato della vita della sua amica e a Quinto sembrava di conoscerla da sempre ma quell'uomo, ormai morto, non doveva più condizionare la vita di quella giovane donna. Erano lui e Giulia le uniche persone vicine a Gaia e decisero concordemente di aiutarla. Giulia alternava il suo lavoro con l'assistenza dell'amica che, ripresasi dallo choc, dovuto alla morte di Joussef, iniziò una lunga terapia. Quinto, dopo aver effettuato analisi di quella parte del seno che era stata asportata, comunicò a Gaia che solo una piccola parte conteneva noduli di natura maligna pertanto la terapia avrebbe dovuto dare risultati positivi. Naturalmente le prospettò una sterilità conseguente la terapia e, data la giovane età, non era una conseguenza accetta a cuor leggero ma Gaia seguì i consigli del medici e della sua amica, anche se le conseguenze di quelle terapie la lasciavano prostrata per molte ore. Gaia si rifiutava di pensare a quella trasmissione, evitava di ricordare le dolcezze di Joussef e concentrò la sua rabbia su quella solitudine che si erano imposti, sull'abbandono da lui voluto e da lei accettato, sulla sua incapacità di amare un uomo libero e si abbandonò alla nostalgia, ai ricordi, alla mancanza di lui. Nelle lunghe ore di solitudine, trascorse in casa, si lasciò andare alla compagnia dell'alcol e del fumo, abitudini che aveva sempre escluso dalla sua vita precedente l'intervento... ma a cosa era servito? Nei momenti in cui sentiva più la mancanza di Joussef si consolava amaramente;all'alba, negli interminabili pomeriggi e la sera. Era quello il peggior momento di solitudine, dolore, rabbia. Più volte Giulia le restò accanto la notte, pregandola di smettere e di riprendere la sua semplice vita ma capiva che solo qualcosa di "grande"avrebbe potuto fermare quella distruzione. L'idea venne a Quinto.