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L'Uomo Nero:racconto di un incubo

Sono il terzo di tre fratelli, dopo di me è nata mia sorella. I miei genitori, a quel punto, hanno smesso di procreare anche perché, raggiunto ormai lo scopo di avere una femmina, occorreva concentrare l'impegno e l'attenzione sull'educazione di noi figli.
Ognuno di noi ha realizzato progetti e seguito la propria strada, facendo scelte diverse. In virtù di tali scelte, lavorative e non, che hanno portato alcuni di noi ad allontanarsi dalla sede originaria, siamo oggi divisi e, geograficamente parlando, "equamente" distribuiti in diversi punti d'Italia, toccando sud centro e nord, senza far torto a nessuna zona, peninsulare e insulare.
Tradizionalmente trascorro con i miei fratelli le feste principali, quelle religiose per intenderci, quando è possibile.
Grazie alle nuove tecnologie non mancano le occasioni per sentirsi vicini e condividere pensieri, sentimenti ed emozioni, come quando da piccoli condividevamo quello spazio enorme che era la nostra casa la quale constava di una sola ed unica stanza al pianterreno, un sotterraneo e un soppalco : la classica abitazione a struttura contadina.
Il primo ricordo di cui conservi memoria, degno di essere descritto spendendo qualche parola in più, è quello che mi vede protagonista, insieme a mio fratello, di un'avventura, non molto piacevole per la verità.
All'epoca in cui i fatti si svolsero, nella stanza in cui vivevo c'era il grande letto matrimoniale dei miei genitori con a fianco, alla sua sinistra, la culla per mia sorella, nata da poco, quella stessa culla da cui, come mi raccontava mia madre, siamo passati tutti e tre prima di lei.
Alla destra del lettone si trovava un comodino con sopra la radio. Continuando sempre sulla destra, ricordo un armadio a quattro ante che nella mia memoria percepivo gigantesco e che sentivo "proibito", interdetto alla voglia di curiosare.
All'altro angolo della stanza c'era il mio lettino: mio per modo di dire, infatti lo spartivo ogni notte con mio fratello. Il lettino era appoggiato al muro da una parte, mentre dall'altra restava libero. Questa disposizione costringeva me e mio fratello ad affrontare e cercare di risolvere ogni sera, prima di andare a letto, un problema: a chi toccasse dormire dalla parte appoggiata al muro a cui entrambi miravamo.
C'erano, per questo, dei disaccordi e, di conseguenza, continui litigi tra me e mio fratello per aggiudicarci il posto migliore, io facendo appello alla più giovane età, lui alla giustizia.
Mia madre, stanca delle solite rimostranze reiterate ogni sera, propose la soluzione finale e in definitiva anche la più equa: l'alternanza della posizione una sera per uno.
Delle due, io preferivo la parte della discordia per un motivo preciso, in quanto mi sentivo protetto da una parte dal muro e dall'altra da mio fratello. Così, pensavo, avrei affrontato più serenamente le notti. Infatti, la decisione presa da mia madre e applicata da mio fratello generava come conseguenza che io a notti alterne (quando cioè non dormivo dalla parte del muro) facessi lo stesso sogno. Negli anni lo definii il " sogno-incubo ".
Appena mi addormentavo appariva davanti a me l'immagine di un uomo alto con il cappello in testa ed un mantello nero che lo avvolgeva e lo copriva per intero. Entrava in casa e con un coltellaccio in mano intimava a tutti di fuggire. La sua immagine era terrorizzante. Scappavamo tutti dalla stanza, compresi i miei genitori.

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0 recensioni:

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20 commenti:

  • Fernando Piazza il 26/10/2011 15:13
    Anche tu facevi brutti sogni? Possono cambiare i tempi, mutare le situazioni e le modalità ma la paura è sempre la stessa e uguale per tutti...
    Grazie del gradito passaggio.
  • Bianca Moretti il 23/07/2011 21:41
    Che paura l'uomo nero... era in agguato per ogni bambino al momento di andare a dormire... Forse era un modo per non volersi congedare dalla luce del giorno, fatto di giochi, scorribande con gli amici e trastulli senza fine. Spesso percepito come un giudice severo e orribile al cospetto del quale dovevamo scoprire se la nostra condotta fosse buona o cattiva e pagarne lo scotto con l'incubo o... i sogni d'oro. Racconto descritto con gran pathos e reso con immagini molto evocative. Piaciuto
  • Fernando Piazza il 05/06/2011 19:04
    Salvatore, ringrazio anche te, mio conterraneo e fine conoscitore di un medesimo retaggio culturale condiviso e vissuto. Anche se non credo che le paure d'infanzia siano prerogativa esclusiva del Sud... la paura è uguale ovunque... Un abbraccio
  • Fernando Piazza il 05/06/2011 19:03
    Giacomo, riaprendo il post mi sono accorto di non averti ringraziato, chissà dove avevo la testa... Per quanto riguarda le tue storie autobiografiche concordo con te nel continuare a postarne: sei bravissimo in quel genere e spero che ne pubblichi qualcuna. Sai che ci sarò...
  • Fernando Piazza il 05/06/2011 18:52
    Grazie Carla, sempre così attenta e carina coi tuoi commenti... Che belli i ricordi d'infanzia, anche se "paurosi" come questo, anzi proprio per questo restano più impressi... A pensarci ora sembra una stupidaggine ma allora... Un abbraccio a te
  • Anonimo il 05/06/2011 17:53
    non sei stato il solo Ferdy... anche io ho avuto le mie paure... forse paure che tutti i bimbi hanno diciamo ataviche... mi hai ricordato tante cose... un simpatico racconto che oggi mi fa sorridere... complimenti sei sempre bravo nel'esporre i fatti un abbraccio
  • Fernando Piazza il 13/05/2011 18:57
    Hai mai pensato che la visione della figura antropomorfa sia stata a causa della botta in testa per via della caduta? Scherzo...
    Bello l'accenno al film "The Doors". Circa la morte del mito propendo per la seconda ipotesi, che lo vuole vivo e vegeto a godersi la sua strana vita in qualche remoto angolo di mondo piuttosto che morto in una vasca da bagno, per arresto cardiaco.
    Grazie del passaggio
  • Bob di Twin Peaks il 13/05/2011 00:29
    Bello! anche in me hai risvegliato un ricordo/incubo a cui non pensavo da un bel po';
    poi c'era anche la lite fra me e mio fratello per il posto, solo che invece che vicino al muro ambivamo al posto vicino alla mamma che fino che non dormivamo stava li con noi; una notte ero caduto dal letto e quindi da sveglio ho visualizzato una figura antropomorfa di luce scura che correva nella stanza, a distanza di anni con un brivido ho rivisto quella figura nel film "the doors" quando Morrison è morto nella vasca e probabilmente il regista voleva figurare l'anima che se ne andava
  • Anonimo il 09/05/2011 19:58
    ma forse è solo svampitaggine! ovvio il mondo è donna, da sempre, nel caso nn l'avessi ancora capito!ciauuuuuuuuuu
  • Fernando Piazza il 09/05/2011 19:26
    Sempre dalla parte giusta, vedo.
    Per il tuo problema della discalculia: leggera, dici??????
    Ciao
  • Anonimo il 09/05/2011 19:11
    ... povera moglie!!!!... soffro di leggere discalculia nn lo sapevi?!... fenoimeno!
  • Fernando Piazza il 09/05/2011 19:00
    Francè, non è difficile fare 'sto conticino: 3+1= 4
    Non esageriamo che pubblico molto... più che altro LEGGO molto
    È che mia moglie mi ha invaso lo spazio. "La culla" è un suo scritto
  • Anonimo il 09/05/2011 16:24
    ora tocca a me dirlo: ma quanti siete in famiglia?!... a parte che, che fai, sparisco io un attimo, e tu pubblichi a gogo?!... hai un modo dis scrivere chiaro pulito, da cantastorie...
  • Fernando Piazza il 07/05/2011 21:57
    Scusa, volevo dire Freud, (non Jensen), ma purtroppo è morto...
  • Fernando Piazza il 07/05/2011 21:37
    Caro Antonino, e chi l'ha detto che non mi interessi il tuo di saggio, piuttosto che quello di Jensen che figurati se si degnerebbe di analizzare il mio scritto!!!
    Semmai volessi confidare i tuoi incubi a qualcuno ti consiglio di rivolgerti all'esperto qui sotto, Michele, che oltretutto ti assisterebbe gratis (suppongo)
  • Fernando Piazza il 07/05/2011 21:23
    Caro Michele, credo che tu a Freud gli faccia un baffo!!!! Ma che, mica mica sei stato in psicanalisi?
    Credo che chiederò un tuo consiglio se mi dovessero capitare altri incubi. Hai visto mai che risparmio pure sulla parcella dello strizzacervelli?
  • Anonimo il 07/05/2011 20:26
    Credo che Freud ci avrebbe fatto un saggio... persino un Jensen qualunque ebbe gloria grazie a lui... ma ora ti devi accontentare di me... e pazienza!
    Anch'io faccio incubi... e se li scrivessi tutti farei fortuna ahahahaha e come te non li racconto a nessuno... anche perché mi prenderebbero per pazzo... ed io ci tengo al mio "nome"... sì all'identità... certo il tuo è un incubo comune... già Beckett, per non dire di Beckford, Niemi, Burgess, Casares e via discorrrendo... avevano narrato di un uomo o di un'ombra occulta che insegue... come vedi la vita è fatta di continue ed inutili ripetizioni... ma narriamo... qualcosa resterà... buona serata, Fernando
  • Michele Rotunno il 07/05/2011 20:03
    Il tuo sogno-incubo era la trasposizione onirica dell'insicurezza dovuta alla precarietà del posto occupato nel letto, ovvero il timore recondito di cadere dal letto.
    Credo tu abbia sbagliato anon confidarti con tuo fratello, pensa un po' se oltre al letto non abbiate condiviso anche lo stesso sogno.
    Racconto ben scritto e piaciuto.
    Ciao Nando
  • Anonimo il 06/05/2011 22:04
    Devo dire che il tuo racconto mi ha riportato indietro negli anni e mi ha fatto rivivere momenti tipicamente dell'infanzia.
    Trovo il sogno inquietante ma molto interessante. Incubi che, in qualche modo, mi hanno accompagnato, forse dovuti alla cultura e all'ambiente del Sud. Sarebbe interessante poterlo approfondire. Un racconto vero, scorrevole e ben scritto.
  • Anonimo il 05/05/2011 20:07
    Belli questi racconti sui ricirdi familiari e sull'infanzia. hai descritto bene il terrore che ti prendeva per quell'incubo... anch'ìio ho scritto della mia infanzia e lo farò ancora perchè c'è una patina di nostalgia in questi brani che mi affascina. Come quando parli della tua casa di campagna, o della culla, o del lettino contro il muro... piaciuto molto. ciaociao

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