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Presa di coscienza

Il palco dove di solito si esibivano i complessini parrocchiali era particolarmente animato.
Non che gli intrattenimenti musicali abituali destassero minore attenzione di quello per il quale ci si stava preparando, ma sembrava esserci nell'aria una particolare atmosfera, un qualcosa di magico che precedeva l'esibizione che di li a poco avremmo ascoltato.
I soliti drappi colorati ciclamino (particolarmente di moda) erano stati sostituiti di recente con altri variopinti e decisamente più allegri. La disposizione rinnovata delle sedie voluta fortemente dal direttore, ma soprattutto il nuovo impianto audio faceva si che l'attenzione del pubblico fosse maggiore ed era questa una sensazione tanto vivida che la trepidazione dell'attesa si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
Questo era il momento adatto... si... dovevo decidermi...
Quale occasione migliore... addirittura il microfono piazzato sul podio era acceso e pronto all'uso... si mi devo far coraggio ed andare... ho deciso... salgo su... devo andare... ora o mai più!!!
Signori!!! Un fischio acuto dell'amplificatore parve destare maggiormente l'attenzione dei presenti.
In questi anni vissuti insieme... fianco a fianco... ora dopo ora... ho raggiunto finalmente la coscienza. Di cosa? mi chiederete voi!... la coscienza della verità che è sotto gli occhi di tutti ma che non tutti riescono a percepire. Per anni abbiamo assistito ai contrasti della vita comune che la nostra società civile ci pone davanti come esempio di credo indiscusso ed incontrastato nella sua palese mollezza. Io sono andato oltre... ho cercato di vedere al di la di quelle che gli altri mi proponevano come opportunità di vita normale e di esempi cardini del vivere civile.
Ma cosa è normale??? Chi può innalzarsi a vate tra di noi, o tra di loro, e dettare quelle che sono le condizioni accettate da tutti imprescindibilmente dal nostro pensiero e dalle nostre convinzioni?
Chi può giudicare e dire ma quest'uomo è pazzo? Cosa va farneticando questo tizio? Ma chi si crede di essere?
Ecco io ci sono riuscito! Io mi sono innalzato! Forse è meglio dire mi sono svegliato dallo stato di coma indotto alla mia coscienza di uomo libero. Il nostro pensiero, la nostra poesia, le nostre convinzioni volano alto. Può la pazzia essere additata come malattia di un vivere diverso e libero dalle oppressioni dettate dalle leggi non scritte dello scorrere di questa vita che ci passa davanti mentre noi abilmente vegetiamo in un limbo che non ci appartiene? No!!! Ribelliamoci a questa ipocrisia, a questi giudizi falsi ed alle falsità dei nostri maestri di vita.
La pazzia può essere la soluzione! La via d'uscita! Il modo di liberarsi da questi legacci e bavagli invisibili ai quali ci hanno costretto per anni. Pazzia è vita!! Pazzia è bello! Pazzia è la strada!
D'improvviso, come una miccia accesa avesse raggiunto il suo ordigno, un boato di consenso e scrosci di applausi sferzarono l'aria. Il pubblico che aveva seguito ammutolito la perfomance diventò di colpo parte integrante della scena e divenne il protagonista indiscusso. Cori improvvisati cominciarono a levarsi dalla platea al grido di Pazzia!!!! Pazzia!! Pazzia!!! L'apoteosi di quel momento ci mise più di qualche minuto per calmarsi e per poter ridare ai partecipanti un contegno consono allo spettacolo musicale della serata.
Uno degli addetti mi venne gentilmente incontro offrendomi la strada per poter scendere dal palco e mi accompagnò in silenzio, rimuginando durante il percorso alle parole pesanti come macigni che ero riuscito ad esprimere.
Gli alberi del viale, silenziosi come sempre, aiutavano le prime ombre della sera a raggiungere il fabbricato. Un'altra notte stava accingendosi a regalare sonno ristoratore ai malati del manicomio centrale di Londra.

 

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4 commenti:

  • Bianca Moretti il 04/08/2011 17:39
    Una vera terapia d'urto... peccato che per chi voglia esprimere lucidamente il proprio pensiero non ci sia spazio sufficientemente ampio e libero in cui accogliere così vasto consenso... si rischia di restare a lungo solamente delle voci... fuori dal coro. Un testo che fa molto riflettere, specie di questi tempi... Bravo!
  • Fernando Piazza il 21/05/2011 15:18
    C'è molto di più dietro questo scritto apparentemente rivolto alle elucubrazioni di un povero pazzo ritenuto tale solo in virtù di una minoranza di genere a cui appartiene. In realtà ci vedo la metafora odierna di chi viene additato come "pazzo" o "diverso" solo in virtù del suo libero pensiero, non allineato al comune senso di ciò che la massa assuefatta e rassegnata è portatrice e perciò da "bollare" e da isolare. La voce di chi afferma se stesso contro tutti fa davvero paura e molti (la maggior parte, direi) preferiscono non provarci neppure... Grazie per la riflessione che mi hai suscitato e bravo per il modo in cui hai reso questa "metafora" dell'alienazione di massa.
  • Giacomo Scimonelli il 20/05/2011 09:53
    scritto bene... complimenti... piaciuto
  • ELISA DURANTE il 19/05/2011 10:01
    Una scrittura avvincente e intensa per un tema del passato (???)...
    Piaciuto!