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5:00 a. m, la stazione è sbronza

Dita lerce, stilografica e il mio bellissimo quadernetto verde in carta riciclata; quanto lo amo il quadernetto verde. L'ho comprato con lei e questo lo rende " Il Signor Quadernetto Verde ", dai modi gentili, semplice senza tante pretese. La stazione rimbomba di schiamazzi isolati. Mi nascondo dietro una grata del baracchino delle bevande calde, non voglio che mi scrocchino le cicche, alle 5 del mattino valgono oro. Nel palazzone di fronte una luce esce da una finestra in alto, tutto il resto buio. È bellissima, sembra provenire da essa l'illuminazione dell'intera stazione, sembra ghermire i treni in movimento. Ho provato a catturare la loro luce sfuocata che si contrappone alla staticità di quella finestra lontana, ma non ho avuto molto successo, il mio telefono ha detto: " cocco non ti pare di esagerare un po' ? So che hai il tagadà in testa in questo momento e ti sembra tutto troppo bello o tutto troppo nostalgico, ma insomma non credo proprio di farcela a immortalare l'essenza. Sono un mezzo con dei limiti precisi in quanto a fotografia, dovresti andare a letto e berti un canarino, non hai una bella cera ". Aveva ragione. Ho apprezzato molto la sua umiltà nel riconoscersi limitato, potessi averla io la capacità di vedere i limiti mi risparmierei un gran numero di scottature. Proprio non riesco a inscocettare i miei orizzonti, fan sempre quello che vogliono, come dei cani disubbidienti che ti sporcano il vestito da cerimonia. Ma torniamo al nocciolo della questione, il Signor Quadernetto Verde e una bianca pagina di carta riciclata da imbrattare. Qualche scossa di assestamento e la stilo si decide a partire, se non che il mio nascondiglio si rivela abbastanza inneficace. Mi vedo costretto a offrire una cicca a un uomo silenzioso che passeggiava per il binario. Dannazione, non me la cavavo male a nascondino una volta. La pagina si presenta così:



Avevo dimenticato come la bellezza e tutto ciò che rende felice un uomo, gli stia a un palmo dal naso, è che forse, la maggior parte delle volte, preferiamo girare il mondo con un bastone, picchiare tutto e tutti e fingerci ciechi. Le uniche certezze sono la morte e il caso, struttura del tutto, giudice della sorte di noi piccoli in un corpo infinito, osservatore imparziale tra felicità e dolore.



Follia alcolica o visione quanto più nitida della realtà?



P. S anzi N. B: bere fa male al quieto vivere.



APPUNTO: si parla perché si ha una gran paura di pensare.



Ecco questo dev'essere il mio treno. Mi aspetta una lunga passeggiata giunto a destinazione. Gran cosa le passeggiate, aiutano a smaltire i pensieri. Le persone dovrebbero farne di più e usare meno la macchina, che oltre ad inquinare l'ambiente, inquina il tempo per pensare.

 

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4 commenti:

  • Fernando Piazza il 24/05/2011 18:24
    Non dirlo a me che di fantasia sono alquanto sfornito. Mi è più facile parlare di me che inventare. È difficile tirar fuori le proprie cose, ci vuole coraggio, ma quando lo fai lo senti tu e lo sentono anche gli altri che sei vero... e questo alla fine premia.
    Continua così. A rileggerti
  • Enrico Cestaro il 24/05/2011 18:08
    Grazie Roberta, mente che vaga è un termine appropriato.
    Analisi certosina Fernando, hai colto in pieno. Sono felice che un racconto di stampo autobiografico come questo, possa portare le sue tematiche ad un pubblico più vasto, così da poterlo commentare e suscitare una vasta riflessione partendo da un'esperienza interiore. Il tuo commento ne è la prova, e questo mi rende molto soddisfatto! Sono dell'idea che l'esperienza autobiografica sia quella che rende meglio, un qualsiasi tipo di riflessione sulla vita, e sulla società che quotidianamente ci ritroviamo ad affrontare. Mai come oggi abbiamo bisogno di sentire la voce della gente, ed imparare ad osservare da punti di vista che non ci appartengono direttamente.
  • Anonimo il 24/05/2011 13:06
    originale e simpatica riflessione di una mente che vaga!!!
  • Fernando Piazza il 24/05/2011 13:02
    Curioso come un semplice oggetto, di alcuna utilità per i più, ma di vitale importanza per chi lo possiede, possa fornire lo spunto per una godibilissima riflessione, in un giorno qualsiasi, raccontata anche con un certo garbo ed ironia... Simpatica l'idea del cellulare con un'anima intelligente... Il finale offre anche un'interessante riflessione sulle tematiche ecologiste, che non guasta! Bravo

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