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La prova
Domenica mattina. Si fa per dire: mi sono svegliato così tardi, che ho quasi voglia di cuocere la pasta nel caffellatte.
Il cielo, non da segnali positivi : da dietro le finestre, vedo corpi nuvolosi che avanzano minacciosi. Anzi, mi accorgo che sta già piovendo.
Una pioggia sottile, ma compatta.
La luce non è quella che ci si aspetterebbe a fine maggio.
Resto in casa, tanto, c' è sempre qualcosa da fare e, dopotutto, tra poche ore mi tocca andare al lavoro.
L' ennesima rappresentazione del balletto "Cenerentola" andrà in scena alle 17. 30.
Per una forma di pietà nei miei confronti, salterò la descrizione straziante del pranzo domenicale, per arrivare subito al punto.
Sono, per natura o per condizionamento, un tipo puntuale, ma raramente mi reco al lavoro, diciamo, con largo anticipo.
Solitamente, arrivo pochi minuti prima dell' inizio dello spettacolo, giusto in tempo per accordare lo strumento e per le preparazioni di rito.
Ore 16. 50 : comincio a pensare di vestirmi e rischiando un' ernia al cervello scelgo i pantaloni.
Sempre gli stessi, perché sono i primi che trovo, avendoli buttati nell' armadio la sera prima e rimasti afflosciati su loro stessi con tanto di cinta abbinata.
Li metto e guardo un buco, nella stoffa grigia, all' altezza della coscia sinistra.
Il forellino risalta, perché lascia intravedere la fodera bianca.
Anche oggi farò finta di niente, mi sono affezionato a quel buchetto.
Sarà la mia voglia di trasgressione, non so.
Calzo le scarpe, tirando su le piccole cerniere laterali, che quasi sempre, intercettando i calzini, si inceppano.
é la volta della casacca, grigia anch' essa, tessuta con un materiale totalmente sintetico e accompagnata da un' etichetta interna che sconsiglia anche di fumare, indossando questo capo.
Ore 17. 00 : sono pronto.
Apro il cancello del giardinetto, dove tengo il mio fido Free 50 e... nooo, la ruota posteriore è bucata!
Completamente sgonfia, proprio a terra!
Intanto, continua a piovere e adesso più intensamente.
Dopo un attimo di panico, decido di andare a piedi: ce la faccio, penso. In venti minuti a passo svelto.
Così risalgo a casa, per indossare un lungo e sottile antipioggia di pura plastica.
E prendo l' ombrello.
Ore 17. 05: sono per strada. Camminando, penso che i tempi sono un po' stretti, ma voglio essere ottimista. Ce la farò.
Ho già attraversato un paio di isolati, quando ad un tratto, passando in rassegna, mentalmente, le cose che normalmente porto con me, ho come una visione : mi appare il badge, con la mia foto sorridente.
L' ho dimenticato, porc...!
Sono costretto a tornare a casa, per evitare la trafila da seguire in questi casi.
Comincio a manifestare segni di irrequietezza.
Ore 17. 10 : sono di nuovo in strada, si, ma ancora sotto casa ; stavolta, sono costretto ad andare più veloce e intanto, inevitabilmente, comincio a pensare, ironicamente, che certo, non ci sarebbe stato nessun gusto, se non mi fosse successo di domenica, mezz' ora prima dello spettacolo e sotto la pioggia battente di un improbabile fine maggio!
A proposito, sarà meglio aprire l' ombrello : se no, che l' ho portato a fare?
é uno di quei modelli tascabili, che una volta aperto... accidenti, su otto braccetti, quattro sono andati. E, tirando, il pomello mi è rimasto in mano porc...!
Ancora mi ricordo, il tipo che me lo ha venduto : si era materializzato per strada in una giornata di pioggia come questa.
Spuntato come un fungo, al momento giusto.
Io l' ho comprato, aperto, usato... solo quella volta, e poi richiuso.
E già mi ha abbandonato, semidistrutto
Non importa, ho il mio antipioggia.
Aumento l' andatura, sempre con l' ombrello in mano, ma di lato, che serve soltanto a disturbare i passanti. Io non me ne accorgo nemmeno, perché ormai, sono concentrato sulla strada e basta. Devo fare in tempo.
Il solito semaforo, naturalmente rosso, mi blocca e trascorrono preziosi secondi.
Al verde, attraverso la strada sempre più trafelato e mi accorgo, che dall' altra parte, una pozzanghera larga mezzo metro mi attende.
Se ne sta lì, tranquilla, a bordo marciapiede ; l'unico passaggio è bloccato da una signora che, con l' aria indifferente e svagata di chi non ha capito che non dovrebbe rimanere, come avvitata alla pavimentazione, sta quasi mangiando il cellulare, discutendo di chissà quale situazione.
Mentre avanzo, provo ad incrociare il suo sguardo, nella speranza di poter passare, ma... niente da fare.
Così provo il salto e... splash, ci finisco dentro, porc...!
Ore 17. 20 : l'ultimo tratto mi separa dalla meta, ma ormai ci sono.
Solo ora, mi rendo conto del calore che sprigiona il mio corpo : l' impermeabile, il passo sostenuto e la tensione accumulata, mi hanno fatto sudare e sono bagnato
come se avessi camminato sotto la pioggia senza protezione!
Ore 17. 24 : sono arrivato, appena in tempo.
Ho ancora il ritmo cardiaco accelerato e devo essere rosso : prendo il badge dalla tasca e timbro l' entrata.
Un collega mi osserva e, sorridendo, mi fa un cenno di saluto.
Ricambio e provo, una specie di conforto.
Lo spettacolo, sta per iniziare e intanto penso, asciugandomi il sudore, che dev' esserci un senso, forse è una prova... o solo il modo, per farmi apprezzare di più il momento, in cui, seduto e asciutto faccio il mio lavoro!
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