"Il Messico è uno stato d'animo". Omar cominciava così ogni suo discorso. Non si chiamava davvero Omar. Quel soprannome gli era stato affibbiato per l'incarnato scuro, il naso aquilino, i baffoni e i capelli nerissimi che lo facevano assomigliare ad un arabo o ad una di quelle marionette di probabile medesima origine che si vedono in quei teatrini itineranti in una certa splendida isola del Mediterraneo. Omar non era mai stato in Messico. Ma era affascinato da quel lontano paese rosso fuoco, da quella terra di pistoleri, chicos col sombrero e saloon dove si serve solo tequila. Omar vedeva troppi film. Omar andava in giro inverno ed estate in jeans e camicia a mezze maniche sbottonata fin quasi sotto l'ombelico: andava in giro e blaterava del Messico e citava poeti che non aveva mai letto e narrava imprese mai compiute ed esortava i ragazzi a scopare e le donne ad essere delle santarelline. Omar era un tipo strano. Ad Omar piaceva la birra, ma alla birra non piaceva Omar, infatti non riusciva mai a raggiungere uno stato di ebrezza che lo soddisfacesse. Ad Omar piaceva la natura, piacevano gli aquiloni, piacevano i fiori, piaceva il mare. Odiava chi lo chiamava "frocetto" per il semplice motivo che amasse i fiori, tuttavia non aveva una grandissima attrattiva per il genere femminile: ciò nonostante, una volta a settimana si recava da Luana Bocca di Tuono, che per la modica cifra di 49, 99 euro (a volte la buona donna gli scontava i 99 cents) gli permetteva di tenersi in allenamento. 49, 99 euro era anche la cifra spesa settimanalmente in birra presso il baretto di Mario lo Sfregiato, così detto per la cicatrice provocatagli da una coltellata in faccia sferratagli dalla moglie Giorgia Terminator. Omar ogni tanto si interrogava sui grandi misteri dell'Universo. Secondo lui il Sole era Dio, e l'intero cosmo si racchiudeva in una biglia tenuta in mano da un gigantesco essere (gigantesco se rapportato a noi ovviamente) che era niente poco di meno che il Padre di Dio Padre. Il parroco, Don Luigi l'Inquisitore, non gli permise mai più di entrare in chiesa. Poi Don Luigi morì, arrivò un giovane sacerdote che di nome faceva Don Ruggero, detto Maria per il suo modo di fare un po' effemminato, e Omar potè tornare in chiesa, anche perchè a Don Ruggero non gliene fregava un cazzo delle stupidaggini che uscivano dalla bocca di un pazzo. Omar diceva che tutti erano pazzi e lui era l'unico sano rimasto sulla faccia della Terra. Omar aveva un cane che si chiamava anche lui Omar, però era soprannominato Sombrero sia per distinguerlo dal padrone sia perchè il suo giaciglio era un enorme sombrero portato ad Omar da un cugino che era stato in Messico. Il cugino di Omar prendeva sempre per il culo Omar. Omar voleva prendere per il culo suo cugino, ma poi non lo faceva mai perchè questo cugino era troppo gentile, andava in Messico, comprava un sombrero, glielo regalava e non lo prendeva mai per il culo. Se Omar leggesse quest'ultima frase comincerebbe a barcollare per il mal di testa, e nemmeno io mi sento molto bene. Omar molti anni fa si innamorò di una bella ragazza, Nina detta la Caravella per un chiaro motivo di sfottò. Ma Nina partì prima che Omar trovasse il coraggio di dichiararsi. Omar si riteneva un gran minchione quando si trattava di donne. Fortunatamente Luana Bocca di Tuono lo allenava costantemente, in vista del ritorno di Nina. Nina si era sposata ed era andata ad abitare in Cambogia, ma Omar ovviamente non lo sapeva, o forse lo sapeva ma voleva lo stesso illudersi che Nina sarebbe un giorno tornata, con i suoi neri capelli di seta, gli occhi blu cielo crepuscolare, la pelle bianco mozzarella da gustare con un filo di olio di oliva, la bocca tenue ed eterea e il collo da dama settecentesca. Omar aveva invece i capelli bianchi da quando era 13enne. Un fatto anomalo, diceva il dottor Creva. È figlio del demonio, gridava Don Luigi. È brutto, mormorava in maniera sommessa Nina. Bevi ancora birra, rumoreggiava Mario lo Sfregiato. Un giorno accese la televisione. Non la guardava da settimane. Trasmettevano un documentario sul Messico. Scoprì che il Messico non era quello dei film, che si, era un bel posto, ma non poteva essere uno stato d'animo. Rimase profondamente deluso. Decise da allora di andare tre volte a settimane nel caldo letto di Luana Bocca di Tuono, e l'incipit di ogni suo discorso divenne: "Il mondo è grottesco". Probabilmente non sapeva di aver ragione.