Stamattina, al mio risveglio, ad attendermi c'era una piacevole sorpresa.
La neve che da ieri e per tutta la notte non ha mai smesso di fioccare ha sommerso le strade, le case, gli alberi e le macchine col suo soffice e candido manto. Un'unica e sconfinata distesa di bianco dipinge un paesaggio quasi fiabesco, immerso in un silenzio gelido e irreale. Un fatto straordinario, a sentire mia madre che non ricorda un evento simile da moltissimi anni.
È uno spettacolo inconsueto quello che si presenta ai miei occhi, raro da vedere in un paesino come il mio, distante dal mare solo una manciata di chilometri e con un clima quasi perennemente mite.
Non è la sottile spruzzata di neve che un timido e debole raggio di sole basta a sciogliere, ma una spessa e abbondante coltre di neve destinata a perdurare per giorni e giorni.
Il mare, che posso vedere dal mio balcone tutte le mattine, oggi non si distingue, pare anch'esso sommerso e sepolto dalla spessa coltre di neve. Passato il primo momento di stupore, la tentazione è quella di scendere a precipizio per le scale e dare sfogo alla mia gioia ingaggiando una guerra a palle di neve con le mie sorelle ma la mamma frena il mio entusiasmo dicendo che prima dovrò coprirmi bene.
Il tempo di tirar fuori gli stivali "da pioggia", il cappotto e il cappello con i copriorecchie (persino i guanti) e sono giù ad affondare i miei piedi in quella immacolata distesa, dove lascio delle impronte profonde e distruttive.
Non sono la sola, con le mie sorelle, a prendere d'assalto quella barriera burrosa e cedevole. In un attimo le strade sono invase da tutti i bambini del vicinato, sotto il vigile e divertito sguardo dei grandi che invano ci raccomandano di non esagerare e che noi ignoriamo ridendo e gridando come pazzi.
Mia sorella, che una ne pensa e cento ne fa, anche in questa occasione non si smentisce e non trascura di dare il tormento agli animali che lei dice tanto di amare.
Si è messa in testa di voler catturare i passerotti, nascondendo delle tagliole sotto la neve, lasciando affiorare solo l'esca per attirare gli ignari uccellini. Io strepito e le urlo di lasciarli in pace ma lei come sempre non mi ascolta e continua imperterrita nel suo piano malvagio.
Il brutto è che ci riesce ma se prima è infastidita, poi è dispiaciuta dal mio continuo lamento e pentita della sua crudeltà, si improvvisa infermiera liberando i feriti e "steccando" le loro fragili zampette per farle guarire più in fretta.
Quelli che pur liberati sono impacciati nei movimenti dalla neve, decidiamo di "adottarli", offrendo ai superstiti un rifugio sicuro nella nostra casa, dopo aver convinto la mamma a lasciarceli tenere.