È un giorno molto triste per me, oggi. Mio nonno, che tante mattine quando ero più piccola era solito farci visita, a me e ai miei fratelli, col suo vecchio motorino, sfidando anche il cattivo tempo e allietandoci col racconto di mille storie, sempre nuove e sorprendenti, ci ha lasciati per sempre.
Mai avrei pensato che, forte e coraggioso com'era, avesse potuto cedere le armi davanti a una malattia tanto "stupida" eppure ostinata, dopo averla scampata per ben due guerre, quelle sì molto più rischiose.
Lui che tante volte scherzava sul fatto di essere più giovane della nonna di ben cinque anni e che per questo sarebbe vissuto molto più di lei!
Pronunciava queste parole con cinico divertimento pregustando la reazione della nonna che con disappunto lo mandava garbatamente a quel paese accompagnando l'imprecazione col gesto scaramantico delle corna, suscitando ogni volta la mia ilarità, spettatrice fortunata e grata.
Questo Natale non lo trascorrerò insieme al nonno come da tradizione: io e i miei cugini, diciotto in tutto, riuniti nella grande casa attorno all'enorme fuoco del camino nel salone, ingaggiati in una lotta accesa ma pacifica per contenderci l'esclusivo posto d'onore accanto a lui che troneggia, imponente e forte come una roccia...
Ripenso alle serate in cui, non molto tempo addietro, il nonno ci raccontava divertenti aneddoti della sua vita passata, gli anni della guerra, gli espedienti escogitati per sfuggire e sopravvivere a quei tempi così difficili, ma senza farci percepire la tragedia che realmente si consumava a danno delle loro fragili vite.
La leggerezza con cui trattava quella materia, al punto da rendere quasi divertente il periodo di cui ci tramandava la memoria, contrastava con la dura versione che di questi stessi fatti la nonna ci dava, rimproverando il nonno di scherzarci su con troppa faciloneria e superficialità, dimenticando i pericoli reali che avevano corso per tutto il tempo, la fame che avevano dovuto patire con dei figli piccolissimi da tirar su e la paura incombente delle bombe che da un momento all'altro avrebbero potuto portarseli via.
Io, allora, capivo che il nonno voleva preservarci dalle brutture della vita, trattenendo solo il buono che da tali esperienze poteva ricavarne, con l'intento di offrircene una visione disincantata, senza spaventarci col ricordo di quello che avevano realmente subito; tanto, era solito ribattere alla nonna, noi non potevamo capirlo visto che non lo avevamo vissuto e allora perchè non risparmiarcelo?
Il nonno volutamente dimenticava quanto invece la nonna si ostinava a sottolineare, con sempre più rinnovato vigore. Di tutti quei racconti, i battibecchi e le scaramucce tra di loro sono oggi la parte più divertente per cui valeva la pena starli ad ascoltare.
Segretamente, noi nipoti parteggiavamo per il nonno, ma alla nonna questo non lo lasciavamo capire, per non perderci neanche una parola e perché, come il nonno, le volevamo un mondo di bene.
Spero che il nonno, dovunque egli sia, vegli su di me con la stessa devozione e lo stesso spirito spensierato con cui mi ha intrattenuta in vita.