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Dove Portano le Strade
Erano le otto di mattina quando Tommaso si svegliò e, dopo essersi rigirato più volte nel letto, decise di alzarsi. Lui non lo sapeva, ma da quel momento partiva un conto alla rovescia: sarebbero state le ultime ventiquattro ore della sua vita.
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Come tutte le mattine fece una colazione veloce, guardando fuori dalla finestra della piccola cucina. Le montagne erano illuminate dal sole. Nessuna nuvola, per ora. La giornata ideale per una gita verso i pendii più elevati.
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Come trascorse la mattina?
Probabilmente non fece nulla di speciale, si preparò e partì per una gita. Lo testimonia lo zaino con alcuni biscotti aperti al suo interno, una bottiglia di acqua minerale bevuta per metà, le scarpe da tennis sull'uscio ancora sporche di terra.
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Si vestì con calma. Scelse abiti particolarmente comodi - se voleva farsi quella benedetta gita erano necessari -. Prese qualche bibita e alcuni biscotti, nel caso non fosse stato di ritorno per pranzo. Non era una persona che mangiava molto.
Uscì e si avviò lungo la via che costeggiava la valle. A breve avrebbe preso un sentiero parallelo alla strada ma che gli avrebbe fatto evitare il traffico. Gli piaceva molto passare di lì: da una parte il suono tranquillo di un ruscello, dall'altra il bosco con i suoi rumori furtivi.
Arrivò in breve ai piedi della parete. C'era parecchia gente che si apprestava a salire. Famiglie, gruppi di ragazzi, scalatori solitari che presto avrebbero deviato dal sentiero principale, alla ricerca di mete ben più impegnative.
Il sentiero partiva in modo quasi banale, con una pendenza quasi nulla, su uno sterrato arso da quel sole mattutino. Arrivati ad un primo rifugio, ci si inerpicava su per un bosco, per circa un'ora, fino ad arrivare ad un altopiano: una sorta di anfiteatro naturale, che si estendeva maestoso per circa un chilometro, fino ad arrivare alle vertiginose pareti della grande montagna.
Oltre quel punto lui non era in grado di salire. Arrivato a destinazione si limitò a guardare in alto, le rocce, i ghiacciai. Ogni tanto il silenzio era interrotto da misteriosi boati, lassù, verso la vetta. Poi si riusciva ad individuare la frana lungo la parete. Massi, visti da lì piccoli, molto probabilmente enormi, che rotolavano rimbalzando e alzando una nuvola di fumo.
Si sdraiò sul prato mentre le prime nuvole si alternavano al sole.
È un fastidio - pensò - quando si sta con gli occhi chiusi, accarezzati solo dalla luce calda del mezzogiorno, e all'improvviso un buio ancor più nero, una nuvola che copre il sole, insieme ad una folata gelida, ti fa aprire gli occhi come un brusco risveglio
Quasi ti domandi dove sei, per poi accorgerti della parete maestosa davanti, sopra di te, che all'ombra si scopre in tutto il suo essere. Piena di creste, pareti verticali, insenature. Irraggiungibile.
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Chi vide Tommaso durante la passeggiata in montagna? Che itinerario seguì? Incontrò qualcuno? Forse qualcuno che conosceva, forse solo una massa anonima di persone. Nessuno lo sa, di sicuro nessuno che lo conosceva si è mai presentato al comando della polizia durante le settimane successive alla vicenda.
Probabilmente si addormentò al sole da qualche parte, visto che il mattino dopo, quando lo trovarono, aveva il segno rosso di una scottatura recente.
Ad avvalorare questa ipotesi un gruppo di escursionisti francesi, che erano sulla grande parete attorno a mezzogiorno: videro una persona con uno zaino verde sdraiata accanto ad una roccia. Forse però non era lui.
Le testimonianze parlavano di una persona con il suo abbigliamento, maglia rossa, zaino verde militare e pantaloni grigi, ma si confondevano sul colore dei capelli.
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Il ritorno, come tutti i ritorni, fu faticoso. Verso le quattro del pomeriggio arrivò al termine del sentiero sterrato e posò i piedi ormai stanchi sull'asfalto della strada. Con nessuna voglia di tornare a casa.
Fu allora che si accorse, nonostante conoscesse bene quei posti, che la strada non si interrompeva con la fine della valle e l'inizio del sentiero ma, dopo una piccola curva, proseguiva nel nulla. Una strada asfaltata che si addentrava nel bosco. Completamente deserta.
Stava all'erta quando camminava lungo itinerari mai percorsi prima, per percepire eventuali rumori dall'ambiente circostante che lo avvisassero di un pericolo imminente. Lì era un cinguettio unico, alternato da canto di grilli e ronzare di insetti. Null'altro.
Camminò alcuni minuti, poi all'improvviso si fermò e rimase in ascolto. Si era fatto silenzio. Silenzio assoluto. Solo il riverbero del sole sull'asfalto. I suoi raggi filtravano ormai freddi attraverso gli alberi. Tra breve sarebbe finito oltre le cime rocciose, e quelli erano i suoi ultimi bagliori.
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La polizia ritrovò un foglio spiegazzato sul cui retro era segnato un itinerario. Un percorso che partiva dalla fine della valle, dopo che la strada terminava, e che saliva lungo la parete della grande montagna, in mezzo ai boschi. Alcune parole apparentemente illeggibili commentavano l'itinerario. Si distinguevano solo le parole "sole" e "salita". A dire la verità alcuni periti sostennero che la calligrafia non era la sua, tanto le parole erano confuse, e che comunque non c'entrava nulla.
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Quella strada, se ne rese conto presto, non portava da nessuna parte. Ad un certo punto all'asfalto si sostituivano delle pietre, che terminavano in un minuscolo ruscello alimentato da una cascatella. Si sedette qualche minuto su una delle pietre più grosse e rimase lì, in contemplazione. E si rese conto di essere solo. Si sentì infinitamente solo, presenza morta e inutile in mezzo a quella natura rigogliosa di vita.
Se solo avesse avuto qualcuno al suo fianco - pensò - con cui condividere quel paesaggio. Non era nulla di speciale quel posto, non c'erano cascate maestose, alberi millenari o pareti a strapiombo. La luce che regnava, il silenzio, lo rendevano però unico. Chiuse gli occhi e immaginò di percorrere quella strada con l'amore della sua vita.
Rimase in quel luogo incantato per minuti interi, forse ore. Quando l'ultimo raggio di sole scomparve dietro la grande montagna si incamminò verso casa. Si fermò in paese a fare un po' di spesa. Comprò di tutto.
Aprì la porta ed entrò in cucina.
- Quella strada - continuava a pensare - dove l'aveva portato, quella strada...- Non ci sarebbe mai più tornato, giurò a se stesso. Non da solo.
Si aprì una bottiglia di vino.
Il crepuscolo avanzava. Tutto fuori si fece prima molto distinto. Il bianco dei ghiacciai si stagliava nettamente dalle nere pareti rocciose. Era quel breve istante in cui la sera lascia spazio alla notte. Le luci delle auto in corsa sulla strada là sotto.
Poi i colori si fecero indistinti. Nel buio, immaginava gli alberi mossi dal vento.
Finché sentì bussare alla porta.
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La ricostruzione delle ultime ore di Tommaso è molto frammentaria. Di sicuro si sa che nel pomeriggio si fermò in centro città a fare spese varie. Nel suo portafogli si trovarono infatti alcuni scontrini che portavano quella data, insieme a parecchio denaro contante. La casa fu trovata un po' in disordine, ma nulla che facesse pensare ad un'aggressione. La porta era socchiusa e le luci accese.
Erano state proprio le luci accese la mattina successiva ad insospettire una vicina. Alle 8 in punto del 10 agosto infatti la signora Adele, notando quel particolare e vedendo la porta semiaperta, entrò nell'appartamento. Non essendoci nessuno in casa si allarmò.
Tommaso venne trovato in un bosco lì vicino poche ore dopo. Alla fine della strada, dove iniziano i sentieri per la grande montagna. Era vestito leggero, piedi scalzi. Telefono e portafogli in tasca.
Furono gli scontrini trovati in tasca a portare alle prime conclusioni. Più che altro la quantità di medicinali acquistata il pomeriggio precedente e mai trovata. Tommaso - si disse - aveva ingerito una quantità di medicinali tale da causare il decesso.
Il caso fu archiviato come suicidio su tutti i giornali locali. La gente mormorava di quell'uomo solo, finché, pochi giorni dopo, un colpo di scena: l'autopsia non aveva trovato tracce di medicine nello stomaco. Il decesso era inspiegabile, e tale rimase.
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Posò la bottiglia di vino e lentamente andò all'ingresso. Aprì la porta con il suo solito sguardo cordiale, accolto da un soffio di vento. Il vento freddo della notte. Sorrise avviandosi verso la strada, come se le luci lontane della sera lo stessero chiamando. E stavolta non era solo.
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Strane leggende nacquero sul bosco ai piedi della grande montagna dove era stato trovato il corpo senza vita di Tommaso. Alcuni giurarono che strane luci si aggiravano tra gli alberi, la notte. Le solite chiacchiere della gente di paese.
Anche oggi, ogni volta che in paese si accenna a questa vecchia vicenda, la storia dell'inspiegabile morte di Tommaso, molti dicono di averlo rivisto parecchie volte, nei boschi.
Nelle notti d'estate, specialmente quando si alza il vento, alcuni vecchi indicano un punto imprecisato tra gli alberi su, lungo i pendii della grande montagna. Ma appena lo riconoscono, con i suoi capelli bianchi, il suo bastone, camminare avanti e indietro alla luce di una lanterna, come se stesse cercando qualcosa, ecco, lui scompare.
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1 recensioni:
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- Un bel racconto. Mentre lo leggevo mi è venuta in mente questa breve considerazione: anche i racconti ci portano su nuovi percorsi poco battuti. Non tutti sapranno vedere la fine del sentiero.
Mi è piaciuto.
Grazie
- Grazie per la recensione: il racconto è una metafora della fine... un evento così naturale, quasi banale eppure sempre così misterioso. Per quanto riguarda la strada, beh, esiste davvero: la storia è ambientata a Macugnaga, paesino di montagna ai piedi della maestosa parete est del monte Rosa e, ai piedi della seggiovia che porta verso i rifugi sulla parete, c'è una strada asfaltata, che si avvia solitaria in mezzo ai boschi... la stessa del racconto!
- Beh, racconto che si legge in un baleno, senza sbavature, affascinante, anche se ci si attende una spiegazione finale che invece viene a mancare, e forse è affascinante proprio per questo. Apprezzato.
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