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La veste leggera

Maddalena si guardò attorno, cercava il palazzo bianco vicino al fiume.
Si sedette sul muretto di pietra e da quella collinetta guardò l'orizzonte accarezzandolo ripetutamente con gli occhi.
Sulla destra il verde dei boschi formava un cerchio, simile ad un gigantesco smeraldo circondato dall'oro della terra, in quel punto coltivata a grano.
Lo smeraldo splendeva per opera dell'astro che, generoso dall'alto lo inondava di spruzzi di luce.
Quelle diverse varietà di verde, di teneri gialli e di cangianti marroni contribuirono con la loro simpatica armonia a rasserenare l'animo cupo di Maddalena ed a toglierle parte dell'ansia che da giorni l'angosciava.
Alla sua sinistra si intravedeva il paese con le strade e le case, ed il suo sguardo rimase piacevolmente impigliato tra le costruzioni di quel piccolo, grazioso centro, a lei tanto familiare.
Riconobbe la casa di Carla, la sua più cara amica di giochi. Notò la chiesa, la piazza del paese e il cimitero con il viale di alti cipressi.
Il suo sguardo si allungò arrivando fino al fiume e il cuore allora le aumentò la frequenza; in breve l'immagine dell'austero palazzo bianco le si impresse nella retina, rimanendovi, come se l'immagine fosse scivolata dal lobo occipitale dove albergava da tempo, agli occhi.
Si sentiva agitata e stanca come se quel tragitto l'avesse percorso con le sue gambe e non solo con lo sguardo.
Sostò ancora sul muretto cercando di non pensare, poi, quando non udì più il rumore del cuore, s'incamminò per la strada che conosceva a menadito e che l'avrebbe in poco tempo condotta a casa.
Il sentiero si presentava sterrato, costellato da buche e pieno di polvere.
Le sue scarpette nere diventarono in breve tempo bianche e la polvere le penetrò anche nei piedi attraverso le calze di seta.
Arrivata alla fontana di pietra pensò di rassettarsi un po': si lavò le mani con l'acqua fresca e ne usò l'incavo come bicchiere per dissetarsi e per togliere un poco di quella terra che le era entrata anche in bocca, scendendole sino in gola.
Dopo, con un gesto antico, cercò la panchina di legno alla sinistra della fontana che sembrava fosse lì proprio ad attendere lei.
Vi si sedette sopra esausta, come faceva quando bambina tornava da scuola, stanca per il lungo percorso.
Dalla fontana alla sua casa rimaneva ancora una metà del tragitto. Anche questa volta il suo era un ritorno, ma non da scuola: adesso c'era una variabile che riguardava il tempo e lo spazio.
Ma, in quel momento, forse per la stanchezza, tempo e spazio evaporarono e lei si ritrovò nella sua casa di bambina...
Era appena uscita dalla sua cameretta e si accingeva ad andare in cucina per la colazione. Per scendere al piano inferiore, dove si trovava la grande cucina, doveva attraversare l'ampio corridoio su cui si affacciavano le porte bianche delle camere da letto.

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4 commenti:

  • Menichetti Serenella il 28/07/2011 08:07
    Grazie, Antonia@-Rino@-Carla@, grazie per la vostra cortese attenzione.
  • Anonimo il 27/07/2011 21:53
    brutta realtà... da te ben descritta in questo racconto... bisognerebbe parlare di più ai nostri figli e cercare di salvagurdarli da questi mostri malati... ma pur sempre mostri... o i brivisi...
  • Anonimo il 23/07/2011 21:05
    profondo, ben scritto, scorrevole e... bello... bello,,, beava, complimenti
  • Antonia Iemma il 21/07/2011 13:00
    un bellissimo tragico romanzo

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