Le ho chiesto di sposarmi, avrei voluto farlo per la meraviglia di essere per sempre, la meraviglia dell'inganno.
"Ma riesci a immaginarlo?" dissi, quasi assente naufrago in un mare dove milioni di pesci erano i miei pensieri.
"Mi vestirò di bianco." Mi rispose con gli occhi lucidi di lacrime discrete e vere.
Decidemmo la data e fu come ossigeno al fuoco nell'immutabile bruciare del tempo.
Autunno, nel colore dei viali di foglie cadute, ad accompagnarmi mia sorella al mio fianco, incontro alla mia promessa.
I suoi passi non spostano una foglia, leggera, in armonia mi tiene la mano, la sento fresca, sicura, è come un bacio
li dove fa più male li dove solo lei sa salvare.
Il ricordo è di visi noti e cosmeticiabiti di mezza stagione ed io fermo in piedi, la sensazione delle mani ingombranti e sempre fuori posto, una smorfia che è il sorriso di nervi matti.
Ancora nessuno, io ancora in un mare di pensieri d'acqua.
Così passa un'ora che non ha ossigeno, che non respira finché ancora mia sorella, la mano fresca e perfetta come rami di seta viva protesi verso il sole mi riporta al movimento del corpo e dell'aria sul viso. Un finale senza alcun inizio.