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Ritratto di Ragazzo
Sono brevi momenti di lucidità quelli che provi a volte, giorni incredibili in cui tutto ciò che vedi, tutto ciò che senti trova una collocazione, un suo posto preciso nel mosaico della vita...
Il pensiero fila, dritto e preciso arriva al punto.
La mente, chiara, limpida, segue il procedere del ragionamento senza intoppi, da un passaggio all'altro, costruendo un discorso che chiarifica, che riesce a mostrare anche agli altri al di fuori di te il cammino che ha percorso, il sentiero che ancora sta seguendo, precisando il prossimo passo da fare.
In uno di questi magici ed entusiasmanti momenti, se presti attenzione, il mondo è nelle tue mani, puoi accorgerti di tutto, di qualsiasi cosa, di qualsiasi sensazione o emozione che ti passa accanto...
In uno di questi momenti, dicevo, l'esistenza di qualcuno si è incrociata con la mia, lasciando un'impronta, sfiorando la mia anima, regalandomi un pezzetto di sé...
E quasi ladra fulminea ho sottratto questo attimo di vita per portarlo con me:
Viaggiavo in metropolitana, uno di quei luoghi - nonluoghi in cui puoi apparire chi vuoi, poco importa, nessuno poserà su di te più che uno sguardo distratto prima di riprendere i propri pensieri e dimenticarsi che ci sei.
Persa e affascinata negli angoli reconditi del ragionamento leggevo assorta la pagina di un romanzo lasciando le parole del libro scivolare lentamente in me, assaporando i nuovi percorsi che l'immaginazione apriva davanti a me...
Ho alzato lo sguardo un attimo solo, giusto per controllare la fermata, ed un ragazzo, avrà avuto forse 18 o 19 anni, attira la mia attenzione e mi si siede accanto.
Dal suo viso si sprigiona una profonda dignità. Porta con sè gli strumenti di un lavoro fatto di polvere, di mani imbiancate e di vestiti sporcati, un lavoro però amato e vissuto con orgoglio. Mi colpiscono i suoi abiti comunque puliti, il suo aspetto ordinato e l'incredibile limpidezza dello sguardo proiettato alle occupazioni del pomeriggio.
D'un tratto però, qualcosa nel suo atteggiamento cambia, seguo la direzione dello sguardo per capire cosa ha attirato la sua attenzione portandosi via un pezzetto di serenità dal suo volto.
Alla fermata due suonatori ambulanti sono entrati nella nostra carrozza, uno porta il violino, l'altro strimpella la chitarra, fanno il loro giro quotidiano per necessità forse, ma più felici spesso dell'uomo in giacca e cravatta seduto di fronte a loro.
Il ragazzo però rimane sconcertato da quello che vede, li guarda, abbassa la testa, la rialza per riguardarli, ed è vergogna quella che si dipinge sul suo viso.
Avverto il tremito della sua anima smarrita, stupefatta, scossa da qualcosa che non vorrebbe vedere, che addirittura sembra quasi voler cancellare, e si fa piccolo piccolo, le spalle si abbassano, gli occhi puntano al pavimento e le mani si stropicciano sconsolate in grembo.
Guardo i due musicisti e guardo lui seduto al mio fianco, guardo il colore della sua pelle e mi chiedo se la vergogna che prova è dovuta all'aver riconosciuto uno dei due o all'aver vissuto la stessa esperienza, lo stesso passato di vagabondaggio ed essersene allontanato.
Ma poi, il chitarrista passa tra la gente tendendo poco convinto un bicchiere di cartone rosso e rovinato, sono solo pochi secondi prima che passi oltre i nostri sedili eppure mi basta. Una sensazione si fa strada limpida e precisa, intuizione fulminante di un attimo di consapevolezza...
Non è un passato scomodo da dimenticare o un sentirsi superiore o lontano da un mondo percepito ormai come estraneo. La sua non è altro che la vergogna del giusto che sa di non poter aiutare chi, come lui in passato, si trova in un momento di difficoltà. Lo smarrimento e l'impotenza di un animo nobile costretto a fare i conti con i propri limiti...
La metropolitana rallenta, si aprono le porte e il ragazzo si avvia incerto verso la scala d'uscita, lo seguo ancora un attimo con lo sguardo rincorrendo l'ultimo guizzo di quel frammento di vita che, spettatrice furtiva e silenziosa, gli ho sottratto.
Abbasso la testa, riprendo la mia lettura, mi perdo di nuovo dietro allo svolazzare leggiadro dei miei pensieri dimentica dei suonatori, del ragazzo e di un bagliore di esistenza che è divenuto ormai parte di me...
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